“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.” Lo sa bene Pirandello, che ha fatto del teatro uno dei perni della sua produzione artistica e letteraria. Il concetto di maschera ideato dall’autore siciliano può esprimersi con tutta la sua semplicità in Immortal Woman, lungometraggio coreano presentato al Florence Korea Film Festival e diretto da Choi Jong-tae, il quale si è anche occupato scrivere questa lunga giornata di due commesse alle prese con una cliente difficile. L’impianto teatrale e i pochi arredi sul palco incuriosiscono lo spettatore di fronte ad una situazione che mette in scena uno spaccato di vita dove ci sono molte maschere e pochi volti. Tramite questa recensione di Immortal Woman andiamo a scoprire questa particolare pellicola.
Genere: Drammatico
Durata: 87 minuti
Uscita: 27 marzo 2024 (Cinema)
Cast: Ahn Nae-sang, Lee Eum, Yoon Ga-Hyun, Lee Jung-gyeong, Yoon Jae-jin
Tra sorrisi e clienti difficili
All’Ange Gardien, uno negozio di cosmetici all’interno di un centro commerciale, Hee-kyeong e Seung-ah sono due giovani commesse che devono mantenere il sorriso permanente e un atteggiamento accomodante verso il cliente. Nel bel mezzo della loro giornata lavorativa arriva Jeong-ra, una cliente che vuole ricevere un rimborso poiché, dopo aver acquistato un prodotto cosmetico per prevenire le rughe intorno agli occhi, non ha ricevuto i risultati sperati. Al contrario, ha più rughe di prima. Inizia, dunque, una snervante sfida nella quale le due commesse devono mantenere la calma, dopo che Jeong-ra ha iniziato a diventare sempre più irritante e pretenziosa, oltre che offensiva nei loro confronti. Nel momento in cui Seung-ha perde le staffe, cala la maschera e una serie di conseguenze fa crollare il teatrino in cui le protagoniste recitano una parte.
Una società di maschere
Un palco, pochi arredi. Gli attori sono pronti a recitare la propria parte, ma manca qualcosa: il pubblico. Le poltrone del teatro sono vuote, non si sente volare una mosca. Eppure lo spettacolo inizia, con queste due attrici nel ruolo di commesse dell’Ange Gardien, tradotto “Angelo Custode”, un negozio di cosmetici che si prende cura della bellezza dei suoi clienti. Almeno dovrebbe essere così. Da questa ricostruzione teatrale inizia la narrazione di Immortal Woman, opera che intende percorrere un viaggio all’interno dell’ipocrisia umana, scavando dentro i suoi personaggi con numerosi dialoghi mai banali, i quali non fanno altro che costruire situazioni che metteranno a dura a prova le commesse. Quest’ultime sono costrette ad un sorriso perenne, una croce da portare ad ogni costo, rinunciando alla propria identità per soddisfare l’altro. Jong-tae racconta di due donne intrappolate in una gabbia sociale dalla quale è difficile uscirne, sforzandosi in tutti i modi per rimanere nel proprio ruolo. Quando arriva Jeong-ra la situazione si complica, in un continuo scontro tra commesse e cliente nel tentativo di non arrivare a tragiche conclusioni. Ed è qui che Immortal Woman scoppia: miseria umana, vendetta, menzogna, l’ossessione per la giovinezza, nervi tesi. Il ricettacolo perfetto per rappresentare l’essere umano per quello che è: un insieme di tante maschere da indossare in base al proprio ruolo.
Il teatro della vita
È su questa questione puramente teatrale che Immortal Woman gioca tutte le sue carte. L’assenza del pubblico di fronte ad uno scenario costituito da un bancone ed una cassa non è essa stessa il salone di un negozio dove venditore e consumatore indossano dei ruoli? In un mondo dove l’apparente ha superato il vero, il personaggio di Jong-tae rimane il personaggio più reale sul palco, mettendo a dura prova la falsità delle due commesse, fino a quando una delle due non crolla e la verità viene a galla. La maschera viene tolta, è tempo di mostrare chi si è veramente, mettendo in luce la fragilità dell’essere umano. L’uso del teatro come strumento di smascheramento della realtà e dell’isolamento dei personaggi, rimasti ad interpretare un ruolo per alienarsi completamente dalla realtà e non essere più se stessi. Eliminare totalmente la propria personalità alla ricerca di un obiettivo più grande, certamente un fardello per tutti i protagonisti coinvolti in questa pièce teatrale dai risvolti grottesco, nella quale va in atto anche una lotta di classe dall’esito amaro, chiudendo ogni possibilità di una speranza per l’individuo in una società come questa.
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La recensione in breve
Immortal Woman prende come presupposto una rappresentazione teatrale per mettere a nudo l'essere umano in tutte le sue contraddizioni, riuscendo abilmente a mantere l'attenzione del pubblico e parlando di temi molto attuali. Un interessante affresco di chi siamo realmente.
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Voto Screenworld