Il 9 aprile 1865 il generale delle forze confederate Robert Lee firmava la resa deponendo le armi in favore di una vittoria dell’esercito nordista. Il conflitto era finito, la schiavitù abolita in tutto il Paese, tuttavia solo a pochi giorni da quell’evento, il presidente Lincoln, colui che aveva decretato la vittoria degli Stati del Nord, veniva brutalmente assassinato durante una recita teatrale a Washington. Cerchiamo di capire quali sono stati i passi commessi da quella America dell’epoca che hanno condotto un Paese così vasto a spaccarsi a metà, attraverso una frattura talmente profonda da sfociare in un conflitto Civile.
Tale frattura riecheggia nell’aria ancora oggi, e le vicende di quella sanguinosa guerra vengono narrate ancora. Il fascino determinato dalla genesi del conflitto appassiona anche studiosi ed artisti europei, a tal punto che, Roberto Minervini, cineasta italiano originario di Fermo, uscirà nelle sale con il suo prossimo film: “The Damned”, il 16 maggio, per altro in concomitanza con Cannes, dove è in concorso ad un certain Regard. Il film narra le vicende di un manipolo di uomini appartenenti ad una divisone dell’esercito nordista decisi ad intraprendere un viaggio durante l’inverno del 1862, momento cruciale della guerra di secessione. Capiamo insieme che cos’è stata e che cos’è la Guerra Civile americana per gli Stati Uniti.
La fine dell’inizio
Immaginate di essere a Washington il 14 Aprile del 1865. Sono passati 5 giorni da quando Robert Lee, generale delle forze confederate ha firmato la resa con gli stati del Nord. Il presidente Lincoln è a teatro con l’intento di godersi una commedia. Mentre la recita è in corso, un attore entra in quel teatro. Era un attore famosissimo all’epoca, talmente celebre che nessuno lo ferma o controlla. È molto giovane, ha solo 27 anni, ma da molto tempo è ritenuto uno dei più importanti attori d’America. Ciò in un’epoca in cui il teatro aveva uno spazio mediatico molto vivo, lo stesso che oggi potrebbero avere i personaggi della musica o le star del Cinema. Questo ragazzo era talmente illustre che da tempo la stampa lo definiva l’uomo più bello d’America.
Il suo nome era John Wilkes Booth ed era un simpatizzante del Sud, perdente della guerra civile, mai nascondendo di essere un grande detrattore di Lincoln e della sua politica, ritenendola la causa principale della fine della sua idea di America. John Wilkes Booth, l’uomo più bello d’America, entra in quel teatro, tira fuori la pistola, spara alla nuca del presidente e scappa. La sua convinzione è di essere come Bruto, colui che aveva assassinato Giulio Cesare per difendere la libertà. Morirà due settimane dopo in uno scontro a fuoco contro coloro che lo avevano inseguito. Lincoln è stato il primo presidente degli Stati Uniti a morire in un attentato. Dopo di lui altri tre presidenti perderanno la vita mentre erano in carica, l’ultimo: JFK.
La morte di Lincoln è una svolta storica nel determinare la conclusione di una guerra Civile, costata all’America 600mila morti. In realtà questo non basta per determinare lo scoppio di una guerra civile all’interno di un Paese così vasto e soprattutto non in tempi brevissimi. La guerra Civile del diciannovesimo secolo è avvenuta perché in quel momento storico nel paese si confrontavano due modelli diversi di sviluppo, di economia, di società radicate, ognuna in una parte del Paese. Modelli talmente radicati che tutti ci credevano, non solo gli esclusi dalla società, ma anche politici, intellettuali e nobili.
Com’erano gli Stati Uniti nella metà dell’ottocento?
In quegli anni l’intero territorio aveva subito una crescita demografica ed industriale travolgente. Gli abitanti erano circa 31 milioni in tutto il Paese, cioè più dell’intera Gran Bretagna e poco meno della Francia. Negli ultimi 10 anni, il valore della produzione industriale era raddoppiato. L’America era un paese nel quale i contadini di campagna erano molti di più dei cittadini di città, ma presto, le cose sarebbero cambiate. Era persino un Paese democratico in cui l’alfabetismo era molto più diffuso rispetto al resto dell’Europa , eccezione, se pensiamo all’Europa di quel tempo. Il Paese più egualitario al mondo, ed ecco spiegato perché avvenivano così tante ondate migratorie.
