Le commedie romantiche hollywoodiane al box office internazionale pare non godessero di ottima salute negli ultimi tempi, complice il difficile sdoganamento dei vari e rivisti risvolti narrativi, che hanno progressivamente fatto perdere interesse presso il grande pubblico. Ma la boccata d’aria fresca presentata dal nuovo film di Will Gluck Tutti tranne te con protagonisti Glenn Powell e Sidney Sweeney ambientata sotto il caldo e cocente sole australiano, ha ridato freschezza e rinnovato interesse al genere, venendo premiato dal pubblico con un incasso superiore ai 100 milioni di dollari a livello internazionale. Per omaggiare la celebre festa degli innamorati, ecco a voi 10 film simili a Tutti tranne te che faranno scoprire rinnovate emozioni a tutte le giovani/vecchie coppie.
Pretty Woman (1990)
Dietro l’aspetto affascinante e una solida fama di rubacuori, Edward Lewi nasconde un’abilità straordinaria e senza scrupoli nel campo della finanza. La sua specialità è comprare aziende dissestate, risanarle e rivenderle a caro prezzo. Una sera, a Hollywood, conosce casualmente Vivian Ward, una prostituta. Lei ha bisogno di soldi e lui di una donna che lo accompagni nei suoi pranzi di lavoro.
Tra i film che hanno riformulato il genere, mostrandosi impermeabile al tempo e alla costante ricerca della Hollywood classica, Pretty Woman di Gary Marshall è un connubio di emozione ed evoluzione dello stesso. Una graziosa favola moderna, tenera e spiritosa, romantica e spigliata, che rinfresca il mito di Cenerentola, interpretata da un Richard Gere nelle vesti di un gigolò di schraderiana memoria e da un esordiente e scatenata Julia Roberts. Con una colonna sonora che ti resta dentro, da offrire nel suo sottotesto un interessante riflessione sul materialismo/consumismo basato sull’apparenza.
Qualcosa è cambiato (1997)
Melvin è un famoso scrittore newyorkese, un uomo solitario e problematico, pieno di manie, affetto da un invadente disturbo ossessivo compulsivo che lo porta ad essere sempre scontroso e sgarbato con chiunque. Simon è un talentuoso e affabile pittore omosessuale, vicino di casa di Melvin, con il quale non riesce ad intrattenere buoni rapporti a causa del carattere difficile ed intrattabile dello scrittore. Infine troviamo Carol che oltre ad essere una brava cameriera in un locale dove lo scrittore misantropo si reca tutti i giorni per mangiare, è anche un’attenta e amorevole madre single di un bambino splendido ma cagionevole di salute. Le strade di Melvin, Simon e Carol si incrociano quando Melvin si trova improvvisamente coinvolto, per ragioni differenti, nella vita degli altri due.
La regia di James Brooks, in equilibrio fra sentimenti e allegria, tiene unite le due parti in contraddizione fra loro in questa commedia fresca, originale e a tratti profonda, che riesce a coinvolgere lo spettatore e anche ad indurre alla riflessione su temi difficili come l’omosessualità, l’intolleranza, la malattia e il superamento dei propri limiti. Tutto anche grazie a un Jack Nicholson assoluto mattatore, che alle prese con le tipologie a lui tanto care ai nevrotici, le colora, le cesella e le esalta con visibile soddisfazione; cavandone, sia nel rosa sia nel nero, effetti quasi irresistibili. Un imprevedibile, magnifico e sofferto racconto sulla passione per la vita.
10 cose che odio di te (1999)
Bianca e Katarina sono due ragazze il cui padre impedisce loro di uscire con i coetanei. Se questo alla rude Kat non dispiace per nulla, pesa invece molto a Bianca. Soprattutto quando arriva in città Cameron James che si innamora di lei, immediatamente ricambiato. Considerato che ora il genitore ha imposto un nuovo vincolo, Kat cerca di mettere in atto un piano perché qualcuno sia disposto a corteggiarla e perché lei ceda.
Tra citazioni nascoste, spensieratezza della tipica rom com degli anni ottanta e novanta, ispirazione shakespeariana, equivoci, allontanamenti e rappacificazioni, l’intreccio si presenta come una piacevole e intelligente epopea giovanile. Nonostante la prevedibile trama, ma priva di battute spocchiose e gag demenziali, 10 cose che odio di te tenta di modernizzare una delle commedie più famose di Shakespeare: La bisbetica domata. Particolarmente attento sul lato musicale, con brani che spaziano tra gli anni settanta/novanta, e con un giovanissimo e scatenato Heath Ledger nelle vesti di Patrick Verona che agisce in un ambiente scolastico sui generis, il film risulta imperdibile per tutti i conoscitori della produzione teatrale del Bardo, sia per i neofiti.
