Se non sei disposto a vedere il buono negli altri, hai già perso in partenza”. Parola di Sam Wilson in Captain America: Brave New World. Una battuta che sembra quasi parlare a sé stesso, come se fosse il libretto di istruzioni del suo film. Come un messaggio spedito direttamente tra le mani di un pubblico che di pregiudizi nei suoi confronti ne ha parecchi. Inutile nasconderlo: questo quarto film di Capitan America non arriva al cinema sulle ali dell’entusiasmo. Colpa di un personaggio che non ha mai infiammato i cuori del pubblico per problemi di scrittura e carisma. Sia nei panni di Falcon che in quelli di Cap.

A confermare le difficoltà del nuovo Capitan America ci hanno pensato anche due fattori: una lavorazione travagliata che ha portato a vari reshoot dopo proiezioni di prova non proprio entusiasmanti e un marketing che ha puntato tutto su Red Hulk. Paradossale, no? Il quarto film su Capitan America (che raggiunge in Thor come numero di stand alone) che sposta i riflettori su un altro personaggio. E il bello sapete qual è? Il film parla proprio di questo. Ovvero di cosa significhi impugnare uno scudo pesante come un martello. Qualcosa di cui devi essere degno. Nella nostra recensione di Captain America: Brave New World proveremo a dirvi se il nuovo film Marvel lo sia oppure no.

Captain America: Brave New World
Genere: Action, Avventura
Durata: 118 minuti
Uscita: 12 Febbraio 2025 (Cinema)
Regia: Julius Onah
Cast: Anthony Mackie, Harrison Ford

Il coraggio dov’è?

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Sam Wilson in una scena di Captain America: Brave New World – © Marvel Studios

Prima il Soldato d’Inverno. Poi Tony Stark. Beffardo il destino di Capitan America: scontrarsi sempre con i propri amici. E non potersi mai fidare di nessuno. Succede anche al nuovo Capitan America, che decide di collaborare con il neo eletto Presidente degli Stati Uniti Thaddeus Ross. Proprio lui. L’uomo che con gli accordi di Sokovia voleva controllare gli Avengers. Accordi che Steve Rogers in persona aveva ripudiato scatenando la Civil War contro Tony Stark e compagnia. Bene, oggi quell’uomo è cambiato. E non solo perché ha un nuovo volto (quello di Harrison Ford) e ha tagliato i baffi. Oggi Ross è un uomo nuovo.

Un uomo diverso. Sam Wilson è sempre stato un uomo capace di fidarsi del prossimo e così accetta di essere il braccio destro di un uomo controverso. Peccato che dietro questa tregua si nasconda un intrigo che rischia di mettere a repentaglio i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e resto del mondo. Facile intuire quanto questo Captain America Brave New World voglia riportare il Marvel Cinematic Universe coi piedi per terra, su un piano più umano e contemporaneo.

Lo fa con una spy story che si ispira in tutto per tutto a uno dei migliori film del franchise: Captain America: The Winter Soldier (di cui replica anche la struttura soprattutto all’inizi0). Un cinecomic che ormai 11 anni fa calò Steve Rogers in un mondo cambiato, dove Capitan America era davvero spaesato e costretto a rivedere la sua concezione di Bene e Male. Una differenza molto più sottile più sfumata rispetto ai suoi anni, visto che il digitale ha reso il nemico invisibile e sfuggente. Ecco, questo rapporto con l’America di oggi in Brave New World è solo accennato. Solo sfiorato quando si parla di pregiudizi verso il prossimo e odio verso il diverso. Peccato che questo tema, sulla carta interessante, venga annacquato da una trama infarcita con troppi personaggi e intrighi privi di pathos e tensione.

Il problema è che questo film è tutto il contrario del suo titolo: non è né nuovo, né coraggioso. Ma un film col pilota automatico, che vuole solo portare a casa la missione senza rischiare nulla.