Tuttavia, le differenze tra Nord e Sud erano piuttosto marcate. Il primo era caratterizzato industrialmente, il secondo era una zona ricca ma solo contadina e di proprietari terrieri, con ben 4 milioni di schiavi a seguito. Il sud era il paese del cotone e tutto il mondo godeva dei profitti del cotone, ma era un’economia ferma che non progrediva e non cresceva, a differenza del Nord in forte fermento. Nonostante ciò, era il Sud a governare il Paese da più di 50 anni. Tanto che, fino a Lincoln, 9 su 16 presidenti erano del Sud e personalmente proprietari terrieri e di schiavi.
Tuttavia, questa egemonia politica del Sud doveva necessariamente lasciare spazio ad un altro polo emergente che passo passo avrebbe acquisito sempre più importanza. Una terza divisione degli Stati Uniti: Nord, Sud, e Ovest (West). Gran parte del continente era ancora da conquistare. Tutti volevano quei nuovi territori. “C’è un mondo da conquistare.” I coloni arrivano ad ovest perché tutto è libero, e lì fondano una società individualista e contadina. In quel periodo il West e Sud erano legati da stessi interessi, così finiscono per allearsi favorendo una continua espansione territoriale verso Ovest.
Decenni prima, la guerra contro il Messico conseguì un impadronirsi di quei territori fortemente voluti da proprietari del Sud e del partito democratico, ovvero il partito dei piccoli proprietari dell’Ovest. Ciò nonostante, gli industriali del Nord contavano sempre di più e pretendendo politiche diverse, alimentano uno scontro divenuto ormai inevitabile, ed un conflitto economico come preludio di quella spaccatura degli Stati Uniti d’America.
Cosa sono davvero gli Stati Uniti?
“Anche se ci siamo uniti, ognuno degli stati è in pieno possesso delle proprie sovranità. Noi non siamo una nazione ma un’unione”
Così, alcuni stati del Sud rivendicavano il fatto che gli Stati uniti non sono nulla di più che un’unione di stati liberi e questi non hanno l’obbligo di rispettare le leggi dei federali. Tra di loro, la South Carolina è il più estremista e non voleva rispettare la legge di Washington, la quale richiedeva l’aumento delle tasse doganali. Nel 1846, i gerarchi sudisti pronunceranno per la prima volta tali parole: “Se con le vostre leggi cercherete di cacciarci dal Texas e dal New Mexico, noi siamo per la secessione.” Lo spirito di quel tempo era: “NAZIONE”, ma per gli stati del Sud così non era.
La spaccatura si concretizza quando il Paese si divide tra stati dove la schiavitù è permessa e stati dove non è permessa. Ci sono interessi in conflitto. A Washington, il senato è stato costituito senza alcun rapporto con la popolazione degli stati. Dall’altra parte, la classe dirigente spinge perché i nuovi stati ammettano la schiavitù: questione calda perché si tratta di un egemonia su un settore piuttosto che un altro, ma l’abolizione era un discorso elitario. Il Nord aveva abolito la schiavitù perché i suoi operai non volevano essere schiacciati a livello contrattuale dagli schiavi neri. La vera causa fu il moltiplicarsi dei lavorati bianchi.
Nel 1860, anno prima dello scoppio della guerra, c’erano 4.5 milioni di neri schiavi. Il 14% della popolazione nazionale e tra le élite colte divampava il dibattito sull’abolizione già da anni. “Cosa gli fai fare ai neri una volta che hai abolito la schiavitù?” Se la prima constatazione diceva che non esisterebbe mai una coesione di convivenza tra neri e bianchi e che fosse necessario liberarli, la seconda ammetteva che la rivoluzione industriale aveva cambiato tutto, ma la schiavitù produceva troppi profitti necessari. Il Paese si spaccò ulteriormente alla nascita dei movimenti estremisti, quali: l’abolizionismo (puritani), il quale reclamava l’abolizione della schiavitù seduta stante, dicendo che in un paese cristiano la schiavitù DEVE essere abolita. Il movimento ottenne grande successo tra le élite colte ma non tra quelle popolari, tuttavia questo fece impaurire il Sud sempre di più.
Nel Sud invece, parlare contro la schiavitù era la morte politica. Nel Sud, bisognava difendere la schiavitù a tutti i costi. Addirittura, i predicatori protestanti dicevano che la schiavitù fosse presente nella Bibbia. Nel Sud, tutti erano convinti che negli Stati Uniti ci fossero le razze, quelle inferiori e quelle superiori, e gli schiavi, chiaramente inferiori, erano “felici” e necessari. Per loro, i bianchi tutti liberi e uguali era la più grande manifestazione di democrazia. La garanzia del sogno americano, della libertà e dell’uguaglianza, il desiderio di un cambiamento radicale non era manifesta, anzi, fomentava un movimento estremista che vuole sempre di più, espandersi sempre di più.
