La storia di Povere Creature! è ambientata a fine Ottocento, ma se pensate di andare a vedere un film in costume con pizzi, corsetti e crinoline, rimarrete sorpresi. La protagonista è un’eroina gotica con pantaloncini corti, gambe nude e capelli sciolti ed suoi costumi e i tanti abiti fanno da filo espressivo all’anima di questa fiaba surrealista, simboleggiando l’emancipazione che la giovane Bella Baxter raggiunge piano piano.
Quando il regista Lanthimos ha affidato i costumi del film a Holly Waddington le ha dato un solo riferimento da cui partire: un paio di pantaloni gonfiabili. I costumi da lei disegnati, infatti, rompono tutte le regole e raccontano una storia nella storia: il romanzo di formazione di una bambina che diventa donna e reclama il suo posto nel mondo.
Per il film, la costumista ha immaginato un Ottocento molto punk, nel quale le silhouette di fine secolo si fondono con materiali moderni, come il lattice, e tagli contemporanei. La protagonista è una creatura estranea alle convenzioni sociali, nata da un esperimento scientifico e affamata di esperienze. Osserva la vita senza pregiudizi, preconcetti e sovrastrutture. Dice ciò che pensa, agisce d’istinto, sputa nel piatto ciò che non le piace.
Porta i capelli corvini sciolti sulla schiena, poiché il regista dice di essersi ispirato ad un dipinto di Egon Schiele, e gli abiti riflettono questo volersi scostare dal mondo: maniche a palloncino e stivali che omaggiano André Courrèges, giacche indossate senza nient’altro e sottogonne tubolari, ed infine la scelta della palette degli abiti, basati anche sulle scene girate in bianco e nero e su quelle a colori. In questo articolo cerchiamo di dare una spiegazione e scopriamo, quindi, la simbologia dietro i colori, gli abiti e i costumi del film Povere Creature!
La prigione dell’infanzia
Nella prima fase del film, Bella Baxter ha comportamenti prettamente infantili. Parla abbozzando parole, cammina scalza in modo molto rigido e impostato e ha bisogno di qualcuno che la vesta. Dunque, gli abiti sono imposti, simbolo della costrizione in cui vive. La rivoluzione, però, sta nella mancanza del corsetto. Una scelta che modifica drasticamente la silhouette dell’epoca e rende Bella sempre libera di muoversi, senza lacci né stringhe. Mentre impara a parlare e a camminare, spesso è vestita solo nella parte superiore del corpo e gira a gambe nude.
“La scelta riflette il suo temperamento infantile“, ha spiegato Waddington “perché i bambini sono insofferenti verso i vestiti“. Vestiti, che però, sono riconducibili a quelli di una donna adulta. Una camicia da notte in raso di seta e altri abiti con volant. Nelle sequenze iniziali in bianco e nero, costumi diversi si alternano visivamente tra di loro. Si passa da una sottoveste tradizionale bianca a un abito con un corsetto moiré in taffetà. Come ha scritto Melena Ryzik sul New York Times, “gli abiti sembrano quasi di marzapane“, vista la loro consistenza apparentemente soffice e leggera.
La vivacità della scoperta
Quando la protagonista fugge assieme all’avvocato Duncan Wedderburn a Lisbona, per la prima volta si veste da sola abbinando capi senza alcuna coerenza, come una ragazzina che ruba dall’armadio della madre. Il primo incontro col sesso dà vita a molti tessuti e dettagli scelti per ricordare la carne. Nella visione della costumista increspature, plissé e volant diventano un’allusione ai genitali femminili, a tal punto che una delle camicette di Bella è stata soprannominata la ‘vagina blouse’. Persino la mantellina impermeabile gialla è stata creata per ricordare i preservativi dell’epoca. Il colore fiorisce nel suo guardaroba attraverso una palette ricca di giallo e di azzurro facendola somigliare a una principessa Disney, ma in versione surrealista.
