Cortometraggio : Film di breve durata, generalmente non superiore ai 40 min.
Piccola nota pignola: in Italia è definito cortometraggio qualsiasi film inferiore ai 75 min. Ora che la definizione è stata data, perché una rubrica sui cortometraggi?
Il cortometraggio è un modo di fare cinema molto diverso rispetto a quello convenzionale. In pochi minuti bisogna raccontare una storia, sviluppare i personaggi, trasmettere un’idea e delle emozioni. I corti, in questo senso, offrono un’immersione rapida e intensa. Spesso sono banchi di prova per futuri film, come per Whiplash e Shiva Baby, o scintille che accendono il desiderio di esplorare più a fondo determinate storie. Il corto è un’espressione artistica molto più sperimentale, libera e creativa anche oltre i vincoli economici. Chiunque può realizzare un corto (almeno sulla carta): girarlo con un IPhone, inviarlo a un festival o semplicemente metterlo su YouTube.
I cortometraggi rappresentano una visione molto più democratica della Settima Arte, eppure continuano a vivere in un limbo tra estasi e oblio: i corti fanno parte dell’industria e al contempo ne sono snobbati, riducendosi a fortunate proiezioni in sala prima di un film ad alto budget o a sorpresa occasionale nelle piattaforme streaming. Da qui l’idea di raccontare, nel nostro piccolo, questo sterminato mondo artistico presentando ogni mese 5 cortometraggi di genere e provenienza diversa – ma tutti facilmente trovabili in rete.
Corti lontani: Borom Sarret
Ousmane Sembène, 1963, Senegal, 20’
Per la prima selezione di Corti lontani, dedicata a opere distanti nel tempo e nello spazio, facciamo un salto nel Senegal post-coloniale con uno dei primi film di finzione africani: Borom Sarret. La storia del cinema africano è una storia di ribellione e decolonizzazione che inizia con Ousmane Sembène e continua tristemente fino ai nostri giorni. Borom Sarret (che in wolof significa “il carrettiere”) racconta una giornata di un conducente di carretti in un Senegal appena liberato dalla dominazione francese.
Con la sua riflessione intima e sociale, Borom Sarret non può che ricordare Ladri di biciclette: una società in ricostruzione, il furto come unica fuga dalla povertà e un’odissea urbana per denunciare le ingiustizie sociali, con Roma e Dakar protagoniste delle loro rispettive realtà. Borom Sarret è anche disponibile su RaiPlay: se vi colpirà, la piattaforma offre un bellissimo catalogo dei film più importanti della storia del cinema africano.
Corti contemporanei: Reality+
Coralie Fargeat, 2014, Francia, 22’
Nei mesi della ribalta di The Substance è interessante ritrovare Coralie Fargeat in una delle sue primissime opere. Reality+ non è certamente un capolavoro del cinema, ma offre un interessantissimo elemento di paragone con il film rivelazione della regista francese. Le somiglianze sono fortissime: il rifiuto di se stessi, l’utilizzo di una tecnologia esterna per sfuggire da se stessi e assecondare le convenzioni sociali, ma anche l’idea di essere qualcun altro solo la metà del tempo.
A vederla così, è affascinante notare come un’idea nata dieci anni prima, quasi completamente dimenticata nella sua prima rappresentazione, possa maturare e trasformarsi in qualcosa di gran lunga più impattante. Quando alla forza delle idee si unisce la consapevolezza dei propri mezzi, l’esperienza non può che essere rivelatoria.
Cortissimi: Enough
Anna Mantzaris, 2020, Svezia, 3’
Questo cortissimo film in stop-motion (dalla durata inferiore ai 3 minuti) è uno splendido esempio di cosa l’animazione possa fare al di là dei grandi studios. In Enough, Anna Mantzaris crea, letteralmente e metaforicamente, un mondo estremamente realistico che riflette il desiderio nascosto di seguire i nostri impulsi più repressi.
Vedere questi pensieri intrusivi prendere vita appaga in maniera smisurata. Che questo piccolo corto possa aiutarci ad arrivare velocemente a Natale disseminando una buona dose di ironia – e un pizzico di botte!
Corti da ridere: Thunder Road
Jim Cummings, 2016, Stati Uniti, 13’
Avevamo accennato a quei corti profetici, capaci di farsi strada fino a diventare veri e propri lungometraggi. Thunder Road di Jim Cummings è proprio uno di questi: un’opera brillante, perfetta per gli amanti della comicità cringe e di Bruce Springsteen (come suggerisce il titolo). Premiato al Sundance Film Festival come miglior cortometraggio, questo piccolo gioiello rappresenta appieno lo stile di Jim Cummings, idolo del cinema indipendente Americano che riesce da anni a portare la sua personalissima comicità sul grande schermo.
Thunder Road non è solo un divertente esercizio di scrittura e di stile, ma anche un eccellente esempio di cosa si possa fare in un piccolo spazio con poche risorse. Non è facile recuperarlo, ma il corto è ancora disponibile sul web e su alcune piattaforme come Booooom TV.
Corti d’Italia: Le Pupille
Alice Rohrwacher, 2022, Italia, 37’
Per la sezione dedicata ai corti nostrani c’è spazio per una regista acclamata a livello internazionale, ma forse non ancora abbastanza in Italia: Alice Rohrwacher. Il suo Le Pupille è a tutti gli effetti un cortometraggio d’alto livello, ambientato in un collegio cattolico durante la Seconda Guerra Mondiale. Quest’opera racconta con uno stile delizioso l’innocente rivolta di alcune orfanelle – tutto a causa di un pezzo di torta.
“Liberamente e maldestramente” ispirato da una lettera di Elsa Morante a Goffredo Fofi, questa piccola storia italianissima mette in risalto tutta la creatività della regista, anticipando alcune trovate poi utilizzate ne La Chimera. Abbracciando l’estetica di Jean Vigo e l’eredità di Fellini, lo stile poetico della Rohrwacher riesce a trasformare la cupa realtà della lettera in un vivace racconto natalizio a base di tenera anarchia. Le Pupille è disponibile su Disney+.
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