Lo diciamo spesso, ribadiamolo oggi più che mai: il Come conta più del Cosa e del Perché – in particolare in terreni dove tutto è stato già detto o fatto, come nell’arte e nel cinema. David Moreau, regista francese che gli appassionati del cinema di genere ricorderanno per Them, lo mette in chiaro con MadS, l’horror fantascientifico che ha aperto l’edizione 2024 del Trieste Science+Fiction Festival.
Oltre la forma c’è di più, e non ci riferiamo solo alla scelta dell’unico piano sequenza come tecnica di ripresa. “Il disastro” annunciato da Moreau stesso ha molto da raccontare, tanto sul suo autore quanto su un genere che cambia faccia e direzione con grande frequenza.
Genere: Horror, Thriller
Durata: 86 minuti
Uscita: tba (Cinema)
Cast: Lucille Guillaume, Lewkowski Yovel, Milton Riche
La città verrà distrutta al tramonto
Il film parte da Romain, un ricco, viziato e piccolo spacciatore che incrocia una donna ferita e disperata mentre sta andando a una festa. La donna sembra fuggita da un posto dove praticano strani esperimenti, rivelando presto una baraonda di mostruosità: in pochi istanti parte una sarabanda in cui le persone si trasformano in mostri folli, assassini e cannibali – praticamente degli zombie viventi. Qualcuno dovrà intervenire per porre fine all’epidemia.
Moreau, che sembra applicare la logica di molti autori a Hollywood, ossia “un film per te, uno per loro” (inteso: l’industria), propende stavolta per la prima opzione. Il regista, infatti, scrive il film per sé omaggiando fin dal titolo La città verrà distrutta all’alba di George Romero, il cui titolo originale era The Crazies. L’opera del 1973 era studiata per comunicare un senso di immobilità che imprigionava personaggi e pubblico, mentre MadS punta al dinamismo estremo – amplificato dalla scelta, come detto, di realizzarlo come un unico piano sequenza lungo 86 minuti.
A fari accesi, nella notte
Questa scelta estetica e virtuosistica non è soltanto un modo per mettere in mostra la perizia tecnica o il talento di certe professionalità – a partire dal direttore della fotografia, Philip Lozano. Il forsennato stile di Mads deve iniettare vigore ed energia a un racconto che cambia vorticosamente protagonisti e scenari, che sembra inseguire la sua stessa evoluzione narrativa. Inevitabile, quindi, la scelta del long take per comunicare l’ansia di questa corsa, di questo spaesamento constante in cui morire o uccidere sembrano le uniche opzioni.
Se comunemente la ripresa lunga e senza stacchi serve per mostrare il più possibile, per non usare le figure retoriche dell’immagine, MadS va in direzione opposta. Moreau si concentra sui dettagli, sulle figure in primo piano, lasciando sfocato lo sfondo. Emerge così un affresco angoscioso che si colora di fuoco e suoni agghiaccianti (ottimo il sonoro), che tinge di dolore il finale e scala il ritmo per puntare sull’eco dell’inferno. Moreau è consapevole delle derivazioni del suo film, ma con il furore dei suoi attori e della sua macchina da presa trova il modo di superarle.
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Conclusioni
Girato con una sola inquadratura, MadS è una ventata di velocità e ritmo che sa sfruttare la tecnica per lavorare sulle sensazioni, superando con l'energia la sua relativa originalità
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Voto Screenworld