Cannes aveva lasciato tutti a bocca aperta: un film americano che vince la Palma d’Oro dopo anni (riuscendoci con una produzione tutt’altro che imponente) si merita di essere considerato un’impresa per più di una ragione. Sean Baker ha compiuto il miracolo, riportando l’autorialità statunitense più pura al centro della scena. Regista eclettico e sensibile, di quelli abituati a guardare il mondo dai margini, lontano dall’ombra dei colossi, Baker è riuscito nell’impresa di superare qualsiasi pronostico con la forza imperante della sua vocazione artistica. Pur tentando fino all’ultimo di preservare una certa connotazione fiabesca, Anora riflette frammenti di un’America difficile da comprendere fino in fondo, ma quanto mai vicina alla realtà comune – o al suo senso più profondo.
Oltreoceano parlerebbero di un diamond in the rough, come un fiore nato dal marciume, ma Anora è questo e molto altro: è un’opera che non vuole vincolarsi a un singolo genere, che si impegna fino alla fine per essere spregiudicata e travolgente come la sua protagonista. Bella da morire, spontanea e naïf, ma soprattutto amabile da chiunque contro ogni aspettativa. Baker riesce a inserire in un solo film una love story che brilla al confine tra illusione e delirio, tratteggiando i contorni di una società lontana dalla meraviglia e sempre più vicina ai bisogni sfrenati di un immaginario artificiale. Anora incanta anche il suo stesso regista, che grazie a lei trova lo spazio per superare la propria poetica e raccontare ciò che resta del sogno americano – riuscendoci alla perfezione.
Genere: Romantico, Drammatico
Durata: 139 minuti
Uscita: 7 Novembre 2024 (Cinema)
Cast: Mikey Madison, Mark Eydelshteyn, Yura Borisov
Quel che resta dell’amore

L’immaginario di Baker ha un’identità estremamente precisa – lo dimostrano i suoi precedenti lavori, da Tangerine a Red Rocket. Neorealista fino al midollo, concentrato sugli ultimi di un’America miope o assente, il regista pone sempre le proprie storie al centro del contrasto tra individuo e società. Anora, però, non dà mai l’impressione di accontentarsi: la protagonista di questo film, smaliziata e naïf, accompagna lo spettatore in un viaggio universale che supera i confini del semplice dramma di provincia. I contorni sono sottili, con Baker che accarezza persino gli stilemi della rom-com, ma le apparenze lasciano presto spazio a una deriva che punta il dito contro i preconcetti e ci tiene a dimostrare quanto il senso dell’esistenza sia stato plagiato da ambizioni effimere.
Non ci vuole molto a capirlo: Baker vede nel materialismo l’orrore della contemporaneità. Il denaro facile, la vita agiata e lo sfarzo spalancano le porte di una felicità perenne, ma forse non è tutto oro quel che luccica. Così, accecata dal miraggio di un futuro incredibile, Anora si accoda al figlio di un oligarca russo e decide, da sola, di dare una svolta alla propria vita. Difficile capire quale sia il vero sinonimo della felicità in un mondo ossessionato dal benessere e dal lusso. Per Baker, compito ancor più difficile è comprendere quanto spazio resti all’amore di fronte alla tentazione di un’opportunità. Il regista potrebbe completare la sua morale in tutti i modi, ma accetta il rischio della trasparenza assoluta, lasciando a chi osserva il compito di giudicare.
Uno sguardo al femminile

Anora non è mai oggettificata, nonostante abbia svariati motivi per esserlo. Non è il corpo a decidere, ma la persona: attraverso la scelta e lo scopo, Ani non perde mai la propria dignità e mira dritta all’obiettivo. Ani, che nelle origini è est-europea come i russi che le girano intorno, nasconde dentro di sé un mondo di storie, di radici che è difficile spezzare – e che trovano corrispondenza in un meraviglioso Yura Borisov. L’andamento del film incanta nella prima parte e fa riflettere nella seconda, aprendo le porte a un racconto di realtà purissima che libera la storia in una gelida New York. Il calore è sempre stato un tema importante nei film di Baker, che tra Tangerine e The Florida Project lasciava che il tepore risuonasse nello spirito dei personaggi. Il concetto del freddo, qui, traspare invece in un’interiorità emotiva che esalta il disincanto.
In Anora, girato interamente in 35 mm per esaltare la fotografia ovattata e satura di Drew Daniels, dominano l’incoscienza sfuggente e il dolore incompreso dei giovani. La realtà di Baker sembra talmente schiacciata dal peso di un futuro da costruire a tutti i costi che rischia di scordarsi cosa sia l’amore. Per questo uno spirito come quello di Ani traccia la rotta da seguire attraverso la fuga: in un’esaltazione squisitamente individualista, Anora si libera dalle catene e cerca la propria strada in un mondo di incertezze. Nel suo viaggio Baker trova la massima esaltazione dell’empatia per il lavoro sessuale, ma trova anche un’umanità irrefrenabile che spinge la pellicola a sdoganare il materialismo attraverso il sentire.
Dalla periferia alle stelle

Sean Baker ha sempre avuto le stimmate dell’autore: produttore, regista, sceneggiatore e montatore di gran parte dei suoi film, ha fatto breccia nel cuore di molti perché ha raccontato un cinema di periferia ben lontano dai parametri commerciali. La protagonista di Mikey Madison, come una Cenerentola snaturata del proprio desiderio, abbraccia gli stilemi della “periferia” per caso – non come vittima degli eventi, ma come eroina malinconica di un mondo decadente. Il sogno si rivela menzogna, la musa si fa sempre più sola: in bilico tra una vita che non conosce e un contesto in cui non si riconosce più, Ani si perde nell’utopia e spacca l’orizzonte del reale.
A tratti Baker vive il film con un approccio felliniano, esplorando la malinconia per lasciare che il sogno “si apra” al di là dello schermo, oltre l’ebrezza, rivelando una decisiva concretezza. Non è un caso che Le Notti di Cabiria sia fra le principali ispirazioni del regista: Anora è un’estasi neorealista che affascina, appassiona ed esplode in un finale che da solo giustifica quasi in toto alcuni elementi centrali di rottura. Un’opera che si nutre dell’essenza più pura dei sogni, assorbendone le magia per raccontare una piccola fiaba del reale. Perché anche in un mondo in cui tutto ha un prezzo, dreaming is free.
Conclusioni
Spinto da una protagonista incredibile e da un memorabile slancio autoriale, Sean Baker è riuscito a portare il suo cinema di confine ai vertici dell'industria. Anora è una perla assoluta che brilla tanto per la bellezza del suo immaginario quanto per la profondità del suo messaggio. Un'opera semplicemente memorabile, pronta a dire la sua nella prossima stagione dei premi.