Vi ricordate la reazione di James Marsden quando vede Sonic per la prima volta? Si mette a urlare per l’orrore straniante davanti ai suoi occhi. Ecco, è quello che succede quasi sempre quando ci troviamo davanti a un film tratto da un videogioco. Nel primo trailer di Sonic – Il film, però, c’era un aggravante: il design del mitico riccio blu era terribile. Roba che ti viene a trovare di notte nei tuoi incubi peggiori. Per fortuna la produzione si rese conto dell’epic fail sfiorato, e così aggiustò il tiro rifacendo il character design di Sonic. Dopo qualche mese di rifinitura finalmente l’icona supersonica della SEGA era bella da vedere. E non era merito di chissà quale intuizione: avevano semplicemente conservato le storiche fattezze di Sonic. Le stesse che lo hanno reso una delle icone videoludiche più amate e riconoscibili degli ultimi 30 anni. Tanto da sedersi al tavolo dei grandi a giocare a braccio di ferro con Super Mario e Crash Bandicoot. Super Mario Bros, proprio lui, un altro incubo che torna a bussare alla nostra porta.
Ricordate il film del 1993? No? Meglio per voi. Rispolveriamo Super Mario Bros perché quel film di quasi trent’anni fa ci serve come esempio perfetto di film tratto da un videogioco che non capisce il videogioco e finisce col tradirlo. Altri esempi? Dal calderone dei fallimenti ripeschiamo solo Assassin’s Creed. Un franchise videoludico dal successo planetario basato sul fascino della storia. E il film del 2016 che fa? Ambienta solo 15 minuti nel passato annacquando il resto della storia in modo anonimo e inconsistente.
Poi nel 2020 finalmente arriva Sonic – Il film e con una semplicità disarmante ricorda a tutti come rendere giustizia al videogioco senza dimenticarsi come si fa del buon cinema. Come ci è riuscito? Cerchiamo di capirlo insieme, parlandovi di tre segreti che hanno permesso ai film di Sonic di spezzare la maledizione dei film tratti dai videogiochi.
1. Senza vergogna
A ben pensarci il cambio di design del film di Sonic è abbastanza emblematico, perché rivela sia parte del problema che la sua soluzione. Il primo terribile aspetto del riccio blu inquietava perché era una via di mezzo tra un personaggio fantastico e una creatura vagamente verosimile. Occhi più piccoli, fisico più slanciato. L’idea era quella di ricreare una specie di adolescente (quale Sonic effettivamente è) che convive nel nostro mondo. Un’idea che era figlia di un modo sbagliato di concepire le trasposizioni dal videogioco al grande schermo: puntare al realismo, stravolgere e adeguare l’immaginario ludico a quello cinematografico. Come se il videogioco non fosse già alla sua altezza.
Ecco, il problema di molte trasposizioni nasce forse da una specie di inutile complesso di superiorità, col cinema che a volte cerca di nobilitare storie e personaggi che sono già nobili da soli. Se nel gioco ci divertiamo con l’avventura, perché rinunciare all’avventura? Se nel gioco ci colpiscono colori sgargianti e suoni fracassoni, perché mai non usarli anche al cinema? Questo Sonic lo ha capito benissimo e ha vinto la sua scommessa puntando tutto sugli elementi iconici della saga videoludica. Lo ha fatto a partire dal design cartoonesco di Sonic, espressivo e impeccabile proprio perché identico a quello visto sulle console SEGA. Lo stesso vale per scene action girate come si deve, in cui le peripezie dei personaggi ti danno davvero la sensazione di avere un pad tra le mani. Senza dimenticare una programmazione perfetta della saga: con il primo film che vale come antipasto, tutto dedicato alla solitudine di Sonic nel mondo umano e Sonic 2 che alza l’asticella, introducendo Tales e Knucles e iniziando a esplorare la mitologia della saga. Insomma i film di Sonic hanno capito Sonic semplicemente rispettando Sonic. La formula segreta era sotto in naso.
