C’era una volta una regina centenaria tanto potente quanto insicura. La sua bellezza era ormai rinchiusa solo nel passato e nel presente tutto sembrava sfiorito. La regina si guardava allo specchio senza riconoscersi, così un giorno decise di fare un incantesimo: rievocare i film della sua giovinezza per rinchiudere i sudditi nella nostalgia di un tempo glorioso e tornare finalmente bella – anche solo per un paio d’ore. La immaginiamo così la vecchia regina Disney, rinchiusa nell’illusione di un passato che non può tornare, senza il coraggio di chiedere allo specchio se sia ancora la più bella del reame. Uno smarrimento che si conferma live action dopo live action, ormai accolti da più perplessità che entusiasmo.
Lo conferma anche questo Biancaneve, che ha seminato molti dubbi fin dalle prime immagini. Colpa del design grottesco dei nani (secondo noi una delle poche idee vincenti del film), del casting di Rachel Zegler (per molti non in parte senza averla vista recitare) e di un film che non sembrava proprio ispiratissimo. Una marea di pregiudizi che hanno gettato fango sul remake del primo Classico Disney, quello che negli anni Trenta portò papà Walt al limite della bancarotta. “La follia di Disney”, così era definito Biancaneve all’epoca. Colpa (anzi, merito) di una lavorazione travagliata e sperimentale che spinse l’animazione oltre confini inesplorati. Un piglio anarchico che è stato riversato anche in questo live action. Peccato il coraggio, questa volta, abbia sbagliato mira.
Genere: Fantastico
Durata: 109 minuti
Uscita: 20 Marzo 2025 (Cinema)
Cast: Rachel Zegler, Gal Gadot
Cambiare il cuore

Questo Biancaneve ha tanti difetti, ma di una cosa non potrà mai essere accusato: di pigrizia. Laddove tanti altri live action si sono limitati a un pigro copia e incolla (pensiamo a La bella e la bestia e a Il re leone), rievocando persino le stesse inquadrature dei film animati frame dopo frame, Marc Webb azzarda, reinventa, rischia. Prima di tutto cambia la prospettiva di Biancaneve stessa: non più un’orfana abbandonata, sola e adottata da una banda di strambi nani in cerca di salvezza, ma una ragazza che di candido ha ben poco. La nuova Biancaneve è più sanguigna e combattiva, vuole ispirare un popolo intero, vuole diventare una guida contro i soprusi della Regina Grimilde. Una revisione del personaggio tuttavia sostenuta solo da un “perché sì”, senza una scrittura capace di rendere credibili le sue motivazioni e davvero tridimensionale il suo carattere.
Tutto procede perché è stato deciso così, con la sceneggiatura che non riesce a farci empatizzare con Biancaneve. Un ardore che tocca anche la malefica regina di Gal Gadot, molto più energica rispetto all’impostazione teatrale più ieratica del cartone animata: l’attrice israeliana passa finalmente a un’interpretazione più marcata, lontana dalla sua solita comfort zone. Un desiderio di nuovo che, invece, si sgonfia davanti al personaggio di Jonathan, che sulla carta dovrebbe rivoluzionare la figura del classico principe, ma finisce per essere soltanto la brutta copia di Flynn Rider di Rapunzel (con tanto di lanterne romantiche a seguito). Insomma, la voglia di sperimentare c’è, ma è goffa, scoordinata, maldestra. Se qualche numero musical funziona nella messa in scena, lo stesso non si può dire del tono del racconto, a volte vicino alla parodia involontaria con momenti quasi ridicoli.
Andiamo a incasinar

Perché parliamo di parodia? Cosa ci è sembrato ridicolo in questo film? Davanti a Biancaneve siamo rimasti folgorati da uno strano cortocircuito, una lampante indecisione nella direzione artistica del film. Per spiegarvi meglio cosa intendiamo, partiremo proprio da loro, il pomo della discordia: i sette nani. Sì, i laboriosi minatori hanno un aspetto strano, grottesco, a tratti anche inquietante. Il che non è un male, se tutto il resto del film fosse stato coerente con questa scelta. I sette nani non sono visti come un elemento straniante, non vengono percepiti come creature strambe (quando evidentemente lo sono) dagli altri personaggi, diventando solo pittoresca carta da parati del film. Simpatiche figure di contorno, che simpatiche figure non sembrano.
A livello estetico, questo Biancaneve è un pasticcio. Una ricetta con tanti ingredienti dentro, tutti diversi tra loro. C’è il grottesco dei nani, ci sono gli animali del bosco a metà strada tra il fotorealistico e il cartoonesco (alcuni lo sono, altri no, perché?), ci sono costumi fiabeschi e altri anacronistici perché decisamente più moderni. Tutto riversato dentro un calderone da cui emerge una sola sentenza: vorrei, ma non posso. Questo Biancaneve è così, dall’inizio alla fine: pronto a cambiare la tradizione con l’innovazione senza avere il talento per farlo. E così non resta che specchiarsi ancora nel passato, alla ricerca di una gloria e di una bellezza che non abitano più qui.
Conclusioni
Lontano dai soliti "copia e incolla" di molti live action Disney, questo nuovo Biancaneve prova a fare qualcosa di nuovo, ma il suo coraggio non fa rima con buon cinema. Incoerente a livello artistico, il remake del primo Classico Disney si rivela un'operazione confusa e disordinata, incapace di cogliere davvero il cuore della fiaba.
Pro
- Alcune scelte di design sono coraggiose
- La voglia di rischiare con qualcosa di nuovo...
Contro
- ...che purtroppo deraglia in un film quasi parodistico
- La direzione artistica è spaesata e incoerente
- La scrittura è davvero superficiale
-
Voto ScreenWorld