Il film Green Book con Viggo Mortensen e Mahershala Ali è ispirato ad una storia vera. Il lungometraggio di Peter Farrelly, incentrato sul viaggio dei protagonisti Don Shirley e Tony Vallelonga, un musicista nero e il suo autista, nel 2019 si è aggiudicato tre premi Oscar, compreso quello per il miglior film.
The Green Book è ambientato nel 1962 e i suoi protagonisti sono Tony “Lip” Vallelonga e “Dr” Donald Shirley. La storia è raccontata soprattutto dal punto di vista di Vallelonga, basandosi sulle testimonianze e sulle registrazioni delle conversazioni dei due conservate su cassetta da Nick Vallelonga, figlio dell’autista, e co-sceneggiatore del film. La storia comincia quando Tony Vallelonga, italo-americano del Bronx, già impiegato come buttafuori al nightclub Copacabana di New York, inizia a lavorare come autista di Don Shirley, noto pianista afroamericano, per accompagnarlo in tournée negli stati del Sud.
Tony è abituato a esprimersi senza freni, usando termini che oggi definiamo scorretti. Il pregiudizio iniziale si trasforma in un’amicizia che cresce giorno dopo giorno e nel corso delle settimane i due diventano l’uno la spalla dell’altro. Quando Vallelonga torna a casa, racconterà a suo figlio Nick le discriminazioni subite da Donald Shirley a cui, ad esempio, viene impedito di cenare nel ristorante in cui deve suonare e di utilizzarne i servizi. Questa scena è raccontata nel film anche se è ambientata in una località diversa da quella in cui è realmente avvenuta per esigenze cinematografiche. Durante il viaggio nel profondo sud razzista degli USA, Shirley è esposto a violenze, e alla fine Tony gli fa da autista ma diventa anche la sua guardia del corpo.
Green Book non è stato accolto bene dai parenti di Don Shirley, scomparso per attacco cardiaco nel 2013 all’età di 86 anni, tre mesi dopo la morte dell’82enne Tony Lip. Secondo i familiari del pianista, il film racconta “una valanga di bugie” e tra i due c’era solo un semplice rapporto impiegato/datore di lavoro. Queste dichiarazioni sono in contraddizione con l’audio pubblicato da Deadline. Si tratta di registrazioni di Don, conservate da Nick Vallelonga, in cui il pianista dice: “Mi fidavo lui. Vedi, Tony non era solo il mio autista, non abbiamo mai avuto un rapporto datore di lavoratore-dipendente. Non hai tempo per queste sciocchezze. La mia vita era nelle sue mani, mi capisci? In situazioni così ci vuole un rapporto amichevole. Gli ho insegnato l’inglese”.
A tal proposito, Nick Vallelonga ha dichiarato: “La famiglia di Dan si è risentita perché non li ho contattati quando ho scritto il film ma per essere onesti, è stato lo stesso Don Shirley a dirmi di non parlare con nessuno. Lui voleva che soltanto alcune parti della sua vita fossero raccontate. Per me non contattarli è stato difficile, ma è ciò che dovevo fare per non tradire la promessa fatta a Don”.
La più grande differenza tra il film e la vita reale, a detta di Nick Vallelonga, è nel viaggio dei due, che nella realtà durò all’incirca un anno e mezzo, mentre nel film è stato abbreviato a due mesi.