2. Veloce e trasversale
Se i due film di Sonic stanno entusiasmando il pubblico e convincendo anche la critica il motivo è anche un altro. SEGA e Paramount si sono guardate attorno e hanno capito come conquistare più pubblico possibile, sfornando due film molto trasversali nel tono. I film di Sonic sono puro intrattenimento non solo per tutta la famiglia ma per tutti tutti. Sei un adolescente che non conosce Sonic? È probabile che i film ti divertano e incuriosiscano con la loro storia semplice ma appassionante. Sei un bambino? Allora ti scompiscerai di risate con la pucciosità dei personaggi e con la comicità slapstick. Sei un nerd nostalgico? Adorerai tutte le citazioni a quei videogiochi ormai vecchi quanto te con cui sei cresciuto. E non è mica un citazionismo fine a se stesso, perché è perfettamente calato nel contesto della storia. A tutto questo bisogna aggiungere un vecchio trucchetto che funziona sempre.
Una tattica insegnata 30 anni fa, quando Sonic aveva appena 2 anni, da quel geniaccio di Quentin Tarantino. Vi ricordate quando ne Le iene i personaggi parlano di Madonna e del vero significato di Like a Virgin? Oppure avete presente quando in Donnie Darko i ragazzi parlano dei Puffi? Per non parlare di Deadpool e della quarta parete distrutta a suon di ammiccamenti e citazioni nerd? Ecco, creare dei personaggi che parlano di cultura pop avvicinano subito il pubblico ai protagonisti. Perché vivono lo stesso mondo, masticano le stesse cose e diventano subito complici. Questo Sonic lo ha capito benissimo, e infatti i film sono seminati di citazioni al colosso popolare dei nostri tempi: i cinecomics. E così ecco Sonic che prende in giro Knuckles scambiandolo per The Winter Soldier. Ecco spuntare i fumetti di Flash di cui Sonic è avido lettore oppure qualche frecciatina dalle parti della Justice League. Il riccio vive nel nostro stesso mondo, impregnato del nostro stesso nerdismo. Il gioco è fatto: volergli bene è facilissimo.
3. Anni Novanta vibes
Il terzo paragrafo di questo articolo potrebbe avere solo un nome e un cognome: Jim Carrey. Vero mattatore istrionico come solo lui sa essere anche nei film di Sonic, dove interpreta un Dottor Robòtnik sempre più fuori di testa. Anche in questo caso utilizziamo Jim Carrey come ambasciatore di un certo modo di fare cinema. Perché rivedere uno dei più grandi talenti di Hollywood alle prese con un nuovo carnevale umano ci ha catapultato subito negli anni Novanta. Quel decennio dominato dalle sua maschere gommose e i suoi dentoni scintillanti. Ace Ventura, The Mask, Bugiardo Bugiardo: tutti film cult in cui l’espressività grottesca di Carrey ha dominato la commedia. La scelta di Carrey come vera mascotte (scusa, Sonic) del franchise SEGA è una dichiarazione di intenti lampante: i film di Sonic vogliono riportarci per davvero negli anni Novanta. Non un decennio a caso, ma un decennio in cui il riccio blu è nato e si è imposto nel panorama videoludico. Anche perché, finita la moda degli anni Ottanta, è giunta l’ora di cambiare anni per cui provare nostalgia.
I due film di Sonic profumano di anni Novanta da tutti i pori: nella semplicità dei dialoghi, nell’amore per l’avventura e nello stile così vicino a quell’animazione che tra Toy Story, Jumanji e Small Soldiers negli anni Novanta ci hanno insegnato a giocare con la realtà. Erano film in cui l’ordinario e lo straordinario si sposavano a meraviglia, convivendo in modo credibile e incredibile. Sonic fa lo stesso, recuperando quello spirito perduto fatto di semplicità, buon cuore e tanta ingenuità. Quasi antidoti per il mondo incattivito e complesso in cui viviamo. Forse un altro segreto confessabile del successo dei film di Sonic.