Questo articolo arriva online tardissimo rispetto alle previsioni originali, questo perché dall’idea alla stesura, sono successe tantissime cose tipo l’uscita al cinema del bellissimo Furiosa: A Mad Max Saga, proseguendo poi con una piccola osservazione sulla presenza di un personaggio non presente poi in Mad Max: Fury Road, ovvero Scrotus, altro figlio di Immortan Joe.
Poi l’ennesima variabile in questa equazione: se il ritorno nelle wasteland era l’occasione perfetta per provare a rievocare i ricordi riguardo il videogioco omonimo del franchise uscito nel 2015, appunto Mad Max, ecco arrivare proprio George Miller che sembra – dalle ultime dichiarazioni – sparare a zero proprio su quel titolo, ritenuto da sempre canonico, uscito pochi mesi dopo l’approdo in sala di Mad Max: Fury Road, titolo che ha raccolto giudizi poco più che sufficienti dalla critica con il voto degli utenti sicuramente più clemente.
Proviamo a recuperare queste e altre dichiarazioni per comporre un mosaico crossmediale, azzardando anche una dichiarazione forte, fatta con tutto l’amore possibile, ma questa volta no: George Miller ha sbagliato a criticare il videogioco di Mad Max.
Mad Max, un videogioco uscito vecchio
Il videogioco di Mad Max vede luce a settembre del 2015, circa tre mesi dopo l’uscita in sala di Mad Max: Fury Road. Nei piani originali di Warner Bros (e Warner Bros Games, succursale gaming della major) il titolo sviluppato da Avalanche Software sarebbe dovuto uscire in concomitanza con il film nelle sale, ma qualche piccolo rallentamento nello sviluppo lo ha fatto slittare di qualche mese.
La struttura del gioco è – guardandola ad oggi – estremamente semplice: siamo un inedito Mad Max che viene cacciato da alcuni predoni delle wasteland, che lo colpiscono e gli rubano la sua V8 Interceptor. Scopo del gioco è quello di vagare nelle dune sabbiose per costruire una nuova automobile con l’aiuto del dito nero Chumbucket, distruggere tutte le cittadelle presenti nella mappa con un open world che oggi definiremo figlio del sistema Ubisoft, per poi vedercela con il cattivone finale.
Probabilmente a livello contenutistico il titolo pecca di forte ripetitività, ma va detto che è un gioco che simula e crea le wasteland di George Miller, dunque è oggettivamente l’unico gioco con cui potete correre a pieno gas nelle lande desolate mentre una carovana di nemici vi sta alle calcagna, mentre acrobazie, giavellotti esplosivi e simili riempiono lo schermo di benzina, sabbia e fuoco. Mad Max è stato un titolo capace di farsi piacere al pubblico, che mai lo ha lodato come capolavoro, bensì ne ha riconosciuto un certo grado di divertimento avviluppato però ad un sistema ludico non certo rivoluzionario.
Dieci anni dopo: le critiche di Miller
Con l’arrivo di Furiosa: A Mad Max Saga, nel pieno della promozione, George Miller si è lasciato sfuggire una frase che nel giro di pochissimo è rimbalzata ovunque, generando qualche malumore. Secondo lo stesso Miller, il videogioco di Mad Max del 2015 era un progetto poco soddisfacente o per lo meno, un gioco che allo stesso Miller non è piaciuto.
Di risposta, tramite i social, si sono fatti sentire alcuni sviluppatori che all’epoca parteciparono alla lavorazione del gioco, puntellando e rimandando al mittente queste critiche, sottolineando come loro stessi abbiano lavorato in quei giorni in totale isolamento dalle idee di Miller, anche se lo stesso regista risulta nei crediti (non in forma ufficiale) come consulente per alcune scelte creative. Insomma, rievocando questi piccoli dettagli, l’uscita di George Miller è sicuramente strana, bizzarra e curiosa, o almeno necessita di una giusta contestualizzazione, anche perché – ufficialmente – il videogioco viene venduto come porzione di trama ambientata poco prima di Mad Max: Fury Road, dunque per dirla in altre parole, il videogioco è sempre stato inteso come canonico.
