La Torcia Umana sarebbe fiero della cosa. Perché è bastato una sola immagine per riaccendere finalmente la fiamma dell’hype. L’annuncio del cast del prossimo film sui Fantastici Quattro ha ridato entusiasmo a un Marvel Cinematic Universe in crisi di ispirazione. Merito di un casting sulla carta molto promettente, guidato dall’onnipresente e amatissimo Pedro Pascal nei panni di Mister Fantastic. Al suo fianco l’algida classe di Vanessa Kirby (cognome che con i Fantastici Quattro rievoca giganti del fumetto) e due attori come Ebon Moss-Bachrach e Joseph Quinn, che si sono fatti amare in due serie tv recenti (The Bear e Stranger Things). Nomi che stuzzicano e fanno ben sperare per il futuro, ma non è al futuro che punteremo in questo articolo. Perché l’annuncio del nuovo cast della famiglia Marvel ci ha fatto venire in mente una domanda molto rischiosa: “Com’è rivedere oggi i vecchi film dei Fantastici Quattro?”. Prepariamoci a un doppio salto nel passato, che forse non sarà indolore.
I Fantastici Quattro (2005)
Eccoci qui, salto indietro di quasi vent’anni. Partiamo un po’ dal contesto. Siamo nel 2005. L’MCU ancora non esisteva, al cinema arrivava Batman Begins di Nolan, eravamo nel pieno della trilogia degli X-Men che si sarebbe conclusa l’anno successiva, reduci da quel capolavoro assoluto di Spider-Man 2 firmato Sam Raimi. Però ci stiamo dimenticando uno dei migliori pseudo-cinecomic di sempre, che creerà non pochi problemi ai nostri Fantastici 4: ovvero lo splendido Gli Incredibili di Brad Bird, uscito un anno prima. Insomma l’era d’oro del cinecomic, iniziata per convenzione nel 2000 con il primo X-Men (ma non dimentichiamoci mai di quella perla di Blade classe 1998), era nella sua fase iniziale, ma aveva già trovato una dimensione d’autore capace di essere anche molto popolare.
Era una fase ancora spensierata, in cui i cinecomic erano fieramente fumettosi e con un tono a volte un po’ ingenuo. Per questo al timone dei Fantastici Quattro c’è Tim Story, regista che viene dalla commedia con un curriculum non proprio invidiabile. A lui viene dato il difficile compito di portare sullo schermo I Fantastici Quattro, che partono subito con un grosso problema da risolvere: come dicevamo Gli incredibili gli hanno battuti sul tempo con un’altra storia che parla di famiglia disfunzionale, con tono da commedia e superpoteri molto molto simili ai loro. Insomma, da Mister Fantastic e Mister Incredibile il passo è breve.
Ma rispondiamo alla domanda: com’è rivedere I Fantastici Quattro del 2005 oggi? È un cinecomic onesto, totalmente figlio dei suoi tempi per tono, atmosfera e messa in scena. Forse il suo ricordo è stato troppo bistrattato, perché molti ne parlano ancora male, e invece per noi resta un cinecomic di buon intrattenimento genuino. Tra i pro sicuramente c’è un cast convincente. Ioan Gruffudd, reduce da King Arthur è un Reed Richards elegante, dall’ottima presenza scenica e con il giusto carisma per il personaggio. Chris Evans è un perfetto Johnny Storm sbruffone, donnaiolo e spericolato. Michael Chiklis nel pieno del successo di The Shield è nato per essere Ben Grimm, mentre Jessica Alba (per quanto volenterosa) è forse il membro del cast meno in parte e un po’ più impacciata, con i suoi tratti latini che non si sposano perfettamente con l’iconografia di Susan Storm.
La scrittura è semplice, diretta, e funziona. Così come il ritmo generale. Il film dura 1 ora e 40 minuti con tempi narrativi scanditi abbastanza bene. Tranne che nel finale in cui lo scontro con Doctor Doom, la cui ascesa non è proprio il massimo della drammaturgia, è davvero troppo sbrigativo e frettoloso. I siparietti migliori sono quelli tra Ben Grimm e Johnny Storm, molto conflittuale e con una buona chiave conica, mentre la storia d’ amore tra Reed e Susan è davvero troppo abbozzata per coinvolgere davvero. La Cosa è l’unico personaggio con un po’ di profondità in un film che non ha grandi ambizioni, ma riesce a portare a casa la pagnotta con una bella pacca sulla spalla. Tra i contro ci mettiamo effetti visivi invecchiati parecchio male e un ottimo spunto (ovvero legare la genesi del Dottor Destino a quelli dei Fantastici 4) buttato parecchio alle ortiche con uno sviluppo dell’antagonista davvero molto superficiale. La nostra scena preferita? Forse il primo volo infuocato della torcia umana, emblema di un cinecomic spensierato che riesce sempre a farti divertire. Per noi il 7 in pagella lo porta a casa senza problemi.
Fantastic 4 (2015)
Bene, purtroppo ci siamo. Ci tocca. Eccoci al cospetto di Fantastic 4, il reboot del 2015 firmato Josh Trank.
Anche qui partiamo dal contesto in cui ha mosso i passi il film. Siamo nella piena maturità del Marvel cinematic Universe che quell’anno sforna il secondo film degli Avengers con il controverso Age of Ultron. Gli X-Men hanno tentato un rilancio abbastanza convincente e sono reduci dai loro “giorni di un futuro passato”, mentre la distinta concorrenza ha lanciato il suo universo condiviso da due anni con l’uscita de L’uomo d’acciaio firmato Zack Snyder. Fantastic 4 insomma si muove su un terreno molto meno vergine del suo predecessori, con i gusti del pubblico già ben delineati. Sulla carta la scelta del regista è perfetta, per Josh Trank tre anni prima, nel 2012, ci ha regalato una delle chicche indipendenti più belle nel campo supereroistico, ovvero Chronicle. La storia di tre ragazzi normali con poteri telecinetici raccontata come un falso documentario. Un film con tante idee di regia brillanti e originali che lasciano ben sperare. E invece no.
Dopo quasi 10 anni Fantastic 4 resta il disastro di sempre. A partire da un casting totalmente sbagliato. Tutti gli attori sono fuori parte, troppo giovani e senza le giuste differenze anagrafiche tra loro. Miles Teller e Michael B. Jordan sono due talenti sprecatissimi (e infatti dimostreranno il loro valore altrove), non aiutati da una scrittura che fa interagire i quattro eroi poco e male, senza mai darci la sensazione di essere davanti a un gruppo ben assortito. E sapete perché c’è questa sensazione? Perché se nel film del 2005 l’incidente che dona ai personaggi i superpoteri avviene dopo appena un quarto d’ora, in questo lo vediamo a metà film, dopo interminabili 50 minuti in cui succede poco o niente. Il che significa che i Fantastici Quattro rimangono in scena per pochissimo tempo e con una narrazione senza mordente. A questo aggiungiamo una regia piatta, senza guizzi, col pilota automatico. Senza dimenticare un’estetica inspiegabilmente cupa e almeno due character design imbarazzanti. Quello de La Cosa in CGI, che fa rimpiangere l’effetto più gommoso ma efficace di quella del 2005 e un Dottor Destino che ridefinisce il concetto di imbarazzante. Rivisto oggi, Fantastic 4 sembra quasi un lungo e noioso pilot di una serie tv che non avremmo continuato a vedere. Un cinecomic sciagurato che il voto se lo dà da solo: 4, ovviamente.
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