Manca poco alla Notte degli Oscar, che quest’anno celebrerà la sua 96^ edizione, e per arrivarci preparati al meglio, abbiamo pensato di stilare un vademecum delle cose che dovete sapere per capire meglio come funziona e cosa realmente premia il più importante riconoscimento cinematografico americano, quello che è diventato quasi un sinonimo di Hollywood e della sua macchina dei sogni.
I film nominabili
Cominciamo dall’inizio, ovvero chi è eleggibile? Possono concorrere agli Oscar tutti i film usciti dentro l’anno solare precedente la premiazione, quindi in questo caso dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, distribuiti in almeno un cinema della contea di Los Angeles per almeno sette giorni consecutivi. Questo vale per tutti i premi dedicati ai lungometraggi, tranne quello per il film internazionale, per cui ogni nazione manda un proprio film, parlato per la maggior parte in una lingua diversa dall’inglese (per questo è candidato La zona d’interesse, britannico di produzione ma parlato in tedesco), provvisto di sottotitoli in inglese. Tutti i lunghi devono essere girati in 35 o70 mm oppure in sansione progressiva digitale per un formato minimo di 2048×1080 pixel. I cortometraggi invece devono avere durata massima di 40 minuti ed essere stati presentati in uno dei festival che fa parte del circuito dell’Academy, che racchiude i principali festival di tutti il mondo e le migliori rassegne di corti.
Come si vota?
Come si vota? L’Academy, composta da circa 6000 membri, è suddivisa in 17 branche, ognuna delle quali riferita a un ruolo, registi, attori, montatori eccetera; ogni branca vota le nomination della propria categoria, tranne il miglior film internazionale, i corti e i documentari per cui c’è un comitato apposito; tutti i membri votano le nomination per il miglior film e i vincitori finali, tramite un sistema di voto online e aver avuto la possibilità di vedere tutti i film candidati. Il voto è gestito da una compagnia esterna di notai e revisori, la PricewaterhouseCoopers, che certifica validità e vincitori.
Che significa Miglior Film?
Da europei, per cui il regista è il padre del film, ci siamo sempre chiesti: com’è possibile che un film vinca per il miglior film, ma non per la miglior regia? Perché il miglior film premia la miglior produzione cinematografica, a essere onorati con la statuetta sono i produttori, di cui sempre più spesso fanno parte anche i registi per preservare il proprio lavoro e poterlo gestire sia sul piano creativo che su quello pratico, i quali non sono i finanziatori del film, ma coloro che gestiscono le risorse, le controllano e la fanno fruttare al meglio, possibilmente.
Le proposte di candidatura
Altra questione interessante: normalmente, sono gli studios a proporre all’Academy i film e le candidature, di modo da facilitare il lavoro ai membri votanti che non devono fare i rabdomanti sezionando ogni singolo film alla ricerca del miglior sonoro. I film eleggibili spesso comunicano quali sono le categorie per cui tenere in conto e valutare quel film (ovviamente escluso il miglior film e le categorie “maggiori”) attraverso la dicitura ‘For Your Consideration’. Quindi, per esempio, sono le distribuzioni e gli studios a decidere se un attore o attrice deve concorrere come protagonista o non protagonista, a seconda del ruolo nel film certo, ma anche di strategie comunicative e promozionali, della possibilità di vincere o meno in un determinato ruolo, sfruttando il fatto che magari, in film con più protagonisti alla pari, la categoria del ruolo di supporto potrebbe dare maggiori possibilità di vittoria, come nel caso di Alicia Vikander, protagonista femminile di The Danish Girl, ma premiata come non protagonista.
I premi tecnici
Andiamo quindi nello specifico delle singole categorie e di cosa realmente vanno a premiare. Certo, c’è poco da spiegare su cosa si richiede da un’interpretazione o da una sceneggiatura, ovvero l’intreccio tra racconto, personaggi e dialoghi, come anche la capacità di visualizzare le scene attraverso la parola scritta, restando ferma la distinzione tra originale (ovvero scritta appositamente per l’occasione senza fonti preesistenti) e non originale (tutti gli adattamenti da precedenti libri, opere teatrali, articoli di giornale, anche sequel o proprietà intellettuale, come Barbie quest’anno); e forse, istintivamente, anche la regia è intuibile, ovvero il più bravo a tenere insieme tutti gli elementi del film e renderlo il migliore possibile, comunicando pensieri ed emozioni. Però magari non tutti sanno di preciso cosa fanno e cosa si cerca nei vari premi tecnico-artistici della serata.
Per esempio, il montatore è di base colui che mette insieme le singole sequenze del film, che gli dà il ritmo giusto, che permette ai personaggi di emergere dando loro più spazio o rendendoli più misteriosi togliendolo, che sottolinea i momenti del film lavorando sulla velocità, ma anche sulla forma visiva, preferendo certe inquadrature, anziché altre. Quella del montatore non è l’arte del costruttore di puzzle,, ma è più un mosaicista: se il primo ha già il disegno completo e deve rimettere al posto giusto pezzi già precisi e sparsi, il secondo forma l’opera finale partendo da tessere a cui lui stesso dà forma e ampiezza e colore.
Non proprio, a dire il vero, perché il colore lo dà il direttore della fotografia o per dirla come gli americani, l’autore della cinematografia, ovvero il primo responsabile del look del film, colui che cura l’aspetto dell’immagine, i colori e l’atmosfera, la grana e i supporti con cui riprenderlo, le luci, il taglio delle inquadrature, la loro composizione, i movimenti della macchina da presa e il rapporto di essa con gli attori.
A stretto contatto con il direttore della fotografia lavorano gli scenografi e i costumisti: i primi sono coloro che curano tutto il materiale di scena del film, dagli sfondi ai set, dalle grandi costruzioni in cui il film si svolge ai piccoli oggetti che arredano un’inquadratura, coloro che disegnano tutte le ambientazioni e poi le realizzano o le trovano, valutandone il materiale, il colore, la resa estetica e pratica all’interno del film, rendendole funzionali all’opera e alla sua poetica; i secondi ovviamente curano gli abiti di scena, disegnandoli o cercandoli altrove, valutandone tutti i dettagli stilistici che possano sposarsi al meglio con il look complessivo del film.
La questione legata al sonoro
Altro campo da sgomberare, quello del suono. Nonostante dal 2020 è stata tolta la categoria del miglior montaggio sonoro, inglobata da quello del sonoro per ovviare a incomprensioni e confusioni, noi italiani continuiamo a confondere la colonna sonora con la musica, che infatti gli inglesi chiamano score: la colonna sonora infatti, nella pellicola o nel file che vengono proiettati è tutto ciò che riguarda il comparto sonoro, dalla musica, alle voci degli attori ai rumori del film. Per cui, meglio separare il sonoro, che è l’arte di creare il suono, prevedendolo in fase di pre-produzione (il sound design) per poi realizzarlo registrandolo attraverso la presa diretta o ricreando i suoni artificialmente, mixandolo nel modo migliore per dargli il giusto impatto.
Per le altre categorie, come Musica, Trucco e Acconciatura o Effetti Speciali (comprendendo gli effetti di scena, realizzati sul set, e quelli visivi, realizzati in post-produzione) il quadro appare più semplice da comprendere. Sperando di essere stati chiari ed esaustivi non ci resta che augurarvi buona Notte degli Oscar con Screenworld e, se vi resta qualche dubbio, non esitate a chiedere.
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