A fugare ogni dubbio, ritorniamo alle parole espresse poco prima: ricordate che alla fine del gioco bisogna sconfiggere il cattivone? Quel cattivone è Scrotus.
George Miller e Hideo Kojima
Come nei migliori cliffhanger, spostiamo per un momento l’attenzione su una nuova parentesi per poi tornare al discorso principale. Alle critiche mosse al videogioco, Miller ha accompagnato al tutto un condimento non da poco, asserendo che gli piacerebbe vedere un videogioco di Mad Max sviluppato da Hideo Kojima.
La rockstar del mondo videoludico, Hideo Kojima dopo aver salutato non senza rancore Konami, sta vivendo da diversi anni a questa parte una vera e propria rinascita artistica, accerchiandosi di creativi e menti brillanti tra le migliori del panorama odierno e Geroge Miller è solo uno tra questi, infatti come già successo con Guillermo del Toro, Mads Mikkelsen o Léa Seydoux, ne grande pantheon dei personaggi di Death Stranding 2 – On the Beach, ci sarà spazio anche per George Miller, in un ruolo non ancora ben definito.
Ecco dunque che l’uscita fatta non pochi giorni fa sembra quasi uno scambio di favori, un’immagine riflessa di uno specchio dove ci si scambiano lodi a vicenda, sottolineando l’importanza artistica rispettivamente di Miller come di Kojima, anche perché siamo sinceri, fino a pochi giorni fa nessuno ricordava il videogioco di Mad Max, non per demeriti tecnici del progetto, ma più semplicemente il titolo non ha avuto la possibilità – o qualità – di essere tramandato nel tempo. Come già detto sopra, Mad Max è uno di quei giochi che, dati Metacritic alla mano, rientrano in quella piccola sottocategoria di progetti mediamente poco apprezzati dalla critica ed elogiati dal pubblico. La verità, come spesso capita, è nelle sfumature.
La questione Scrotus
È molto difficile dare ragione alle parole di Miller, che risultano fatti alla mano, assolutamente contraddittorie: prendendo ciò che sappiamo per buono, se il videogioco di Mad Max è canonico agli eventi di Mad Max: Fury Road in modo deliziosamente retroattivo, proprio il tanto criticato videogioco riesce a coprire un bel buco di trama presente in Furiosa, ovvero spiegare il destino di Scrotus.
Presente in Furiosa, ma assente in Mad Max: Fury Road, senza che abbia un’adeguata parentesi di uscita nel prequel con protagonista Anya Taylor-Joy, il videogioco copre questa mancanza con un arco narrativo tutto dedicato a Scotus, ufficialmente un figlio di Immortan Joe che si allontana dalla cittadella per andare alla conquista di altre terre e strutture, con il nostro Max – una visione simile al Cavaliere Oscuro di Nolan, non per forza un Max che conosciamo, bensì un uomo che incarna quei valori, da solitario guerriero della strada – che si ritrova suo malgrado a intralciare questa crociata di conquista e terrore.
Con tutti questi fatti alla mano, la confusione regna sovrana. Una dichiarazione di Miller non può annullare il valore canonico di un’opera che – volente o meno – riesce a coprire anche questo piccolo cavillo che qualche puntiglioso spettatore potrebbe muovere al film. In tal senso sembra proprio un tassello perfetto per arricchire il già prezioso worldbuilding delle wasteland australiane che con Furiosa: A Mad Max Saga siamo riusciti ad approfondire ancora di più.
Insomma, no George, questa volta dobbiamo dirlo, sei nel torto: magari il videogioco di Mad Max non sarà stato un capolavoro, ma esattamente come fa Furiosa: A Mad Max Saga, riesce ad essere un pezzo del puzzle aggiuntivo che si amalgama perfettamente al materiale preesistente.
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