Il cotone è una garanzia assoluta. Il cotone è re. Per il Sud, Il nord voleva dire disordine, immigrazioni, puritanesimo ipocrisia, città fumose e colme di operai sfruttati. Per il Nord, il Sud voleva dire arretratezza, pigrizia, immoralità antiprogressismo. Ma Ognuno vede soltanto le violenze degli altri. Nel 1852, Harriet Beecher Stowe pubblicò il best seller: “La capanna dello zio Tom” – la vita degli schiavi al Sud. In seguito, nel Nord si diffuse l’idea che la la schiavitù fosse davvero sbagliata e immorale.
La nascita di una Nazione
Nel 1860 le nuove elezioni videro sfidarsi il partito democratico del Sud ed un nuovo partito, il quale prometteva di riunire gli interessi degli industriali del nord e dei coloniali dell’Ovest e prendeva il nome di Partito Repubblicano. Il candidato principale del partito era Abraham Lincoln, avvocato, uomo della frontiera, e con già esperienze nel mondo politico. Chiaramente, il Sud compatto non voleva Lincoln ed egli gli viene presentato come il diavolo. Il neo presidente vince con una totalità disarmante nei paesi del Nord ma perde amaramente in quelli del Sud, un paese spaccato a metà, dunque. Esperienza passata che spesso viene rievocata al fine di rimarcare quella differenza nazionale talmente il Paese è spaccato ancora oggi.
Il nuovo capo del governo nel discorso presidenziale si esprime con frasi soventi e dal riverbero nazionalista, tuttavia tali parole celano un secondo fine più subdolo, così egli si espresse: “Cosa fare con gli schiavi? – Lincoln dichiara che sulla schiavitù non metterà parola – omertà. “Parlare di secessione è tradimento e l’idea della secessione è l’essenza stessa dell’anarchia. Il mio compito è proteggere, difendere e tutelare il Governo”
Il 12 aprile 1861, le autorità governative aprono il fuoco contro le forze confederate, le quali non volevano cedere il Forte Sumter. Lincoln recluta un esercito con l’idea, iniziale, di riprendere in mano il forte e di porre fine al conflitto in appena 3 mesi, e così, poichè la libertà dei diritti degli Stati è cruciale, dopo 30 anni che se ne discuteva aspramente, comincia per davvero la guerra civile americana. 4 anni ed un giorno dopo la resa di Fort Samter, Lincoln verrà assassinato a Washington. La guerra civile era finita e la schiavitù abolita in tutti gli Stati Uniti, senza alternative, se non quella di permettere ai neri di poter continuare a vivere lì con gli stessi diritti degli altri cittadini bianchi degli stati.
La Guerra Civile Americana fu un grande progresso sociale, che diede il via libera ad un’epopea che alimentò il mito del Far West, del Golden State, lì dove c’era il futuro di una nazione. Un grande passo in avanti per le sorti di un Paese intero, mai veramente cercato prima che quella guerra scoppiasse ed in mezzo ad una popolazione bianca, la quale non aveva mai veramente voluto la parità né al Sud né al Nord. C’è chi dice che gli Stati Uniti sono diventati una Nazione dopo le guerre di indipendenza per scacciare i padri inglesi, qualcun altro che invece afferma con fermezza che dopo la guerra civile gli Stati Uniti sono diventati veramente una nazione.
Tuttavia, John Brown, esponente del movimento abolizionista nato nel Nord e macchiatosi dei delitti del Kansas, Stato emergente ed in bilico tra ideologie nordiste o sudiste, a seguito della condanna a morte, pronunciò tale frase: “I delitti di questo colpevole Paese non saranno mai espiati se non con il sangue.” Oggi John Brown viene ritenuto una sorta di eroe nazionale, le sue gesta leggendarie seppur nefaste hanno alimentato nei decenni successivi il mito dell’eroe americano, cioè colui che assetato di vendetta può imbracciare un fucile ed ambire alla giustizia assoluta. Concetto che costruisce l’idea di quello che l’America è stata nei secoli: una terra di miti ma anche di mostri e tutto arriva o parte dalla guerra di secessione, le quali conseguenze si sentono ancora oggi.
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