La scena della bambina col cappotto rossi di Schindler’s list è stata girata lasciando semplicemente camminare la piccola attrice terrorizzata in mezzo al set con intorno un clima di paura e violenza.
Oliwia Dabrowska, un nome che ai più non dirà molto, è l’ex attrice polacca che nel 1993 ha interpretato la bambina col cappotto rosso in Schindler’s list, uno dei capolavori più unanimemente apprezzati di Steven Spielberg. Il regista premio Oscar nel dirigere quelle sequenze così importanti per il film, dal significato recondito e simbolico, decise di far semplicemente girare la bambina spaventata in mezzo ad un contesto confusionario e violento, senza chiarirle il reale significato delle terrorizzanti scene che la circondavano. L’unica raccomandazione che Spielberg si premurò di fare a Oliwia, che all’epoca aveva solo tre anni, fu quella di non guardare Schindler’s list prima di aver compiuto 18 anni.
La bambina con il cappotto rosso è l’elemento più iconico di Schindler’s list, un simbolo che racchiude in sé il valore dell’intera pellicola di Spielberg. Come ha raccontato in più di un’occasione Oliwia Dabrowska, il regista decise di assumere un approccio particolare con la piccola interprete, proprio al fine di riuscire a donare a quelle sequenze così impattanti, quella spontanea genuinità che solo un ignaro bambino, con tutta la sua pura infantilità, può esprimere.
Steven Spielberg, infatti, non spiegò alla piccola Oliwia il senso delle scene che la stessa bimba stava girando. Il regista si limitò a far muovere la bambina timida ed impaurita per un set caotico e pieno di comparse che urlavano, piangevano e si disperavano, proprio per riprodurre le durissime scene della tragica epurazione del ghetto di Cracovia. Insomma in mezzo ad un contesto dalle sfumature orrifiche per un’ingenua bimba di soli tre anni.
Oliwia, che all’epoca ovviamente non parlava e non capiva l’inglese, si muoveva per quei set senza ben comprendere ciò che stava avvenendo. Tuttavia, questa consapevolezza, nonostante le raccomandazioni di Spielberg, arrivò prima del dovuto. Perché la ragazza polacca, come ha recentemente rivelato durante un’intervista, guardò per la prima volta Schindler’s list quando aveva 11 anni, raccontando di esser uscita da quella visione traumatizzata e vergognata per aver preso parte a un film tanto crudele. Ci volle molto tempo prima che Oliwia trovasse il coraggio di riguardare Schindler’s list, e quando lo fece, ormai maggiorenne, capì il reale valore della struggente pellicola, confermando che Steven Spielberg aveva ragione.
Schindler’s List, vincitore di ben 7 Oscar su 12 nomination, tra cui miglior film e miglior regia, è stato un enorme successo, sia sotto il profilo commerciale, attestandosi come il 4° maggior incasso del 1993, sia dal punto di vista della ricezione, in quanto fu apprezzato da critica e pubblico. Questa è una delle opere più personali di Spielberg proprio perché legata alle sue radici, non a caso il regista utilizzò parte degli incassi per creare la Survivors of the Shoah Visual History Foundation, un’organizzazione no profit avente la finalità di preservare la memoria della tragedia dell’Olocausto durante la Seconda guerra mondiale.