Autumn in New York (2000)
Will è un cinquantenne proprietario di un ristorante nella Grande Mela e affascinato dalle donne. Quando incontra Charlotte, una ragazza di circa vent’anni, Will sarà costretto a rivalutare i suoi modi da donnaiolo per dare maggior valore all’amore che potrebbe nascere trai i due: un amore diverso dagli altri, fragile come cristallo a causa della malattia incurabile della giovane ragazza, a cui ormai resta non molto tempo per vivere.
Il tempo e le sue differenti chiavi di lettura circuiscono la storia portata in scena dall’attrice/regista Joan Chen, in un fil rouge che tocca anni, sorte, tempismo, che ruba il tempo, ma capace anche di dimostrarsi perdente. New York, splendida scenografia, osserva silenziosa, e il tempo inesorabile prosegue il suo cammino trasformando l’autunno in inverno e l’inverno in primavera. Un naturale cambio di stagione che allude a quel ciclo vitale che noncurante del nostro permesso sopravvive. Dove i vizi sono custoditi dietro la facciata della borghesia americana. Un invito a vivere l’amore in pieno infischiandosene delle differenze, dei giudizi, degli scheletri nell’armadio e della paura di manifestare i propri sentimenti.
Il diario di Bridget Jones (2001)
Bridget Jones è una trentenne single, insoddisfatta e non propriamente in forma, che può contare sull’affetto dei suoi amici storici Jude, Shazzer e Tom. La donna ha una cotta segreta per il suo scanzonato capo Daniel Cleaver. Con l’approssimarsi delle feste, la sua solitudine si amplifica e, come di consueto, Bridget è costretta a partecipare all’odiata cena di Capodanno a casa di sua madre. Qui, tuttavia, si imbatte in Mark Darcy, ammaliante e introverso avvocato. L’incontro con Darcy spinge la donna a prendersi più cura di sé e del suo aspetto, e Bridget decide di sfogare tutti i suoi sentimenti attraverso le pagine di un diario segreto.
Si deve ridere un po’, si deve credere che la soluzione dei problemi sentimentali sia il centro dell’esistenza, si deve soffrire, senza esagerare, prima di approdare al lieto fine. Meglio se i protagonisti sono piuttosto imbranati, ma anche piacenti. E, naturalmente, senza mai essere troppo profondi o troppo controcorrente in una categoria costantemente tartassata dalla massa dei coniugati e destinata alla malinconia. Una pellicola sempreverde, una di quelle che non muore mai, e che a distanza di anni porta in scena tematiche attualissime. Attraverso un linguaggio tra lo sboccato e il paradossale, il film diretto da Sharon Maguire rende la storia umoristica, e un romanticismo non forzato. Cauto e originale, spontaneo, divertente e controllato, Il diario di Bridget Jones è un ritratto dolceamaro dell’attuale generazione di trentenni instabili e insoddisfatte.
Un’ottima annata – A Good Year (2006)
Un banchiere londinese eredita una vigna in Provenza nella quale passava le vacanze da bambino. Arrivato sulla proprietà incontra una donna che sostiene di essere sua cugina, nonché proprietaria del podere.
Sotto il sole della Provenza, dove l’uva matura insieme all’idea di una commedia sentimentale di rinnovamento artistico, Ridley Scott con la forza del movimento metamorfico, porta in scena l’espressione dei tempi moderni, dove tra sublime e grottesco, il dramma è compiuto. Tra comicità, introspezione e romanticismo necessari all’evoluzione della storia e dello stesso protagonista Max, traendo ispirazione dal romanzo omonimo di Peter Mayle, il filmmaker britannico regala una meravigliosa metafora sulla reincarnazione dell’immagine e del corpo. Dove il nostro moderno sguardo stanco, viene superato attraverso l’immaginazione della natura e attraverso l’immaginazione della favola. Una commedia esistenziale che affronta il tema della rinascita ideale e spirituale.
Crazy, Stupid, Love (2011)
Cal Weaver è sposato con Emily, ed è padre di tre figli. L’uomo sembra condurre una vita perfetta fin quando, un giorno, del tutto inaspettatamente, la moglie gli confessa di averlo tradito e chiede il divorzio. Il mondo di Cal sembra sgretolarsi. L’uomo inizia quindi a frequentare un locale notturno, nella speranza di incontrare qualcuno con cui sfogare la propria tristezza e la nuova, insopportabile, sensazione di solitudine. Finché non attira l’attenzione di un giovane uomo, Jacob Palmer, affascinante dongiovanni che gli offre il suo aiuto per rimettersi in sesto, riscoprire la virilità perduta e apprendere la complessa arte della seduzione.
