“O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare un numero“. La immaginiamo così la frase iconica di un James Bond diretto da Christopher Nolan. Stiamo delirando? Forse no, perché questo scenario non è poi così improbabile. Secondo vari rumor emersi in rete nelle ultime ore, i prossimi due film di 007 potrebbero essere girati proprio da Nolan, dando vita a una nuova mini-saga al servizio di sua maestà.
Il favorito per indossare lo smoking della spia britannica più iconica sempre? Aaron Taylor-Johnson, che con Nolan ha già lavorato in Tenet. Tutte indiscrezioni da prendere con le pinze, ovviamente, ma che danno vita a scenari interessanti. Anche perché Nolan è sempre stato un fan sfegatato del personaggio e non lo ho mai nascosto. Qualche mese fa, infatti, il regista inglese ha confessato: “L’influenza che quei film hanno sulla mia filmografia è evidente in modo imbarazzante. Amo quei film. Per me sarebbe un fantastico privilegio poter girarne uno“. Ora, però, arriviamo alla domanda più succosa: come sarebbe un James Bond girato da Nolan? Proviamo a immaginarlo insieme.
Un passo complicato
Difficile. Per prima cosa sarebbe un film difficile, semplicemente perché è stato già girato tre volte. A cosa ci riferiamo? Prima di tutto a Inception e Tenet, che sono quanto di più vicino a un James Bond immaginato dalla mente cervellotica di Nolan. Due film che giocano con il tempo e con lo spazio in cui Nolan ha riversato tutta la sua passione bondiana. Gli elementi della saga ci sono tutti: due storie di spionaggio, i protagonisti in abiti eleganti, la passione per i gadget iper-tecnologici e un team alle spalle dell’eroe che lo aiuta nella missione. Insomma, Nolan ha dato già dato libero sfogo al suo amore per il genere. E poi c’è il terzo film che ha fatto esattamente il percorso opposto. Ovvero un film di 007 di chiara impronta nolaniana.
Stiamo parlando di Skyfall in cui Sam Mendes ha sempre ammesso di essersi ispirato al Batman di Nolan. Un punto di riferimento lampante, visto che Skyfall e la saga del Cavaliere Oscuro hanno una marea di punti di contatto. L’eroe esplorato sotto la maschera e lo smoking, alla ricerca delle sue debolezze fisiche e psicologiche, un nemico mellifluo, subdolo e caotico che cerca di mettersi sullo stesso piano del paladino e crea panico collettivo in città e quel senso di rinascita dalle proprie ceneri che ha permesso anche al Bond di Craig di imparare a rimettersi in piedi. Insomma, un Bond di Nolan dovrebbe sicuramente allontanarsi da questi tre pesanti precedenti. E siamo certi che il buon Christopher avrebbe l’asso nella manica per farlo.
Un grande compromesso
Un Bond diretto da Nolan sarebbe un grande compromesso. Questo perché sappiamo che i produttori di Bond, Barbara Broccoli e Michal G. Wilson sono molto protettivi nei confronti del franchise. Ogni decisione fondamentale passa da loro e un regista come Nolan non sarebbe molto a suo agio senza la giusta libertà creativa. E non è un caso che, immaginandosi alla regia di Bond, il regista abbia detto: “A progetti del genere si lavora con un certo genere di costrizioni. A me piacerebbe farlo con la giusta attitudine. Non vorrei mai prendere un film senza essere interamente coinvolto a livello creativo. Quindi come sceneggiatore, casting, tutto, deve essere il pacchetto completo”. Dichiarazioni emblematiche con cui Nolan sembra già imporre le sue condizioni.
E attenzione a quella frase sul casting, perché storicamente la decisione sull’attore che dovrebbe vestire i panni di Bond è sempre stata appannaggio dei produttori senza interventi dei registi. Nolan, che pretende voce in capitolo, romperebbe una tradizione storica. Quindi un Bond nolaniano sarebbe frutto di un complesso lavoro diplomatico in cui il regista dovrebbe sicuramente rispettare il canone del personaggio, ma alle sue condizioni e con la propria sensibilità di grande autore. E in questo caso un precedente rassicurante c’è. Perché la saga di Batman è davvero il perfetto compromesso tra rispetto di una proprietà intellettuale altrui e il libero sfogo di un regista che mette in scena quello che gli interessa di più.
Introspettivo e attuale
A Nolan piace giocare col tempo, ma col tempo Bond ha giocato abbastanza. Basti pensare a No Time To Die che fin dal titolo ha reso il tempo il nemico invisibile del Bond di Daniel Craig. Un tempo che sembra aver sconfitto un Bond ormai troppo vecchio per il ruolo, ma che col finale controverso dell’ultimo film della saga sembra dire il contrario: morendo James Bond è diventato mito, leggenda, racconto da tramandare. Bond è diventato immortale, insomma. Sconfiggendo il tempo.
E allora Nolan dovrebbe provare a fare cose nuove, sicuramente legando il personaggio al mondo di oggi, proprio come ha fatto con Batman negli anni in cui il terrorismo era uno spauracchio collettivo. Potrebbe essere un Bond disperso nel mondo digitale, che riflette sulla difficoltà di combattere un male sempre più fluido e astratto. E sicuramente sarebbe un Bond introspettivo, non certo invincibile, ma alle prese con i suoi limiti umani e professionali. Una cosa è certa: dopo due film definitivi come No Time To Die e Oppenheimer, sia Bond che Nolan avrebbero bisogno di uno scossone, di cambiare aria e rimettersi in discussione. Magari una mano di poker allo stesso tavolo sarebbe davvero una bella idea.
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