Si alzino i forconi dello sdegno social, Greta Gerwig e Margot Robbie non sono state candidate all’Oscar per il film-fenomeno Barbie! Allora è proprio vero che l’Academy è allergica al cinema al femminile e a quello commerciale, anche quando salva i botteghini di tutto il mondo! Assurdo, perché non premiare con delle candidature simboliche il maggior successo cinematografico di sempre realizzato da una cineasta donna? L’Academy deve proprio essere patriarcale fino al midollo!
Queste sono solo alcune delle opinioni e delle esternazioni “di pancia” dei social all’indomani dalla scioccante esclusione dell’attrice principale e della regista del film più profittevole del 2023. Un vero e proprio fenomeno socio-culturale, quello rappresentato da Barbie, che gli Oscar hanno ridimensionato a partire dai volti femminili del suo successo globale. Ma siamo del tutto sicuri che la membership che ha stabilito le candidature in ogni categoria abbia voluto ferire Barbie per le estremistiche ragioni sopraelencate? Mettendo da parte sterili polemiche e manicheismi di ogni sorta, cerchiamo di capire in quattro semplici punti alcune delle ipotesi più accreditabili per la parziale débacle del film di Greta Gerwig alle nomination agli Oscar 2024.
Hanno dato Barbie troppo per scontato?
Un’ipotesi accreditabile è quella secondo la quale alcuni dei rami votanti dell’Academy abbiano dato fin troppo per scontata la presenza massiccia del film di Greta Gerwig nelle categorie artistiche, lasciando quindi volontariamente spazio ad altri cineasti, titoli e performance all’interno delle rispettive cinquine. Questo non significa necessariamente che Barbie non sia piaciuto all’organizzazione di “addetti ai lavori” di Hollywood che ogni anno assegna le statuette, ma semplicemente che hanno preferito spingere altri attori, registi o lungometraggi in questa prima fase di nomination. Prendiamo ad esempio la “branch” degli attori dell’Academy, di gran lunga quella costituita allo stato attuale del maggior numero di membri votanti.
Nonostante le corrispettive candidature ricevute ai Golden Globes, ai Critics’ Choice Awards, ai SAG e ai Bafta (dove tra l’altro Barbie è stato snobbato nelle categorie del miglior film e della miglior regia), la protagonista Margot Robbie non è presente nella cinquina degli Oscar 2024, “scalzata”da interpreti quali Emma Stone, Lily Gladstone, Sandra Huller, Annette Bening e Carey Mulligan. Troppo pregiudizio nei confronti della bambola interpretata dall’attrice australiana perché performance “leggera”, oppure c’è dietro dell’altro oltre questa esclusione? La sensazione è che forse il ramo attori dell’Academy abbia scelto altre interpreti femminili conscio che Barbie avrebbe già ottenuto sulla carta un cospicuo numero di menzioni. Una possibile leggerezza di giudizio che ha portato a conti fatti all’esclusione di Margot Robbie che tanto sta facendo discutere. Anche perché, nelle due categorie di supporto, Ryan Gosling e (un po’ più a sorpresa) America Ferrera ci sono!
I registi nell’Academy sono sempre stati un po’ snob
Che forse, è stata un po’ la forma mentis anche del ramo registi dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. O forse no. Perché a bruciare maggiormente all’indomani della rivelazione delle candidature ai 96° Oscar, è stata la totale assenza della regista Greta Gerwig nella cinquina dei suoi esimi colleghi dietro la macchina da presa. Cosa può essere entrato in gioco nella scelta dei cineasti votanti dell’Academy, pregiudizio nei confronti di un lungometraggio forse visto più come un successo commerciale, o sottovalutazione delle chance della regista/sceneggiatrice/attrice statunitense? Non lo sapremo mai con sicurezza, sta di fatto che lo slot tutto al femminile nella cinquina dei migliori registi 2024 è stato conquistato dalla francese Justine Triet, l’ottava donna a ricevere questa candidatura specifica nella storia degli Oscar.
