Benedict Cumberbatch ha spiegato quanto sia stato difficile per lui dare la giusta dignità e il giusto spessore al personaggio di Doctor Strange all’interno di film corali Marvel come quelli con protagonisti gli Avengers; l’attore inglese, in un’intervista al magazine The Talks, ha dettagliato le difficoltà legate al restituire l’essenza di un personaggio, avendo a disposizione uno screen time molto limitato: “Rendere significativo il tuo ruolo in un film come Endgame o Infinity War è davvero difficile, e io ho fatto di tutto per riuscirci, ma film come quelli scorrono al ritmo di un battito di ciglia, succedono tantissime cose, con tantissimi personaggi in scena, ed è veramente dura riuscire a inquadrare le emozioni che il tuo personaggio ha dentro di sè e deve comunicare al pubblico, e soprattutto è dura farlo in cinque minuti di tempo…. in quei cinque minuti nei quali il tuo personaggio è sullo schermo.”

Cumberbatch, all’interno del Marvel Cinematic Universe, veste i panni del dottor Stephen Strange, arrogante chirurgo che in seguito a un incidente d’auto perde l’uso delle mani e decide di ritrovare se stesso tramite l’utilizzo delle arti magiche. Il personaggio, oltre a essere protagonista di due film dedicati, Doctor Strange (2016) e Doctor Strange e il multiverso della follia (2022), ha partecipato in un ruolo secondario ad Avengers: Infinity War (2018) e Avengers: Endgame (2019), oltre a collezionare un cameo in Thor: Ragnarok (2017), e un ruolo da co-protagonista in Spiderman: No Way Home (2021).

Ed è proprio nel corso dei film collettivi che è necessario trovare la marcia in più necessaria a far sì che il proprio personaggio non si confonda con gli altri. Cumberbatch al riguardo, sembra avere le idee abbastanza chiare. “Prima di tutto, è una questione di precisione. In questo caso specifico (i film collettivi Marvel, ndr) non stiamo parlando di uno sviluppo esagerato del personaggio in quanto tale; si tratta di rendere giustizia alla storia che si sta raccontando, e allo stesso tempo rispettare l’integrità di un personaggio fra i più amati del Marvel Cinematic Universe”.

Un modo efficace per raggiungere questo scopo, secondo Cumberbatch, è porsi con umiltà di fronte ai colleghi: “Io imparo qualcosa di nuovo ogni volta che vado sul set, o almeno mi piace pensare sia così; imparo osservando gli altri; ad esempio, guardare Robert lavorare è stato fantastico, è stato fantastico guardare lui e tutti quelli che come lui conoscevano a menadito il proprio personaggio.”

Cumberbatch aveva già riferito in passato dell’ estrema soggezione provata nel recitare di fronte a due mostri sacri di Hollywood come Michelle Pfeiffer e Michael Douglas: i tre, infatti, hanno condiviso la scena del funerale in Avengers: Endgame; “Sono andato da Michelle Pfeiffer e Michael Douglas e ho detto loro semplicemente: “Salve, buongiorno, come va?”, ma dentro di me pensavo: “Cosa cazzo sta succedendo? Come ho fatto ad arrivare fino a qui?” Davvero, è stato tutto veramente assurdo, pura magia.”

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Nato nel 1985 a nord di Milano, in seguito all'ottenimento della maturità classica, consegue nel 2008 una prima Laurea Triennale in Storia e critica del cinema, presso la facoltà di Lettere Moderne dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi sul cinema civile italiano; nel 2010 ottiene invece la laurea magistrale in Linguistica Generale, presso lo stesso ateneo, con una tesi sulle presupposizioni linguistiche. Da dicembre 2022 collabora con Screenworld.it in qualità di newser.