“Le donne sono solitamente presentate come delicate, romantiche e sexy”, ha osservato Taylor Hackford; “Bene. Questo film invece ci mostra tre donne antipatiche, difficili, spinose e nevrotiche, e il perché lo siano diventate”.

Con Dolores Claiborne, Stephen King ha plasmato un personaggio femminile libero dall’opinione altrui. Ha creato una donna dall’aspetto brusco, ma animata da un profondo senso di amore, determinazione e giustizia. Dolores agisce con intensità e si evolve nel corso della sua storia, ambientata nel 1963. King ha scelto questa data anche perché quell’anno si verificò un’eclissi solare totale che attraversò l’Alaska, il Canada centrale e orientale, e il Maine. L’evento attirò grande attenzione mediatica e un articolo sull’eclissi apparve mesi dopo nel numero di novembre 1963 del National Geographic (Espanek). Si può immaginare un giovane Stephen King leggere quell’articolo e restarne affascinato.

Per coincidenza, il 1963 fu anche l’anno in cui il femminismo riemerse dopo una lunga fase di stallo. Fu l’anno in cui alle giovani donne ribelli cresciute in “un mondo di uomini” venne offerta la possibilità di “diventare esse stesse gli uomini che volevano sposare” (Gloria Steinem). La mistica della femminilità di Betty Friedan uscì proprio in quell’anno, così come l’Equal Pay Act e il Rapporto sulla Commissione presidenziale sulla condizione femminile, presieduta da Eleanor Roosevelt fino alla sua morte, avvenuta nel 1962.

Un flusso di coscienza claustrofobico

Una scena di Dolores Claiborne – © Columbia Pictures

Il romanzo di King prende la forma della dichiarazione della protagonista alla polizia dopo la morte di Vera, raccontando la storia del suo rapporto con costei e come ciò si colleghi alla morte del marito. È un flusso di coscienza intenso e claustrofobico. Lo sceneggiatore Tony Gilroy sceglie di portare la storia fuori dalla stanza dei colloqui e in una tragedia domestica: la maggior parte dell’azione si svolge attorno alla relazione tesa tra Dolores e sua figlia Selena. I flashback, a parte un momento cruciale per Selena, sono tutti dal punto di vista di Dolores e si concentrano sulla sua relazione con il marito violento e le donne intorno a lei – donne che esistono in un mondo di uomini che cercano di dividerle e di tenerle tranquille.

Che si tratti di Selena e dell’editore con cui ha recentemente rotto per aver affidato una storia pensata per lei a un’altra scrittrice, o della determinazione di Mackey nel voler vedere Dolores mandata in prigione per un crimine che non ha commesso, gli uomini sono quasi universalmente terribili. La relazione tra Vera e Dolores, e la facilità con cui tutti/e credono che Dolores abbia ucciso la donna di cui si prendeva cura, è emblematica del modo in cui la società patriarcale ignora le donne anziane finché non fanno qualcosa di apparentemente atroce. Ma queste stesse donne trovano la forza nelle relazioni con le altre donne che le circondano, e sono proprio tali relazioni femminili a rappresentare il cuore del film.

Madre, figlia e datrice

Una scena di Dolores Claiborne – © Columbia Pictures

Dolores Claiborne offre tre ruoli femminili di grande impatto – madre (Kathy Bates), figlia (Jennifer Jason Leigh) e l’esigente e aristocratica datrice di lavoro della madre (Judy Parfitt) – in un’epoca in cui tale materiale scarseggiava gravemente. A prima vista, il romanzo del 1992 è il logico successore di Misery non deve morire (1987), che valse a Bates un Oscar come migliore attrice, e di Il gioco di Gerald (1992). Nel film si fa ampio riferimento al sessismo e al classismo. La protagonista Dolores è ostacolata socialmente in vari modi. La trama, come accennato, ruota attorno a lei: una vedova laboriosa di una piccola città marittima del Maine, recentemente accusata dell’omicidio di Vera, la ricca donna per cui lavora.

Sia l’ambientazione, sia i tratti dei personaggi contribuiscono al tentativo di superare le restrizioni di genere e di classe. Dopo la morte di Vera, il film si sposta a New York, dove la figlia di Dolores, Selena, lavora come giornalista. Tuttavia, l’ambientazione cambia drasticamente quando accompagniamo una Selena urbanizzata nella sua remota cittadina del New England; il suo ritorno è motivato dalle accuse mosse contro la madre. Una volta tornata a casa, Selena deve affrontare non solo la realtà della situazione attuale, ma anche quella del passato che si è lasciata alle spalle.

