Il giorno in cui finiremo di stupirci per certe cose sarà un grande giorno, ma no. Non è questo il giorno. Incredibile ma vero Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki è il film più visto finora in Italia nel 2024, diventando l’anime con più incassi di sempre in terra nostrana. Il film ha sfiorato i 6 milioni di euro di incasso, superando il vecchio record stabilito da Pokémon il film – Mewtwo contro Mew del 1998. Questo successo su larga scala cosa ha comportato? Ovviamente che il cinema di Miyazaki si è aperto a un pubblico più ampio, più generalista o che semplicemente lo zoccolo duro dei suoi fan è aumentata. Perché? Perché negli ultimi dieci anni (dall’uscita di Si alza il vento nel 2013) anime e manga sono diventati ancora più mainstream.
Senza dimenticare l’approdo di tutti i film dello Studio Ghibli su Netflix nel febbraio del 2020, all’alba di una pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi mesi. E l’allargamento del pubblico è servito. A cosa? A rendere l’accoglienza de Il ragazzo e l’airone molto contraddittoria, sospesa tra lodi spropositate e critiche molto severe. Questa ricezione mista è “colpa” del film o del fatto che ha raggiunto un pubblico nuovo? In questi ultimi dieci è cambiato solo il cinema di Miyazaki o siamo cambiati noi? Proviamo a capirlo insieme raccontandovi tre errori che forse abbiamo commesso nei confronti de Il ragazzo e l’airone. Senza alcuna pretesa di “farvi piacere” il film. Sia chiaro.
1. La mania della trama
Apriamo con una delle critiche più ricorrenti fatte al film. Rieccola, sempre lei, sua maestà la trama. Tra i commenti di chi non ha apprezzato (anzi, ha rigettato) Il ragazzo e l’airone emergono frasi come: “Non si capisce bene la trama, la storia non è chiara, mi sono perso guardando il film”. Commenti più che legittimi, visto che Il ragazzo e l’airone è un film volutamente dispersivo e criptico. Ma è giusto considerare l’abbandono di una trama chiara e lineare come un limite del film? Per noi no. il ragazzo e l’airone vive di suggestioni visive e di immagini che vogliono più evocare che raccontare in modo chiaro e didascalico. Miyazaki ha costruito un labirinto animato in cui è facile perdersi. Un labirinto molto coerente proprio con la narrazione, visto che seguiamo un giovane orfano che si avventura in un mondo straordinario e straniante in cui perdersi è più facile che seguire la retta via.
E non è certo una cosa nuova per Miyazaki che spesso ci ha regalato un cinema visionario, pieno di metafore e allegorie in cui non tutto era chiaro, non tutto era spiegato. Pensiamo a quel meraviglioso viaggio visionario del La città incantata o ad alcuni momenti lirici e poetici di Si alza il vento. Elementi stranianti di cui non si è mai lamentato (quasi) nessuno. Quindi, forse, siamo anche noi a esserci ormai disabituati a questo tipo di cinema meno lineare, più evocativo che narrativo che rinuncia alla dittatura della trama a tutti i costi. Perché? Forse è “colpa” delle serie tv, che ci hanno educato al bisogno del colpo di scena, alla forza della trama a tutti costi e soprattutto all’evoluzione dei personaggi. Tutte cose che Miyazaki questa volta ha gentilmente rigettato.
2. La pretesa dell’emozione
Un’altra critica rivolta a il ragazzo e l’airone è quella di essere un film freddo che non emoziona e che ispira poca empatia nei confronti del protagonista. Critica legittima, visto che Mahito è in effetti un protagonista schivo, un ragazzino tutto d’un pezzo e serioso con cui è difficile in effetti entrare in empatia. Altro elemento non nuovo nel cinema di Miyazaki che già con Mononoke e Jirō di Si alza il vento ci aveva proposto due personaggi non proprio a favore di empatia. La domanda che ci facciamo è: un film deve per forza emozionare con la commozione e puntare all’empatia? La bellezza di un film non può essere altrove? Magari negli enigmi, nei dubbi e nelle domande che ci lascia dopo che siamo usciti. Facciamoci caso: il titolo originale de il ragazzo e l’airone è “E voi come vivrete?”.
Quindi fin dal titolo miyazaki vuole lasciarci in eredità dei dilemmi con un film volutamente criptico. In questo caso è bello interrogarsi sulle tante metafore del film, sul significato nascosto del prozio-mago che forse incarna Miyazaki stesso, sul valore simbolico degli animali o sugli indizi visivi sparsi nel film. Troppo spesso nel giudizio dei film facciamo valere le nostre aspettative e i nostri pregiudizi, e forse questa volta ci aspettavamo il solito film sognante e poetico di Hayao Miyazaki, che invece ha avuto il coraggio di stupirci con qualcosa di insolito e in parte anche egocentrico, visto che questo è di fatto un film su un artista che si interroga su quello che sta lasciando al mondo e sulla difficoltà di trovare un erede del suo patrimonio artistico. E allora, forse, questa pretesa dell’emozione e dell’empatia a tutti i costi, forse è un errore più nostro del film.
3. Contro le nostre etichette
E infine eccoci davanti all’errore più grande in cui alla fine siamo cascati tutti. Perché il nostro è ormai un mondo in cui tutto oscilla – anche i giudizi sui film – tra due estremi: il letame o il capolavoro. Un estremismo superficiale che Miyazaki distrugge a suon di complessità. Perché la sua ultima creatura, così piena di sfumature e chiavi di lettura, mette in difficoltà il nostro giudizio. Il ragazzo e l’airone è un film che va digerito, va fatto decantare come un buon vino. Un film coraggioso anche nell’essere in controtendenza col mondo di oggi che si affida alle etichette o a giudizi frettolosi e superficiali. Oggi che abbiamo una soglia dell’attenzione ridotta ai minimi storici, un film come il ragazzo e l’airone è un film che ci sfida, che richiede pazienza e fatica e soprattutto non può essere etichettato. Perché è un film che ci obbliga quasi a vivere l’emozione del ragionamento o magari ci spinge a sporcrci le mani scavando nel terreno dei suoi significati nascosti, Una pazienza e un tempo che sembrano ormai merce rara in un’epoca in cui sparare sentenze costa meno fatica di riflettere.
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