Guardi Bob Odenkirk e, ovviamente, vedi Saul Goodman, l’avvocato non proprio irreprensibile di Breaking Bad e Better Call Saul. Non sai però che, prima che Vince Gilligan ebbe quel geniale colpo di casting, l’attore era uno sceneggiatore e performer comico, al lavoro per il Saturday Night Live e altre serie a sketch o comedy, anche regista di tre dimenticabili film.

Con un triplo salto mortale, nel 2021 Odenkirk accetta di diventare l’eroe di un film d’azione prodotto dalla 87North, quelli di John Wick, il che significa che oltre a gestire sfumature più o meno serie dovrà anche imparare a picchiare, correre e saltare come farebbe uno degli stuntman che sono il cuore della casa di produzione.

Diventare il signor Nessuno

Un'immagine dal poster di Io sono nessuno
Un’immagine dal poster di Io sono nessuno. fonte: Universal Pictures

In Io sono nessuno, scritto da Derek Kolstad (il creatore della serie con Keanu Reeves) e diretto da Ilya Naishuller (un provetto tecnico di cinema d’azione che si è fatto notare con Hardcore!) Odenkirk interpreta Hutch Mansell, impiegato modello dalla vita piatta e tranquilla, moglie e figli sereni fino alla noia, che però pare nascondere qualcosa dentro di sé – qualcosa che respinge anche quando dei rapinatori irrompono in casa sua. Sentendosi però additato da chi lo circonda come un rammollito, Hutch sfoga la sua rabbia devastando di botte un gruppo di ubriaconi che stava molestando una ragazza in un bus. Unico problema, uno dei ragazzi malmenati è il figlio di un boss della mafia russa.

Si susseguono così poco più di un’ora di corpo a corpo violenti e abbastanza acrobatici, inseguimenti e sparatorie iperboliche, ma con i piedi a terra, curati da Greg Rementer – anche regista della seconda unità, quindi delle scene d’azione – e Dan Skene, calmierando lo stile videoludico della macchina da presa di Naishuller e adattandolo ai dettami di Leitch e compagnia. Ne viene fuori una sorta di versione adrenalinica di A History of Violence che piace al pubblico e si rivela un discreto successo.

Di sforzi e di sprechi

Una scena di Io sono nessuno 2
Una scena da Io sono Nessuno 2 – ©Universal Pictures

Così lo stesso team produttivo dà vita a un sequel, nelle sale da 14 agosto, Io sono nessuno 2, mantenendo ovviamente Odenkirk e il cast della famiglia Mansell, ma cambiando regista: alla guida c’è Timo Tjahjanto – un indonesiano al posto di un russo – altro specialista dell’action, e la storia prende una piega diversa. Ora Hutch è diventato una sorta di risolvi problemi per la criminalità, potendo sfogare così la propria rabbia repressa, ma ciò crea attriti in famiglia, per cui decide di prendersi una vacanza con moglie, figli e padre (il magnifico Christopher Lloyd). Vacanza che andrà in malora dopo il primo attrito (un bulletto locale dà una manata di troppo alla figlia) che causerà una faida in cui sarà coinvolta Lendina (Sharon Stone), boss criminale locale.

A parte l’inizio in copia carbone, Io sono nessuno 2 cerca una strada praticamente opposta rispetto al primo film, un po’ perché l’azione irrompe fin dalle prime sequenze, senza il senso di costruzione originale, un po’ per il tono dello script di Kolstad e Aaron Rabin: perché, diciamolo, già poteva sembrarci discutibile l’idea di un seguito, ma perché renderlo una sitcom Comedy familiare con ossa e denti rotti al posto delle risate finte?

Le esagerazioni tecniche e grafiche prendono una piega arbitraria e pretestuosa fin da subito e anche dal punto di vista circense (sempre Rementer alla regia action, con Kyle Mclean e Rick Skene al coordinamento stunt), seppure la scazzottata sulla barca turistica è divertente e l’uso degli oggetti di scena spesso efficace, infastidiscono – e tradiscono lo spirito 87North – i ritocchini digitali che infestano qua e là le sequenze, tanto nei combattimenti (mostrando quindi i limiti di Odenkirk) quanto nelle escalation pirotecniche, come il finale al Luna Park che guarda più a Mamma ho perso l’aereo che a John Woo.

È un film estivo e vacanziero, che parte da Cronenberg per arrivare a National Lampoon’s Vacation, e, anche a coglierne lo spirito e ad accontentarsi di un paio di risate, ci pare un po’ uno spreco di talenti ed energie.

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La rivista del Cinematografo e Il sussidiario, collabora con vari siti internet, quotidiani e riviste, cura programmi radiofonici, rassegne e festival cinematografici. Ha pubblicato saggi, in opere come Il cinema di Henri-Georges Clouzot (a cura di Stefano Giorgi, Il foglio) e Il cinema francese negli anni di Vichy (a cura di Simone Venturini, Mimesis), e monografie come Beautiful Freak. Le fiabe nere di Guillermo Del Toro, Blue Moon. Viaggio nella notte di Jim Jarmusch e Bigger Boat e Blinded by the Light dedicato a Steven Spielberg per Bakemono Lab. Dal 2016 è membro della Commissione di selezione della Mostra del Cinema di Venezia, dal 2019 è socio della Rete degli Spettatori con cui organizza rassegne cinematografiche e progetti culturali volti alla diffusione del cinema di qualità e indipendente, nelle sale, in streaming, nelle scuole.