Una storia familiare difficile

Una scena di Dolores Claiborne – © Columbia Pictures

Attraverso il dialogo tra Dolores e Selena apprendiamo della difficile infanzia di Selena e del perché sia fuggita dalla vita di provincia. Ulteriori vuoti nella storia familiare vengono colmati attraverso flashback, girati con una tonalità leggermente più solare (la maggior parte del film è invece caratterizzata da una minacciosa tonalità bluastra che le conferisce un’atmosfera inquietante). Il dialogo tra madre e figlia è quasi un interrogatorio, con Selena – giornalista emergente a caccia di una storia succosa – che cerca risposte. Scopriamo come sia riuscita a fuggire dalla vita rurale per inseguire il suo sogno accademico.

In una scena, Dolores rivela di aver risparmiato ogni centesimo guadagnato lavorando nella tenuta di Vera affinché Selena potesse permettersi l’università. Menziona anche una borsa di studio ricevuta da Selena per frequentare il Vassar College; Selena lo interpreta come un tentativo di manipolazione emotiva. Questo passaggio mostra le difficoltà delle famiglie a basso reddito nel garantire un’istruzione superiore ai figli, specialmente alle figlie, evidenziando al contempo gli ostacoli che le donne incontrano nel progredire professionalmente.

I pochi bei ricordi che ho vorrei conservarli

Una scena di Dolores Claiborne – © Columbia Pictures

Il pubblico scopre la verità sul padre di Selena attraverso i flashback dal punto di vista di Dolores. La sua condizione di vedova si collega al tema del sessismo, così come il lungo periodo vissuto da casalinga frustrata e abusata. Emergono ricordi di abusi domestici, verbali e fisici, da parte del marito alcolizzato. Inizialmente potremmo sperare che sia stato un buon padre, quando Selena dice: “I pochi bei ricordi che ho di [mio padre] vorrei conservarli”. Ma solo dopo diverse scene apprendiamo degli abusi subiti da Dolores e del fatto che li abbia nascosti alla figlia.

Durante una lite, il marito insulta l’aspetto fisico della moglie, definendola brutta e grassa, e ne sminuisce le capacità in cucina. Il sessismo emerge anche nella relazione tra Jack e Vera, la ricca coppia per cui lavora Dolores. Sebbene posseggano ricchezze materiali, manca loro l’intimità: Jack visita la casa estiva una sola volta all’anno, ignorando completamente la compagna per dedicarsi al golf. È un’ulteriore espressione di sottomissione femminile.

A cosa può aggrapparsi una donna?

Dolores Claiborne scene
Una scena di Dolores Claiborne – © Columbia Pictures

Il classismo si manifesta soprattutto attraverso il lavoro di Dolores come domestica di Vera. Un’occupazione faticosa e umiliante che però rappresenta per lei un mezzo per garantire un futuro migliore alla figlia. La sua condizione sociale e il suo ruolo le impediscono di esprimere liberamente ciò che pensa o di sfidare le imposizioni patriarcali. Questa repressione di emozioni e frustrazioni si concretizza infine nella sua fatale ritorsione contro il marito e la datrice di lavoro.

In una scena, mentre sono in macchina, Dolores dice a Selena: “A volte essere una stronza è tutto ciò a cui una donna può aggrapparsi”. Poiché Dolores non è né bella né ricca, si rifugia nel suo carattere scontroso come forma di identità. Lo stesso vale per Vera Donovan: sebbene dotata di ricchezza e status, anche lei esercita la propria individualità attraverso una durezza che appare come una forma di potere. I vari ostacoli affrontati da Dolores, Selena e Vera intrecciano classismo e sessismo in una trama che li denuncia con forza.

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Ilaria Franciotti ha conseguito la laurea triennale in DAMS, la laurea magistrale in Cinema, televisione, produzione multimediale e il master in Studi e politiche di genere all’Università degli Studi Roma Tre. Si occupa di narratologia e drammaturgia del film, gender studies, horror studies, cinema e serie TV delle donne. Insegna analisi e storia del cinema e teoria e pratica della sceneggiatura. Ha collaborato con Segnocinema, è redattrice di Leggendaria e collaboratrice di The Post Internazionale, e ha scritto per diverse riviste di cinema (tra cui Marla e Nocturno). È autrice di Maleficent’s Journey (Il Glifo, Roma 2016), A Brave Journey. Il viaggio dell’Eroina nella narrazione cinematografica (Ledizioni, Milano 2021), ed è curatrice e coautrice di La voce liberata. Nove ritratti di femminilità negata (Chipiùneart, Roma 2021). Dal 2023 è curatrice del podcast Ilaria in Wonderland, interamente dedicato al cinema horror.