Attraverso uno script ibrido, dove comedy e dramma non si sfiorano soltanto, ma si annodano così strettamente che è difficile, alla fine, sciogliere del tutto l’enigma, dove al centro della vicenda c’è una coppia di uomini diversissimi, eppure bisognosi l’uno dell’altro, in cui il rosa è il colore predominante, il lungometraggio possiede un garbo e una leggerezza insoliti per il pubblico contemporaneo, che lo avvicina maggiormente all’operazione retrò. Orgogliosamente privo di alcuni stilemi che caratterizzano le recenti produzioni del genere americano, Crazy, Stupid, Love inquadra e ironizza con precisione, le crisi dei rapporti amorosi del nuovo millennio, con un ensemble di personaggi che vedono i propri desideri e la propria sessualità continuamente frustrati, e in cui l’unico viatico per la felicità pare essere legato a doppio filo ai rapporti occasionali e alla solitudine. Una rom com da pace dei sessi.
Amici di letto (2011)
La bella Jamie riceve l’incarico di trovare un nuovo direttore artistico per il popolare magazine GQ. Tra i vari candidati al ruolo vi è Dylan, attualmente designer in una piccola compagnia, che in un primo momento non sembra entusiasta della proposta. I due hanno così modo di conoscersi e iniziano a frequentarsi, decidendo però di basare il loro rapporto esclusivamente su un legame fisico: entrambi infatti sono reduci da dolorose separazioni e non intendono innamorarsi di nuovo, limitandosi ad essere amici di letto. Ma con il passare dei giorni la relazione prende ovviamente tutta un’altra piega.
Quanti ‘lungometraggi sull’amicizia’ si stanno consumando in questo lungo e lento tramonto del genere romantic hollywoodiano? L’apparente soluzione al sintomo più diffuso nell’odierno Occidente: amare porta dolore, dunque largo ai benefici dell’amicizia intima. Ambientata in una Grande Mela dove si tagliano posti di lavoro, la pellicola pone una domanda antica: Essere amici e anche amanti è possibile? Forte di una sceneggiatura piena di ritmo e ricca di battute fulminanti e di una coppia di interpreti in perfetta sintonia, il regista Will Gluck fa di tutto per far sembrare inedito il quesito, giocando sui caratteri ed evitando i manierismi del genere. Tra dialoghi infarciti di riferimenti alla cultura pop spesso incomprensibili, pregni di riflessioni sul cinema e sui cliché della Hollywood mainstream, Amici di letto è una commedia figlia del suo tempo, che tenta di sintonizzarsi sui gusti e le tendenze dell’audience di riferimento: riuscendoci con una certa inquietante precisione.
Midnight in Paris (2011)
Gil Pender è uno sceneggiatore hollywoodiano in crisi di ispirazione che si trova in vacanza a Parigi con la fidanzata Ines. L’uomo sta lavorando al suo primo romanzo non riuscendo a trovare l’idea giusta. Una sera, dopo aver bevuto un po’ troppo, decide di far ritorno a piedi in hotel quando viene invitato dai passeggeri di un’auto d’epoca ad unirsi a loro, ritrovandosi magicamente nella Parigi degli anni venti. Ha modo di conoscere personalità del calibro di Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Salvador Dalì, Pablo Picasso e l’amante di quest’ultimo, Adriana. Proprio lei si innamora di Gil, che notte dopo notte continua a tornare indietro nel tempo.
Presentato al 64esimo Festival del Cinema di Cannes del 2011, Woody Allen firma il suo nostalgico capolavoro. Un viaggio indietro nel tempo, una sovrapposizione tra realtà e sogno dove riprendono vita la Belle Epoque e i ruggenti anni venti. Attraverso una scrittura brillante, umoristica ed esistenziale. Al cliché da cartolina della capitale francese, Allen oppone un’altra Parigi da amanti della letteratura, una metafora che mette in caricatura uno degli snodi decisivi della cultura di massa. Divertente, raffinata e intelligente commedia sull’inutilità della ricerca di una felicità effimera. Dove la volontà irresistibilmente ottimistica di innamorarsi è più forte del rimpianto.
Il lato positivo – Silver Linings Playbook (2012)
Pat, affetto da sindrome bipolare, ha passato otto mesi in un istituto per malattie mentali dopo aver compiuto un gesto insensato. Dimesso in seguito a un patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, è ora affidato alla custodia dei suoi genitori, che nel tentativo di aiutarlo a rimettersi in sesto, cercano di condividere con lui la passione di famiglia per la squadra di football dei Philadelphia Eagles. Nel frattempo, però, conosce la sua nuova e stramba vicina di casa Tiffany, con cui decide di accettare una sfida.
Ispirato al romanzo “L’orlo argenteo delle nuvole” di Matthew Quick, il girato realizzato con eccentrica maestria da David O. Russell, fondendo in modo sublime dramma e commedia anche grazie alle splendide interpretazioni fornite da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, è un inno all’ottimismo, alle seconde occasioni, pieno di vita, ma complesso nella sua semplicità da sfuggire ai cliché del sentimentalismo hollywoodiano. Un film che stupisce, diletta e affronta grandi temi per piccoli uomini alla ricerca di emozioni perdute. Il Billy Wilder dei tempi moderni.