Che fine ha fatto Elio? È stato rapito o se ne è solo andato? C’è un’ironia beffarda in queste domande. Perché il nuovo film Pixar parla di un bambino di 11 anni che sparisce nel nulla, ma la verità è che il film stesso sembrava ormai disperso e destinato all’oblio. Come una piccola odissea nello spazio. Un’opera dalla lavorazione travagliata, prevista per il 2024 e poi spostata di oltre un anno, con tanto di cambio alla regia e voci di corridoio su probabili stravolgimenti di tono e scrittura causati da test screening disastrosi.

Elio assomigliava sempre di più alla creatura di Frankenstein. E no, non era colpa di quella benda sull’occhio di un bimbo. Sembrava un film in cui nemmeno la Disney-Pixar credeva davvero. Anzi, peggio: sembrava un film che la Disney-Pixar stava nascondendo, considerando la spinta timida di un marketing che si è mosso tardi, poco e male. Perché, fidatevi, Elio non è la strampalata creatura spaziale che appare nei trailer e suoi poster. Adesso vi spieghiamo bene perché.

Elio
Genere: Avventura, drammatico
Durata: 99 minuti
Uscita: 18 maggio 2025 (Cinema)
Regia: Domee Shi
Cast: Yonas Kribeab, Zoe Saldana

Telefono casa

Una scena di Elio
Elio in una scena del film – © Disney/Pixar

La premessa è la più classica di sempre. La domanda sembra la solita: “Siamo davvero soli nell’universo?”. Il vero dilemma, però, è un altro: “Quanto ci si può sentire soli anche sulla Terra?”. Se lo chiede Elio, un orfano di 11 anni, che sul nostro pianeta proprio non riesce a essere felice. Un bambino fuori posto che rivolge le sue speranze verso il cielo: lui vuole essere rapito dagli alieni perché sa che altrove c’è qualcosa di più. Magari persino un luogo che potrà chiamare casa. Il suo strambo desiderio si avvera e così ecco partire un’avventura spaziale sull’amicizia e sulla tolleranza totalmente fuori tempo per la nostra epoca. In che senso? Elio è un film molto dolce, ingenuo, stracolmo di sincera meraviglia ed empatia nei confronti degli altri.

Tutte cose parecchio fuori moda di questi tempi. Dopo un film pieno di emozioni “a buon mercato” come Inside Out 2, perfettamente sintonizzato con la società frenetica dell’ansia e della performance, Elio va totalmente controtendenza con una storia dolce e delicata. Un racconto che invita lo spettatore a recuperare il fanciullino dentro di lui come se fossimo dentro uno dei film più teneri di Hayao Miyazaki (pensiamo a Il mio vicino Totoro e a Ponyo sulla scogliera). Nell’era dell’hype in fiamme e dei contenuti urlati, Elio abbassa il volume, ci prende per mano, indica il cielo ci mostra quanto è bello fermarsi a riflettere davanti alle stelle.

La via semplice

Un frame di Elio
Un frame di Elio – © Disney/Pixar

La Pixar ci ha abituato alle domande scomode. A guardare anche il lato oscuro della Luna. Come quando ci ha mostrato il bello della tristezza o sussurrato che a volte la passione può diventare ossessione (Soul). E qui torna a farlo in modo diretto, parlando di solitudine senza troppe metafore. Questa volta non c’è la solita “stratificazione Pixar”, capace di lavorare su più piani – uno più diretto e uno più inconscio che serpeggia sottotraccia. Elio non è un film sofisticato, perché preferisce la via immediata della semplicità. Succede anche nel reparto artistico, che purtroppo non brilla per originalità e ingegno nelle trovate estetiche. Il design dei pianeti lontani e degli alieni è molto (troppo?) canonico e non riesce sempre ad avere un grande colpo d’occhio.

La meraviglia arriva grazie ai silenzi, all’espressività dei personaggi animati con amore e ai sentimenti che vengono a galla con una spontaneità quasi da cinema muto. A condire l’approccio “vintage” ci si mette anche bel 3D con tanto di occhialini. Quello sì, davvero fuori tempo massimo. Tutte cose che forse bolleranno Elio come “film Pixar minore” (e forse lo è). E proprio come un altro “Pixar minore” (Il viaggio di Arlo) resta un film pieno di purezza e semplicità. Insomma, un film che non dovrebbe esistere nel 2025. Ma lui non lo sa. E per fortuna esiste lo stesso.

La recensione in breve

8.0 Tenero

Nonostante un marketing timido e incapace di valorizzarlo, Elio ci regala un'avventura spaziale dolce e stracolma di tenerezza. Un film che affronta il tema della solitudine con il solito tatto della Pixar, ma senza ruffianeria. Perché in un mondo che urla, Elio resta un silenzioso e pacato inno alla semplicità.

Pro
  1. L'espressività dei personaggi
  2. Il tatto con cui tocca il tema della solitudine
  3. Alcune sequenze rievocano il potere del cinema muto
Contro
  1. Il character design non è proprio ispiratissimo
  • Voto ScreenWorld 8.0
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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.