Cosa si è disposti a fare per riscattare se stessi e dare un senso alla propria vita? Il cinema ha provato a rispondere con infinite storie a questa domanda, così umana senza tempo, eppure sembra che siano i racconti sullo sport a risultare i più universali. Non importa quale sport si segua – magari addirittura nessuno – ma quei valori che hanno a che fare con l’empowerment e la possibilità di trovare un posto nel mondo parlano a chiunque.
Non stupisce quindi che The Beautiful Game punti dritto al cuore regalandoci una storia corale, pulita e lineare, che riesce a intavolare un discorso sulla solidarietà, sul riscatto e su quanto, anche nella vita così come nello sport, il lavoro di squadra possa fare la differenza.
Diretto da Thea Sharrock e interpretato, tra gli altri, da Bill Nighy, Michael Ward e Valeria Golino, il film arriva su Netflix il 29 marzo.
The Beautiful Game
Genere: Drammatico
Durata: 124 minuti
Uscita: 29 marzo (Netflix)
Cast: Bill Nighy, Michael Ward, Valeria Golino
Trovare la propria casa
Mal (Bill Nighy) manager calcistico e talent scout, sta allenando la sua squadra affinché possa partecipare alla Homeless World Cup a Roma in rappresentanza dell’Inghilterra. Quando però incontra Vinny (Michael Ward), attaccante tanto talentuoso quanto tormentato, entrambi dovranno fare i conti con il passato e con il fatto che, a volte, a un’occasione persa ne possa corrispondere una tutta nuova. Vinny infatti era un giocatore professionista prima che la sua vita prendesse un’altra direzione e lo portasse a perdere se stesso e il suo futuro.
Considerandosi migliore dei compagni di squadra, ognuno alle prese con il proprio bagaglio di esperienze complesse, Vinny si chiude quindi nel suo dolore non riuscendo ad accettare che toccare il fondo non significhi necessariamente restarvici. L’esperienza alla Homeless World Cup gli farà comprendere che non sono i gol segnati a definirlo come persona ma che lo sport a cui ha dedicato la vita può aiutarlo a ritrovare la sua dimensione. La sua casa.
Uno degli aspetti più toccanti di The Beautiful Game è che, sebbene le vicende siano fittizie, il quadro in cui si svolgono è estremamente realistico; il film infatti si ispira e omaggia al contempo la Homeless World Cup un torneo di calcio in cui persone senzatetto di tutto il mondo senza distinzione di età o sesso si sfidano. Una manifestazione che, nel corso del tempo, è stata in grado di dare una seconda occasione a tanti che non ci credevano neanche più. Esattamente come Vinny.
La vittoria oltre la sconfitta
The Beautiful Game non è però soltanto la vicenda di Vinny, portato in scena da un sofferente Michael Ward. Come abbiamo detto in apertura il film mette in scena una storia corale in cui ogni personaggio trova il suo spazio e viene definito in quanto essere umano, non per la sua condizione di senzatetto magari anche alcolista, tossicodipendente o rifugiato – come ad esempio Aldar, interpretato da Robin Nazari.
Tutti underdogs, ma non perdenti, i ragazzi di The Beautiful Game sono, ognuno in modo diverso, vittime di una società che fa di tutto per apparire indulgente ma che, in realtà, esalta il mito della vittoria a scapito di chi ha avuto difficoltà o – come dice Mal, sfortuna. Perdere tutto non significa infatti essere perdenti ed è questo quello che The Beautiful Game ci vuole dire con una storia no, non cambierà la storia del cinema, ma che ci fa sorridere e pensare che tutti, ma proprio tutti, meritiamo una seconda occasione.
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La recensione in breve
Una film che sfrutta la potenza dello sport per raccontare una storia di riscatto e seconde possibilità.