Washington, abbiamo due problemi

Una scena di Brave New World
Ross e Wilson in una scena del film – © Marvel Studios

Questo film, purtroppo, ha due problemi grossi quanto Hulk. Il primo è editoriale, il secondo è puramente cinematografico. Partiamo dal primo. Brave New World fa una cosa molto difficile: non solo rievoca uno dei film più vecchi del MCU (ovvero L’incredibile Hulk del 2008), ma soprattutto dipende tantissimo da due serie tv come Falcon & The Winter Soldier e Secret Invasion. Per cui è un film che dà molte (troppe?) cose per scontate e taglia fuori chiunque si sia sceso dal treno, perdendosi quelle tappe televisive del franchise. Come sappiamo Sam ha avuto la sua investitura da Steve Rogers in Endgame, ma è diventato Capitan America sul piccolo schermo.

Un passaggio di consegne che avrebbe meritato più spazio e approfondimento, ma (come detto) si è preferito gettarsi su una spy story parecchio insulsa. Applausi, invece, per un efficace collegamento con Eternals, che regala un guizzo “vecchia scuola” a tutto l’universo Marvel, aprendo scenari futuri molto interessanti.

Purtroppo, però, a livello di messa in scena il film sembra solo una copia sbiadita di quel The Winter Soldier a cui si ispira. Le scene action non trovano quasi mai il giusto equilibrio tra spettacolarità e realismo, risultando anonime, piatte e senza guizzi creativi. Colpa di una regia poco cinematografica, piena di primi piani e mezzibusti, che non dà mai grande respiro all’azione e ai momenti topici del film. Purtroppo succede anche quando Red Hulk entra in scena. Sequenza tanto attesa quanto deludente, visto che non ha l’impatto scioccante che il personaggio avrebbe meritato. Peccato, perché a livello di character design il nostro è davvero ben fatto. Al netto di una CGI non proprio memorabile, i lineamenti di Harrison Ford si vedono e riescono a dare personalità a un personaggio che appare davvero troppo poco per lasciare il segno.

Non essere Steve Rogers

Sam Wilson in Captain America: Brave New World
Sam Wilson in Captain America: Brave New World – ©Marvel Studios

E arriviamo al grande tema del film. Arriviamo al problema fondamentale: Capitan America non è più Steve Rogers. Il nuovo Capitan America è Sam Wilson. Un cambio di testimone che il pubblico non ha mai digerito e di cui i Marvel Studios sono consapevoli. Così il Brave New World non fa finta di niente. Così il film mette sul piatto un discorso molto autoreferenziale e metanarrativo su cosa significhi per Sam essere il nuovo Cap. Lo fa a cuore aperto, ammettendo quanto sia difficile per lui reggere il confronto con il suo predecessore. Senza dimenticare pressioni e aspettative altrui. Sono momenti senza armature e scudi in cui il personaggio di Wilson acquista finalmente un po’ di spessore, facendoci capire quanto Sam, nel suo essere meno eccezionale, sia un esempio più raggiungibile di Steve Rogers.

Un uomo da imitare e non da idolatrare e basta. Ottime intenzioni banalizzate da una scrittura che si limita a un paio di discorsi parecchio retorici e compromessi da una grande paradosso? Se dobbiamo fidarci nel nuovo Capitan America, perché è il film stesso a non fidarsi di lui? Perché Sam Wilson viene affiancato da una marea di personaggi secondari che sembrano doverlo sostenere? Perché l’attenzione del marketing gli ha preferito Red Hulk? Dubbi che restano, così come la sensazione di un MCU che questa volta sembra la scialba copia di se stesso. Verranno tempi migliori. Dobbiamo crederci e vedere il buono negli altri. Parola di Sam Wilson.

La recensione in breve

6.0 Pavido

Brave New World segue l'esempio di Captain America: The Winter Soldier, ma non riesce a ricreare la stessa spy story piena di pathos e legami con l'America del suo tempo. Rimane un timido tentativo di dare finalmente spessore a Sam Wilson, castrato da una regia incapace di dare grande respiro alle sue eroiche gesta.

  • Voto ScreenWorld 7.0
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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.