E allore forse, al netto di filosofismi e sterili (seppur alla radice legittime) polemiche sul sessismo e il patriarcalismo di ritorno di alcune frange dell’AMPAS americana, c’è da sottolineare però che negli ultimi decenni la branch dei registi votanti è sempre stata piuttosto elitaria nelle sue candidature, preferendo il grande titolo d’autore e il campione della critica cinematografica dell’anno al pur ben confezionato (ed altrettanto meritevole) successo commerciale. Uno specchio di elitarismo che si riflette sempre di più nella maggiore inclusività etnico-geografica dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, in ogni suo ramo.
L’Academy è sempre più internazionale
Sì, perché i risultati di questa spinta verso le pari opportunità di rappresentazione di etnie, minoranze e genere sessuale sono sotto gli occhi di tutti nei cineasti non di lingua inglese candidati anche soltanto nelle più recenti edizioni: vi ricordiamo che è stata la branch dei registi dell’Academy che ha candidato autori come Bong Joon-ho, Ryusuke Hamaguchi, Thomas Vinterberg, Pawel Pawlikowski, e la stessa Justine Triet, prima dei loro trionfi internazionali. Perché è sempre bene ricordare a chi ci legge che la regolamentazione per partecipare alle candidature degli Oscar, in ogni categoria essa sia, è di riservare il proprio voto alla branch a cui si appartiene, in pcohe parole.
Vale a dire che i registi votano per stabilire la cinquina corrispettiva, il ramo degli attori dell’Academy si occupa di votare le quattro categorie in Lead e in Supporting, e via dicendo; tutti i rami dell’AMPAS però, sono obbligati a votare per i dieci lungometraggi che costituiscono la categoria del Miglior Film, dove in fin dei conti Barbie c’è e lotta per un posto privilegiato tra titani quali Oppenheimer, Killers of the Flower Moon, The Holdovers, Povere Creature e lo stesso Anatomia di una caduta di Justine Triet. Questo per sottolineare, nonostante tutto, che al netto di preferenze matematiche di titoli ed interpretazioni rispetto ad altre, il film-fenomeno sulla celebre bambola della Mattel alcune nomination chiave le ha ottenute, ed in alcune di queste sono proprio presenti Margot Robbie e Greta Gerwig.
Gerwig e Robbie sono comunque candidate
Sì perché la regista e co-sceneggiatrice del rivoluzionario evento cinematografico del 2023 ha tuttavia ottenuto una candidatura personale, ovvero quella nella categoria della miglior sceneggiatura non originale, condivisa assieme al partner nella vita e nell’arte Noah Baumbach; la Gerwig se la dovrà vedere con altri script adattati di grande caratura come ad esempio quelli di Oppenheimer, American Fiction e Povere Creature, e la vittoria non è affatto facile in quella cinquina chiave. Stesso discorso per l’attrice australiana volto indiscusso del successo popolare di Barbie, Margot Robbie.
L’interprete titolare è difatti stata candidata per Barbie, ma nella categoria prestigiosissima del miglior film ed in veste di produttrice assieme ai suoi colleghi David Heyman, Tom Ackerley e Robbie Brenner; una vittoria insperata per l’Oscar più importante di tutti, quello al Best Picture, che sembra ormai statisticamente abbastanza fuori portata per Barbie (le sopracitate esclusioni in regia ed attrice non sono migliori foriere di buone notizie, così come le assenze in film e regia ai più recenti Bafta), anche se le attuali polemiche social sugli snub di Robbie e Gerwig (addirittura Ryan Gosling si è detto ufficialmente deluso dalle scelte radicali dell’Academy) potrebbero di certo alimentare un sentimento generale di rivalsa nei confronti del popolarissimo film Che ad un po’ di settimane dall’assegnazione degli Oscar e nel bel mezzo delle votazioni finali, qualche statuetta assegnata a sorpresa potrebbe pure ottenerla.
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