A corollario del tripudio di consensi ricevuti da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, Le Otto Montagne si è rivelato un esperimento riuscito sotto numerosi punti di vista, elevandosi oltre ogni aspettativa tra Cannes e i circuiti di settore. In questo senso, il lavoro d’equipe compiuto dai belgi e dalla produzione italiana, unito all’impegno profuso dal cast, ha permesso di dar vita a un adattamento sensibile in grado di fornire ulteriori punti di vista e prospettive rispetto all’opera originale. Da un premio strega a un premio della giuria, Le Otto Montagne supera il tempo e le distanze (geografiche, ma anche interpersonali) per farsi portatore di un dialogo universale sui legami, l’ambizione e l’assenza.
Ragionando per sottrazione sull’onda del disincanto, le scelte stilistiche intraprese dalla coppia belga hanno sorpreso per intensità e meraviglia, lasciando oltre alla bellezza negli occhi un ampio spazio di riflessione nel cuore degli spettatori. Se non per la sua natura genuinamente spregiudicata, se neppure per la tenacia interpretativa dei suoi protagonisti, Le Otto Montagne è un film da vedere perché riesce a distaccarsi dal mero intrattenimento con l’intento di farsi esperienza, tanto contemplativa e riflessiva quanto accorata ed emozionante. Il racconto che vede protagonisti Alessandro Borghi e Luca Marinelli, amici tanto vicini quanto distanti, e disponibile su Prime Video, ha raggiunto una maturità tra ricerche interiori e sentieri ancora inesplorati da scoprire.
Aspirare alla vetta
Il tema del film, che come già accennato ruota intorno all’amicizia di due ragazzi dai destini intrecciati per esplorare numerosi temi, parte già dal richiamo, delicato e fondamentale, alle otto montagne del pensiero nepalese: nel mondo esistono individui destinati a girare fra le otto vette della terra, altri destinati a rimanere ancorati al suo centro. Rimodellando coraggiosamente il concetto secondo cui nessun uomo è un’isola, l’opera lega indissolubilmente i personaggi alle due prospettive di un conflitto silente e idealistico nell’arco di diversi anni: Bruno diviene la sua montagna, ne accompagna il respiro con ogni passo cercando spasmodicamente di rafforzare la propria posizione, mentre Pietro muta costantemente come l’acqua, espandendosi senza sosta in un percorso d’eterna mobilità e romantici ritorni.
Il passo scosceso del rapporto tra i due protagonisti, condito da diatribe interpersonali e malumori di lungo corso, sancisce il ritmo dell’opera in maniera decisa, avanzando a piè sospinto ragionamenti sul concetto di legame all’ombra del tempo mentre la scalata si fa più incerta. Raggiungere la vetta, in questo senso, è un percorso fatto di pericoli e silenzi in cui l’autenticità di Pietro e Bruno è l’unica cosa che permette all’opera di fluire senza difficoltà. Accompagnando i respiri e gli istanti vissuti dai protagonisti, la montagna diviene un totem del tempo che, perenne e imperitura, accoglie gli abbracci e gli addii in egual misura.
Ma non solo: è attraverso l’evolversi del tempo che la montagna acquisisce i fregi dell’ambizione. Come in una moderna citazione a Prometeo, contrastati da quella solitudine che limita i rapporti, Bruno e Pietro scalano le vette del proprio percorso di vita mettendosi costantemente e vicendevolmente alla prova – non sempre con ottimi risultati. Accompagnando la visione con elementi tipicamente da road movie, annegando in un’umanità verace e potente, Borghi e Marinelli vivono un’avventura che si distacca dai prodotti odierni, ma che li distacca al contempo della realtà del mondo, rendendo i due protagonisti dei nomadi sociali sotto due aspetti totalmente differenti.
Vige un realismo imperante nel mostrare la cocente brama di ricongiungersi alla società moderna o di uscirne completamente, cercando un senso all’esistenza che prescinda dall’ego in nome di qualcosa più grande. Differenze e distanze, segnate dalla vita, collimano per creare un gioco di contrasti che rivela l’ambizione dei protagonisti e al contempo degli autori del film, sublimando in un’apoteosi di significati. Tesi e antitesi, che scena dopo scena compiono percorsi all’apparenza paralleli, aspirano così a raggiungere una sintesi che possa in qualche modo avvicinare i due eroi verso quella vetta che sembra farsi reale solamente quando condivisa.
Dualismo al tempo dei vinti
Se Le Otto Montagne si adagia sul contrasto e sul conflitto, affrontandoli in maniera del tutto inusuale, è quanto mai necessario osservare il dualismo portante della pellicola attraverso il tempo, piuttosto che intorno alla montagna. Tra l’accettazione e il rifiuto, il tempo si fa motore del cambiamento e muove lo sguardo ben oltre due semplici vite, scrutando l’intera società per porla sotto un attento giudizio. La strada intrapresa dal film è irta di ostacoli, asimmetrica e a tratti scostante, ma il mistero della conquista e il dramma dei sentimenti inespressi tengono sorprendentemente incollati allo schermo in un tripudio di sequenze magnetiche.
Il desiderio di “riuscire” nella vita, ardente nel cuore dei protagonisti, trova voce soltanto grazie al tempo, disdegnando le semplici parole. Per questo i non detti sono colonne portanti nella rappresentazione del dualismo tra Bruno e Pietro, fatto d’istinti e barlumi di rara intensità. Per quanto si possa credere che ne Le Otto Montagne i “vinti” della vita siano risanati o cambiati dalla montagna, ciò che probabilmente potrebbe sfuggire a un primo sguardo è una realizzazione sconcertante: la fascinazione per le vette guida l’animo verso la consapevolezza, ma solo quando lo spirito posa lo sguardo verso l’eterno fluire, attraverso le condivisioni del passato o le speranze future, si crea il vero miracolo introspettivo ed essenzialista dell’opera.
Per questo quel messaggio di fratellanza si fa forte e universale: il sentimento condiviso da Bruno e Pietro si fa vicino a tutti proprio perché vissuto in maniera totale anche oltre le distanze. Le Otto Montagne parla di dipendenza da un mondo non congeniale e di indipendenza dal vivere comune, ma racconta attraverso il legame tra due individui il grande mistero della vita: la sua capacità di cambiare le cose, di farle e di disfarle, stupefacendo nel rivelare il miracolo di una felicità vissuta fianco a fianco. Tra le vette sconfinate di un mondo che abbraccia e separa, tra angoli di cielo e spiragli di pura magia, la capacità meravigliosamente umana di amare riesce a superare persino le imposizioni del tempo.
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