Frankenstein, caposaldo della letteratura gotica, mostra come Mary Shelley, la sua autrice, contesti la società presentando un forte punto di vista femminista, criticando i ruoli di genere tradizionali e punendo letteralmente i personaggi che si conformano a essi. Gli uomini in Frankenstein sono ambiziosi ed egocentrici: il protagonista Victor Frankenstein rappresenta la fede patriarcale ed è estraneo a qualsiasi valore femminile, portando infine alla morte tutti coloro a cui tiene e perfino se stesso. Nel romanzo, la natura è rappresentata come attiva e femminile, e punisce o premia i personaggi secondo le loro azioni.
Mary Shelley non poteva sapere che la sua eredità sarebbe durata per oltre 200 anni attraverso film, videogiochi e tanto altro. Vale la pena ricordare che sua madre è l’attivista femminista Mary Wollstonecraft, mentre suo padre è il filosofo anarchico William Godwin. La scrittrice quindi è politicamente molto consapevole. Frankenstein presenta una sottile e sofisticata critica della società, derivante anche dalle idee politiche dell’autrice, mostrando a chi legge cosa succede quando i personaggi femminili abbracciano un atteggiamento di sacrificio.
I ruoli di genere in Frankenstein
Il romanzo è un’opera femminista che rifiuta il patriarcato: i ruoli di genere tradizionali rendono gli uomini forti, protettivi, razionali e decisi, mentre le donne sono caratterizzate come emotive, irrazionali, deboli, accoglienti e sottomesse. Questi pattern tradizionali fanno parte delle disuguaglianze culturali anche attuali che creano ancora oggi enormi problemi: dall’accesso ai ruoli di leadership al gender gap. Sandra Gilbert e Susan Gubar si riferiscono anche ai concetti di angelo e mostro che in parole povere indicano una donna che obbedisce o meno alle regole di genere. Un angelo è per esempio inteso come un essere gentile, sottomesso e virginale, mentre un mostro è violento, aggressivo, sensuale e libero. Ci sono molti studi femministi che analizzano Frankenstein, come quello di Anne Mellor oppure quello di Rosemary Hathaway che esamina come il più grande crimine di Victor possa essere la sua violazione alla domesticità.
Struttura narrativa
Frankenstein ha una struttura narrativa complessa con all’interno delle meta-narrazioni: Robert Walton, Victor Frankenstein e la Creatura sono tutti narratori. La storia di Robert inizia e termina il testo, mostrando gli eventi inerenti a Victor e alla Creatura. La seconda storia è quella di Victor Frankenstein, che racconta a Robert il suo passato. La narrazione della Creatura è collegata da Victor a Robert e comprende le sue parole dirette. Questa complessa struttura narrativa offre a chi legge la prospettiva della Creatura solamente in relazione a Victor, fornendo così prospettive distinte e sottilmente incompatibili sugli stessi eventi. Tutti e tre i narratori sono maschi: i personaggi femminili risultano passivi e assenti anche quando sono concretamente presenti. Questa assenza pone tutta l’attenzione sugli uomini, sui loro sforzi e sulle relazioni, soprattutto quelle con altri maschi. Cynthia Pon riconosce questo come un tema della ricerca maschile dove i personaggi sono troppo impegnati con le loro ambizioni e missioni per preoccuparsi dell’altruismo e dei compiti di cura.
La comunicazione maschile
Inoltre, la narrativa di Robert – per quanto breve – mostra diverse credenze patriarcali. Le lettere che lui stende sembrano essere più una scusa per scrivere a se stesso del proprio viaggio, il quale rappresenta la fama che egli desidera. Robert è felice di incontrare Victor perché non riesce a stabilire una relazione intellettuale tra i marinai a bordo; Victor è comunque un pari (qui subentra anche un discorso di classe) ed è uno scienziato. Il linguaggio di Robert ci mostra quindi quanto egli sia egocentrico e narcisista. Ci sono molte sue frasi che iniziano con “Io”. Invece di chiedere a Margaret come si sente durante la lettura delle sue lettere, Robert prevede come reagirà, scrivendo “Ti rallegrerai”. Senza di Margaret Robert non avrebbe motivo di scrivere le lettere e quindi non avrebbe potuto narrare la storia di un vincente.
Questo potrebbe essere un modo per insinuare che anche la donna più silenziosa e invisibile, che viene messa a tacere dal castrante ego maschile, può comunque ricoprire un’importanza fondamentale. La presenza, o meglio l’assenza, di Margaret Saville è degna di nota perché è l’unico personaggio femminile presentato a cui non viene mai dato spazio per parlare. La donna è determinante ed esige interpretazione da parte di chi legge, minacciando di interrompere l’assorbimento del/della lettore/trice nel testo. Dato che non sappiamo se le lettere siano arrivate a Margaret o no, resta da capire chi stia effettivamente raccontando la storia. Leila Silvana May sostiene che è possibile interpretare Margaret come Mary Shelley.
Le donne di Frankenstein
Frankenstein quindi è un romanzo prevalentemente orientato al maschile, ma che include un’abbondanza di personaggi femminili subordinati, che lo modellano perfettamente all’interno di un’ottica femminista. Questi personaggi vanno dal dolce interesse amoroso di Victor, Elizabeth, alla volitiva Safie, fino alla compagna del Mostro, che si tenta di creare. Shelley descrive come queste donne siano pensate e trattate dai personaggi maschili, che le sfruttano. Frankenstein porta alla luce i vari problemi che erano, e sono tuttora, importanti nel mondo delle donne dipingendole deliberatamente come qualcosa di debole, disponibile e sottomesso agli uomini.
In un contesto femminista, il ruolo principale di Elizabeth all’interno del romanzo è, come precedentemente accennato, quello di esporre il modo in cui le donne sono viste e trattate dagli uomini e dalla società nel suo insieme: sottomesse, docili e presenti al solo scopo oggettificante. La presenza di Elizabeth è ulteriormente utilizzata da Shelley come mezzo per rivelare la sua opinione negativo riguardo al matrimonio, poiché la personaggia muore prematuramente proprio nel giorno delle nozze. L’omicidio di Elizabeth, ancora nel suo abito da sposa, funge da metafora estesa di un letterale desiderio di morte. Tuttavia, Shelley descrive anche brevemente il rapporto sano tra uomo e donna attraverso l’introduzione di Safie e Felix. Costoro non sono in realtà legalmente vincolati, ma mostrano comunque profondo amore e rispetto reciproco.
Shelley non solo idealizza Safie come una compagna-sorella modello, ma come l’epitome di ciò che considera una “donna ideale”. Safie è raffigurata come indipendente, determinata e coraggiosa, e nessuno di questi tratti è dovuto alla convalida degli uomini, inclusa quella del suo partner. Safie sfida le richieste di suo padre di rimanere in Turchia e si reca in Germania da sola: ella ignora completamente i costumi della sua cultura per dare priorità ai propri desideri, non a quelli degli altri – cosa che all’epoca era completamente sconosciuta alle giovani donne, ma non a Mary Shelley.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!