A noi Povere Creature piacciono troppo i duelli, gli schieramenti, il tifo da stadio. Ci divertiamo a mettere contro tutto: le persone, le idee e anche i film. Questa volta il braccio di ferro è tra Barbie e il film che lo ha spodestato alle nomination gli Oscar: Povere Creature!. L’esclusione di Margot Robbie dalla categoria migliore attrice protagonista ha sollevato una marea di polemiche social secondo noi senza molto senso.
Perché Barbie ha comunque avuto 8 nomination agli oscar e difficilmente qualcuno potrà lamentarsi per l’eventuale vittoria di una fenomenale Emma Stone. Ovvero l’anima e il corpo e il talento che pervade ogni secondo di Povere Creature.
Un film che molti hanno paragonato proprio a Barbie. Qualcuno li ha persino definiti lo stesso film.
Ma è vero che Povere Creature! e Barbie si assomigliano? Vediamo un po’
Come fossi una bambola
Partiamo dai punti di contatto innegabili e lampanti tra i i due film. Sia Barbie che Povere Creature! raccontano la storia di donne che vivono in un mondo ovattato, chiuse dentro quattro mura, e che pian piano prendono coscienza di sé andando alla scoperta del mondo. Quindi, in qualche modo la macrotrama è in effetti molto simile. In Barbie l’immagine e il destino della bionda bambola stereotipo sono gestiti da un gruppo di uomoni che vorrebbero solo tenerla nella sua scatola, sotto controllo. Allo stesso modo anche la Bella Baxter di Emma Stone è una creatura creata e gestita da un uomo, ovvero quel Godwin che non è solo un padre, ma anche un padrone che la tiene chiusa in casa motivi che non vi spoileriamo. Anche il suo personaggio all’inizio ci sembra quasi una bambola mossa dagli altri, un goffo fantoccio che deve ancora imparare a muoversi, a parlare e ad avere consapevolezza. Insomma, entrambi i personaggi partono da una situazione di costrizione, isolamento e menzogna.
Una piccola differenza però arriva proprio con la scintilla che spinge Barbie e Bella a vivere l’avventura della vita vera. Barbie inizia a capire che c’è qualcosa che non va solo quando viene inquinata da dei pensieri di morte e a vedere varie imperfezioni su se stessa e sul mondo attorno a lei. Bella, invece, inizia a scoprire il mondo da una spinta opposta: non da una pulsione di morte ma di vita. Perché sono i piaceri della vita a iniziarla alla realtà: il sesso, il corpo, il cibo, i viaggi, il nuovo. Una curiosità quasi bambina che la spinge a scoprire il mondo reale, come lo chiameremmo in Barbie. Ovviamente le trame andranno poi in direzioni diverse, ma entrambi i film toccano temi molto simili: l’emancipazione, l’indipendenza, la scoperta dolorosa della realtà e soprattutto la derisione delle fragilità maschili.
Uomini piccoli piccoli
In Barbie e in Povere Creature! il racconto di formazione femminile passa anche dall’esasperazione delle debolezze maschili. Sia Gerwig che Lanthimos hanno costruito un palcoscenico in cui va in scena la tragicommedia dei maschi che vorrebbero avere il controllo delle donne e invece cadono nel ridicolo, vittime delle loro stesse insicurezze. Da una parte il Ken di Ryan Gosling diventa un povero figlio del patriarcato, illuso di essere quello forte e potente della storia, per finire poi preda di grandi complessi inferiorità. Un personaggio talmente ben riuscito da spiccare e mettere in ombra Barbie stessa a suon di meme, tormentoni, felpe spugnose e nomination di Gosling come Miglior Attore Non Protagonista.
Dall’altra l’avvocato Duncan di Mark Ruffalo incarna l’incubo di ogni maschilista: avere al proprio fianco una donna libera di scegliere per se stessa, che non ha bisogno di qualcuno che le dica come vestirsi, cosa dire, dove andare e come comportarsi. Un uomo piccolo piccolo, incapace di gestire una relazione equilibrata, tanto da impazzire e sbraitare dinanzi alla crescita della sua “compagna”. Due film femministi che aprono anche un dialogo con l’altro sesso, visto che Barbie arriva a costruire un nuovo equlibrio e compromesso tra maschi e femmine, mentre Povere Creature delinea anche personaggi maschili comprensivi e genuinamente protettivi. Come a dire: se dobbiamo cambiare le cose che non vanno, dobbiamo farlo insieme. Senza fare una stupida e puerile guerra tra i sessi.
Questione di tono
E adesso arriviamo alle differenze, che non sono né poche, né di poco peso. Perché, per fortuna, al cinema il come è sempre più importante del cosa. E fa tutta la differenza del mondo. E nonostante Barbie e Povere Creature! da lontano sembrino quasi gemelli, anche grazie all’utilizzo narrativo dei costumi e delle scenografie, se usiamo la lente di ingrandimento notiamo molte differenze. Analizzando meglio le cose, emerge prima di tutto un’inevitabile discrepanza di tono. Barbie è un film pop, dedicato alla bambola più mainstream di sempre. E di conseguenza il film è volutamente superficiale in molti aspetti, semplificando tantissimo dei temi soltanto sfiorati senza approfondirli davvero. Quindi Greta Gerwig ha dovuto per forza di cose trovare un compromesso tra un cinema commerciale e la sua autorialità di regista da sempre interessata alle questioni di genere.
Dall’altra Povere creature è puro cinema d’autore, dove Lanthimos ha dato voce al suo storico cinismo pungente sul mondo delle relazioni umane. Un cinema libero di sperimentare, osare, esagerare. Laddove Barbie usa il pennarello, Povere creature ha usato la matita con una commedia più sofisticata, più nera, grottesca e corrosiva dove si sorride a denti stretti. Laddove Barbie ha dovuto rinunciare al sesso, visto che di fatto la protagonista diventa una donna reale dotata di genitali soltanto alla fine, Povere creature usa il sesso come elemento di emancipazione e scoperta della bellezza della vita. E se Barbie ha dovuto per forza ridurre tutto in facili opposti tra mondo reale e mondo plastica, Povere creature ha avuto il grande merito di creare un immaginario tutto suo a metà strada tra un tardo Ottocento verosimile, il gotico e lo steampunk. E infine: se Barbie ha dovuto dividere il mondo in maschietti e femminucce, Povere Creature è riuscito a raccontarci una storia di libertà che diventa non solo femminile, ma umana e universale, capace di parlare a tutte noi, povere creature.
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