Se l’omelia del decano Lawrence ci ammonisce sull’imprescindibilità del dubbio per il nutrimento della fede, Conclave di quel dubbio ne fa materia curiosa, stilisticamente appagante. Ricettacolo di generi cinematografici dal gusto esoterico, suggestivo, tutt’altro che spirituale. Eppure un Papa è appena morto, il trono è vacante e il collegio cardinalizio è chiamato a votare secondo il volere di Dio – speculando sulla sua facoltà di essere negoziato, corrotto o piegato ai più diplomatici compromessi.
Omonima trasposizione del romanzo di Robert Harris, Conclave serpeggia tra le smagliature di una liturgia intrinsecamente cinematografica, cadenzando i giorni che anticipano e ospitano la nomina del nuovo pontefice su un crinale a metà tra thriller politico e giallo investigativo. Speziato dalle irregolarità di una virulenta corsa al potere, il film di Edward Berger si prepara alla prossima stagione di premi sicuro di poter contare su virtuose interpretazioni e una pregevole fattura estetica.
Appassionante coinvolgimento e raffinato estro compositivo concorrono in Conclave allo smascheramento di un piccolo gruppo di individui mortalmente umani, fallibili e meschini quando posti claustrofobicamente a contatto con le proprie ambizioni. Una matassa secolare di intrighi, segreti e macchinazioni messa in moto dal cinema per diventare sofisticato ordigno narrativo, detonato dalla fascinazione e disinnescato da un’idealista ma provocatoria morale. Un pericolosissimo mix esplosivo che Conclave riesce a maneggiare.
Genere: Thriller
Durata: 120 minuti
Uscita: 19 Dicembre 2024 (Cinema)
Cast: Ralph Fiennes, Isabella Rossellini, Stanley Tucci
Peccatori di un guerrigliero conclave
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Segregato in una Cappella Sistina che prende vita nelle schermaglie tra i cardinali, Conclave si avvia affannato alle spalle del decano Lawrence (Ralph Fiennes), eminenza preposta al controllo del corretto traghettamento al nuovo papato. I suoi occhi parlano chiaro, si schiudono stanchi e commossi sul letto di morte del pontefice uscente. Ma non è la commozione a scandirgli il passo, con un conclave alle porte e una crisi di fede ad attanagliargli lo spirito.
I suoi movimenti composti rimestano guardinghi i corridoi del Vaticano, chiamando a raccolta uno scrutinio elettorale con l’onere di salvare la Chiesa dall’orlo della crisi. I candidati papabili fermentano tra posizioni antagoniste, riformiste o conservatrici, discutendo smodatamente sui temi dell’inclusività contemporanea.
In un tale clima di incendiaria trazione, in ballo tra innovazione e snaturamento, il microcosmo cardinalizio è impenetrato in uno spazio dissociato dall’esterno di cui percepiamo soltanto gli echi, ovattati dietro gli oscurati vetri di ambienti ingrigiti, inveleniti, accigliati da saturissimi abiti talari. Rosso, blu, bianco e porpora si riversano nei tableau della pittorica fotografia di Stéphane Fontaine, diradandosi tra campi lunghi e primissimi piani, stacchi precipitosi e trafelati tallonamenti, inquadrature fisse e tensive contemplazioni.
In questa verbosa eruzione di umori, Lawrence prova a tenere le fila di un protocollo che si trasforma in guerriglia – sibilando ricatti, calunnie, strategie e infangamenti che sembrano contaminare tutti e risparmiare nessuno, dal reazionario cardinal Tedesco (Sergio Castellitto) al progressista porporato Bellini (Stanley Tucci). L’arrivo del cardinale Benitez (Carlos Diehz), nominato in pectore dal precedente Papa, e l’agitarsi di radioattive correnti di misteri avviliscono il protagonista e animano i sospetti, premonendo un disastroso scandalo che potrebbe distruggere definitivamente la Chiesa. Che fare, quindi? Parlare, occultare o mediare tra strategiche tentazioni?
Ammaliante preghiera d’intrattenimento
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Certo, il film di Berger non ha la sfrontatezza della penna di Sorrentino (né aspira ad averla), ma anche questo Conclave sembra annunciare l’intrattenimento di un papato pop, grottesco e fiammante di peccati. Capitali, tentacolari, innervati nei temperamenti e nelle coscienze di uomini chiamati a impersonare vicariamente il volere di Dio. Anime smarrite nella propria viscerale umanità, viziosa e antinomica alla fede, al divino, a qualsiasi chimera di santità.
Scrutate dallo sguardo sagace di una suora silenziosa (un’Isabella Rossellini già in corsa al Golden Globe) e armeggiate dall’agire esausto di un decano disilluso, le aspirazioni dei cardinali predicano grette una morbosa vanità. La proiezione ambigua di un minuto ecosistema, metafora di un’umanità setaciabbile in ogni suo vizio, acredine e subdola prevaricazione.
Quella di Conclave è un’animalesca chiamata al potere intinta nelle atmosfere del thriller. Scandita dal ticchettio ansimante di un tesissimo spionaggio, una detective story scevra di assassini ma alla vana ricerca di un candidato degno della nomina di Papa. Che cosa significhi degno è proprio il dilemma del film: binariamente intervallato di buoni e cattivi, più o meno buoni e più o meno cattivi, Conclave contrabbanda tra i candidati i suoi saldissimi assiomi morali, aspirando a un papato di inevitabili compromissioni.
Sentore di Oscar?
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Capitanati da un Ralph Fiennes composto e misurato, le interpretazioni dei protagonisti garantiscono a Conclave una compattissima organicità psicologica che certifica l’intricata complessità dell’animo umano e affina il graffio di un film dalla forte identità internazionale. Conclave coagula di strati e di colpi di scena il suo elegante coinvolgimento, spalleggiato da una sceneggiatura (firmata da Peter Straughan) meticolosamente arredata di contrasti comportamentali e ossimorici confronti di ideali.
Così, una volta ispezionata, l’anatomia del film si scopre orpellata di un modo di fare cinema snodato e funzionale, incastonato tra efficacia, sobrietà e persuasiva seduzione dello spettatore. Croce e delizia dell’opera di Berger, che sul finale presta il fianco a un evitabile spiegone e poi arieggia sorprendente verso l’ultima ed enfatica rivelazione, incoraggiando una provocatoria ma simbolica nuova via.
Funzionale, certo, come uno di quei compiti ben fatti e nient’affatto miracolosi. D’altronde, non è più tempo di spiritualità.
Conclusioni
Il Conclave di Edward Berger è un tripudio di sospetti, ricatti e meschinità raccontate al ritmo tensivo di un thriller fantapolitico dalle sfumature gialle e avvincenti. Sontuosa scelta del cast e pregevole fattura estetica per un film che colleziona candidature e si accinge spedito alla prossima edizione degli Oscar.
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Voto ScreenWorld