The Dark Side Of The Moon è un’opera che con grande spontaneità, narra dell’incertezza e delle pressioni della vita che pulsa incessante. L’album si sviluppa su più dimensioni spaziali, e accompagna l’ascoltatore in una passeggiata nelle profondità siderali del flusso di coscienza e dà forma all’istinto di fuga da una società costrittiva. È evidente che per la colonna sonora di Dune – Parte Due, come per il primo film, il compositore Hans Zimmer abbia preso spunto dalle sonorità grandiose ed epiche del disco, specialmente per i cori soventi. Tuttavia, cerchiamo di comprenderne l’efficacia espressiva, non solo sonora ma anche emotiva attraverso i temi espressi. Dove possiamo ritrovarli all’interno del film, nella figura di Paul Atreides e della sua progressiva trasformazione al lato oscuro della luna.
Il respiro della vita – Speak to Me e Breathe (In the Air)
Speak To Me è il brano che apre l’album. Irrompe sulla scena attraverso un battito cardiaco costante che appartiene ad un bambino ancora al sicuro nel grembo della madre. Una volta nato, il piccolo, abituato al solo battito del cuore della mamma, dialoga con lei. Il figlio, successivamente, deve confrontarsi di colpo con il freddo ma caotico mondo esterno, i cui rumori suscitano il pianto nell’inconscio del bambino che esala il suo primo respiro. In Dune sono presenti due figli. La prima è colei che Lady Jessica porta in grembo, la piccola comunica in continuazione con la madre, poiché affamata di incessante conoscenza e desiderio di rendersi partecipe alle vicende del fratello Paul.
Il secondo, è proprio il neo Fremen, Paul Atreides, il quale vive la sua esistenza con la consapevolezza di non essere un messia o un salvatore, ma semplicemente un guerriero in cerca del suo posto nell’universo e sposa la causa del popolo dei Fremen perché gli appare come la via più giusta da percorrere. Dopo aver bevuto l’acqua della vita, egli vedrà, conoscerà e approderà ad una nuova versione di sé. Più cosciente e sveglia e di conseguenza meno sognante. È di fatto una morte che conduce da uno status ad un altro, da una coscienza ad un’altra. In Breathe, secondo brano dell’album, il figlio, precedentemente in grembo, viene smorzato dall’istintivo e confortante abbraccio della madre, la quale lo incita con entusiasmo a vivere la sua di vita e gli descrive semplicisticamente cosa vedrà in futuro, simboleggiando la sua prevedibilità.
La Paura del tempo delle scelte – On the Run e Time
Paul è un giovane ragazzo, mingherlino, il quale non sa a cosa credere. Messia o falso profeta? Identità e appartenenza sono concetti confusi nella sua testa e l’inizio del suo cammino è composto da una strada troppo tortuosa e lunga da non riuscire a vedere il fondo che la costituisce. Allora, in questo momento, sopraggiunge la paura poiché, quando non abbiamo più risorse, non ci resta che la paura.
Il brano On The Run, descrive la fuga da tutto e tutti. La traccia suscita la tensione, l’ansia della paura, che passa anche, ma non solo, attraverso le fobie; la paura evocata può essere di ogni tipo, da quella per una singola prova della vita, come cavalcare un verme per sentirsi appartenenti ad un popolo, a quella del vivere stesso, alla paura dell’avvenire, cioè del proprio futuro, incerto e avvolto da ombre di segreti.
La paura colpisce anche la concezione del tempo. Il timore, da parte dei giovani di perdere tempo per poi trovarsi, troppo tardi, a contare gli anni, ormai vecchi. Come in Time, brano nel quale lo scorrere del tempo del ticchettio di orologi viene fragorosamente intensificandosi con le sveglie, che sono le occasioni della vita, ignorate però dall’uomo incastrato dalla propria convinzione, determinata dalle fiamme della gloria di una profezia. Non c’è però antidoto allo scorrere del tempo, anzi, questo avanza inesorabile. The time is gone, the song is over, Thought I’d something more to say (Il tempo è passato, la canzone è finita, ma io pensavo di avere ancora qualcosa da dire).
L’avidità determinata dal Potere – Money
Quando Paul capisce di poter governare decide di abbandonare le leggi del cuore e credere solo in quelle della vendetta. Le prime non sono tagliate per questo ruolo, a detta di burocrati queste conducono l’uomo ad essere debole, non adatto a progettare ma solo a sperare. La conseguenza di questa scelta conduce al materialismo imperante che erode la spiritualità dell’essere umano, accecato solo dal potere e ciò che può ottenere attraverso esso.
Il brano Money si scaglia contro il capitalismo e l’avidità da esso generata; attaccando il sentimento di possesso e di valore transitorio dei beni materiali che per via del potere e delle possibilità che offrono, sono la cosa più rilevante per il benessere generale. Il brano descrive le ossessioni di un uomo avido ed egoista, il quale compra tutto ciò che più desidera e non pensa minimamente di aiutare le persone in difficoltà economica e nemmeno essere alla pari con loro.