La giovane donna indossa una blusa con le maniche volant e “la parte di sotto è l’equivalente vittoriano delle mutande“. I bermuda anni Trenta in seta sono abbinati a un paio di stivaletti bianchi che la costumista ha dichiarato essere ispirati alle creazioni di André Courrèges. In un incrocio tra i costumi sci-fi e l’estetica vittoriana, gli stivaletti sono sovversivi e immaginifici Nell’epoca della regina Vittoria, non si sarebbero mai potute vedere le caviglie di una donna, segno, quindi, della crescita fuori dagli schemi di Bella. La designer ha dichiarato che i pantaloni scelti per le scene di Lisbona sono ispirati al look iniziale di Jodie Foster in Taxi Driver.
La sensualità della consapevolezza
Il periodo socialista di Bella è il più innovativo, in quanto si abbandonano gli abiti bianchi e volant visti fino a ora, così come i vestiti pastello simbolo di un’esistenza fiabesca, per trovare conforto in costumi più rigidi e strutturati e dai toni neutri con giacche scure e rigorose. Questi ultimi si mixano a una serie di lingerie sensuali, a simboleggiare che è una donna sessualmente liberata, politicamente consapevole e professionalmente ambiziosa e desiderosa di rivendicare il suo nuovo ruolo di sex worker. La libertà sessuale di Bella è stata il motore anche per la costumista che, in un’intervista ha dichiarato, “in tutto ciò che ho disegnato per lei, ho pensato alle pieghe della pelle e alla consistenza, affinché gli abiti fossero sensuali, sinuosi e corporei. Nel bordello ha usato molte tonalità di nude. Una celebrazione del corpo attraverso i volant“.
Non c’è mortificazione o vergogna, solo desiderio di soddisfare i propri bisogni attraverso un vero e proprio risveglio sessuale. Fuori dal bordello Bella sfoggia un cappotto nero corto con spalline quasi anni Ottanta, abbinato a stivali alti e parigine, simbolo della Socialist Era che guiderà Bella verso la professione di medico. Un mestiere che in epoca vittoriana era esclusivamente maschile. Il suo stile è quasi collegiale e casto, contrapponendosi a quello più sensuale adottato nel bordello.
Il bianco che imprigiona
Bella Baxter sceglie di sposarsi per amore e non per costrizione sociale, ma l’abito bianco è una prigione, coronato da un velo in seta bianca che le copre il volto. Costituito da una delicata struttura tubolare che evoca una gabbia. Sul set, Emma Stone ha un’intuizione geniale. Legarsi il velo intorno al volto, come una benda sugli occhi. L’obiettivo dell’abito da sposa era quello di manifestare visivamente il senso di trappola che la vita matrimoniale rappresenterebbe per Bella. La lunga tunica bianca è un vedo non vedo, sormontato da questi grandi volant che si trasformano in maniche a palloncino, per le quali è stato necessario più di un metro di tessuto.
La costumista ha dichiarato che l’ispirazione per l’abito è stato un libro di bozzetti del 1890 trovato a Portobello Market a Londra. Il velo legato dietro la testa come un nodo è simbolo dell’audacia di Bella Baxter, che rifiuta di indossare un abito tradizionale secondo le regole della buona società. Fuggita poi dall’obbligo del matrimonio e trovato conforto in una sorta di famiglia di Freak, i suoi abiti hanno un’eco quasi anni Sessanta colmi di consapevolezza, simbolo della donna completa e complessa che è diventata.
Le maniche potenti degli abiti di Bella Baxter sono la prima cosa che salta all’occhio del suo guardaroba. Gonfie, arruffate, increspate ed esagerate sono diventate la cifra stilistica dominante del personaggio. Secondo il regista e la costumista gli abiti di Bella Baxter, hanno sempre delle maniche a gigot esagerate, gonfie come mongolfiere la quale silhouette è spesso simbolo fallico, ammiccando a quell’emancipazione sessuale che guida il personaggio durante il suo percorso di liberazione, oltre che un segno visivo della sua personalità e della sua forza. Una variazione eccentrica, insomma, delle spalline maxi degli anni ’80 che fanno già scommettere a chi crede che le puff sleeves, drammatiche e stravaganti, saranno la tendenza del 2024.