La follia conduce solo al conflitto – Brain Damage e Us and Them
Corrotto dal potere e corroso dalla sete di vendetta, Paul non crede più in ciò che era prima, ed ai principi della bellezza, abbraccia la via della follia e dell’egotismo, accogliendo il suo lato oscuro della luna. Brain Damage fa esplodere il tema dell’apatia e dell’alienazione in una persona smarrita nel lato oscuro. “And if the band you’re in starts playing different tunes, ll see you on the dark side of the moon ”, “e se la band in cui sei comincia a suonare melodie diverse, ti vedrò nel lato oscuro della luna”. Allora decide di muovere guerra. Ha i mezzi, ha l’esercito, ha la potenza di fuoco. Vede il futuro, ogni cosa. Crede che chi è in grado di distruggere una cosa, ha il totale controllo su di essa.
Il conflitto Santo sembra essere la soluzione e la conseguenza è il totalitarismo, come in un regime. Us And Them, parla della guerra nella società, della violenza e della loro profonda inutilità, ed in particolare della volontà di far guerra ad altri non per interessi economici o per altri motivi, ma per affermare la propria superiorità come individui e come popolo sugli altri. Le sonorità fanno trasparire un sentimento di sofferenza misto ad angoscia che alludono ai pregiudizi e l’indifferenza verso gli altri.
L’immagine del paradiso eclissato dalla luna – The Great Gig in the Sky e Eclipse
La guerra conduce sempre alla morte. Che questa sia dell’identità, cultura o stirpe, è sempre definitiva. Quindi la scelta del conflitto è e sarà sempre sbagliata. Tale affermazione è concreta e pulsante in: The Great Gig In The Sky che evoca la morte, spesso negata ma istintiva e, anche solo inconsciamente, inevitabile, in quanto punto finale della vita in qualunque conflitto indotto dall’uomo. La canzone sfocia presto in un’allarmante fase di urli di terrore disperati, che rappresentano la fine dell’armonia.
Il titolo significa “Il grande concerto nel cielo”, l’interpretazione potrebbe comunicare che la morte si manifesta principalmente di notte, nel buio, quando l’uomo, guardando le stelle, rientra in contatto con la sua natura fatale. Altre interpretazioni possono alludere alla religione, riferendosi al Regno dei Cieli o al Paradiso, come unico desiderio di salvezza per l’esistenza. Esso è lo scopo e l’arrivo, giustificato se raggiunto con nobili sforzi e fatiche ma mai ottenuto attraverso la violenza ed il conflitto tra popoli. “Conducili in Paradiso, come è scritto!” Questa è la promessa che il messia pronuncia alla fine del film. Il paradiso è una realtà perfetta di armonie e serenità, le quali possono facilmente vacillare quando non ci crede più nella parità dei ruoli.
Eclipse, ultima traccia, fa cadere l’oscurità dell’eclisse sull’album. La canzone dice che l’unica cosa che può creare sofferenza all’uomo è l’uomo stesso. Nell’immaginario, ogni cosa è illuminata dal sole, ma noi non riusciamo a percepirlo sempre perché esso è eclissato dalla luna. Questo significa che il mondo intorno a noi lo possiamo percepire, anche come perfetto, ma le pulsioni che derivano dal nostro lato oscuro, rischiano, se gestite con folle criterio, di eclissare una realtà paradisiaca.
Quindi, Il lato oscuro della luna cos’è?
La guerra, la corruzione, il potere assoluto, oppure la follia in cui rifugiarsi, assenti ed inconsapevoli di tutto. O ancora più semplicemente: la morte verso cui tutto confluisce, malgrado le convinzioni degli sforzi. la metafora del lato oscuro di ogni essere umano.
Questa conclusione sembra essere “apparente”, in quanto le ultime parole recitano: “There is no dark side of the moon really. Matter of fact it’s all dark”,“non esiste un lato oscuro della luna, perché di fatto tutto è oscuro”. Si afferma che l’uomo sia totalmente imperfetto, e possa solo fingersi perfetto, percependosi tale, assorbendo l’essenza della realtà che lo circonda.
Alla fine del film e dell’album, non ci si sente rassegnati, anzi. Nel caso del lungometraggio di Villeneuve, il finale è ancora una volta aperto. Le opere sprigionano una carica vitale molto potente e concreta, al punto da farci credere che il lato oscuro della luna non sia la morte bensì la vita stessa, con le sue contraddizioni. Sta a noi decidere da quale parte schierarci e su quale lato della luna stare, quello illuminato o quello oscuro, quello bello o quello orrorifico, ma per stare sul primo bisogna riuscire a trovare la sintonia con il resto della realtà, raggiungibile tramite la rispettosa speranza della nostra natura umana e di quella che ci circonda.
Il raggio di luce presente nella copertina del disco, è la vita, che inonda il prisma/l’uomo, il quale comprende la realtà come dono di pace salvifico. C’è dunque la speranza di primavera alla fine, non solo del deserto ma di un qualcosa che può nascere dentro l’essere umano e germogliare attorno a lui, a beneficio degli altri. Malgrado tutto, alla fine l’ultimo suono che sentiamo è un cuore che continua a pulsare di vita.
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