Ci sono storie che sono fatte per vivere per sempre. Storie che non smettono di irretire lettori e spettatori, ben oltre la data d’uscita o l’età anagrafica di chi le ha create. Wonka, il nuovo film di Paul King in uscita il 14 dicembre, è figlio di una di queste storie. La fabbrica di cioccolatoè un romanzo che ha accompagnato l’infanzia di moltissime persone e, a dispetto della censura di cui è stato vittima Roald Dahl recentemente, continua ad essere una di quelle storie che rappresentano un po’ la proverbiale coperta di Linus. È in qualche modo affascinante immaginare un uomo che sa plasmare la cioccolata al punto da trasformarla in qualcosa di ancora più magico.
Non solo qualcosa da mangiare nei giorni tristi in cerca di dolcezza, ma una sorta di vera e propria bacchetta magica, che può cancellare i limiti stessi imposti all’essere umano. Già portato sullo schermo nel 1971 con Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato e poi nel 2005 con La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, il romanzo di Roald Dahl si arricchisce oggi di una nuova pagina apocrifa, un racconto colorato e pieno di note che ci permette di spiare l’origine di un personaggio diventato quasi un mito cinematografico. Wonka è un film che recupera elementi fortissimi dell’immaginario collettivo e li riscrive per creare un’altra forma di magia. Una forma che lo spinge ad essere un potenziale, nuovo classico di Natale. Scopriamo perché.
Sfuggire alla quotidianità
Fino ad oggi siamo stati abituati a vedere Timothée Chalamet indossare i panni di adolescenti problematici, di ragazzi in divenire le cui ossa cambiavano con il mutare delle emozioni. Che fosse il protagonista di Chiamami col tuo nome o il Paul Atreides di Dune, Timothée Chalamet ha presentato al pubblico una nuova forma di eroe maschile in qualche modo de-machizzato ma ugualmente tormentato. Con Wonka, finalmente, il pubblico ha l’occasione di vederlo esplodere in una moltitudine di colori e sorrisi, scevro di quel fardello narrativo che si è portato sulle spalle sin dall’inizio della sua carriera. Nel film di Paul King è invece un sognatore fatto e finito, un personaggio che non ha più alcun tratto duro e spigoloso dell’originale e che invece si getta nella vita con la speranza e la fiducia di chi non conoscere il sapore amaro delle delusioni. E proprio in questa nuova costruzione del personaggio si deve forse ricercare il primo motivo per cui Wonka può essere un ottimo film di Natale: ci fa stare bene.
Vedendo il film non si prova altro che non sia divertimento, meraviglia e gioia di vivere: persino quando la macchina da presa insiste su situazioni che starebbero bene in un romanzo di Dickens, il film di Paul King vira sempre verso un grottesco in qualche modo accattivante, simpatico, che ci fa sorridere di ciò che dovrebbe farci orrore realtà, come nel caso della perfida ma meravigliosa locandiera interpretata da una sempre straordinaria Olivia Colman. E in questo troviamo il secondo punto forte di Wonka: ci fa evadere dalla quotidianità. Mentre siamo seduti in poltrona non ci interessa nulla di quanto debba essere verosimile e di quanto, invece, sia fuori da qualsiasi propensione alla sospensione dell’incredulità. Guardando Wonka noi vediamo l’impossibile e lo prendiamo per buono. Come se fossero spolverati della polvere di fata di Trilli, gli spettatori accettano la magia e la vivono come quel pensiero felice che, per un paio d’ore, tiene lontano tutto ciò che è reale, concreto, abitudinario.
L’importanza della found family
Il Natale, si sa, può essere un periodo pieno di gioia, ma anche carico di malinconia. A Natale si sente con maggior forza l’assenza di chi non c’è, il rimpianto per ciò che non è stato, il dolore nel vedere una sedia vuota a tavola. Si dice che il Natale sia la festa da passare in famiglia, ma non tutti hanno una famiglia nel senso comune del termine. E non solo a Natale. E in casi come questi – ma non solo – ciò che ci salva dalla marea della tristezza è la found family, l’insieme di quelle persone che non sono legate a noi da “semplici” legami di sangue, ma che sono nella nostra vita perché ci hanno scelto, nella stessa misura in cui noi abbiamo scelto loro. Ed è un tema, questo, su cui Wonka gioca molto bene.
Willy è un sognatore che cerca di realizzare un desiderio non per mera ambizione personale, ma soprattutto per il desiderio di poter intravedere di nuovo l’ombra della madre nei volti di coloro che assaggiano il suo cioccolato. E questo suo desiderio lo porta a conoscere Noodle, una bambina abbandonata nel cesto della biancheria (ancora una volta, l’omaggio a Dickens è palese), che non vuole altro che avere una famiglia, sentirsi amata da qualcuno che la accetta per quello che è. Intorno a questi due poli rappresentati da due persone con il cuore ancora in lutto, ma l’anima che anela avventure e magie, c’è la piccola gallerie di personaggi con cui Willy condivide non solo la lavanderia, ma anche piani e strategie per riuscire a vendere il cioccolato. Sebbene molte commedie natalizie insistano sull’importanza del trovare il vero amore, i più grandi film di Natale, quelli che rimangono impressi nella storia, sono in realtà quelli che ci ricordano il valore imperituro dell’amicizia e della famiglia.
George Bailey, in La vita è meravigliosa, non cerca il grande amore: ma ottiene la serenità solo quando è in seno alla sua famiglia, con i cittadini suoi amici che lo salvano dalla bancarotta. Hook – Capitan Uncino racconta la storia di un padre disposto a tutto pur di salvare il figlio, mentre ritrova la found family che aveva costruito quando era ragazzo. Guardare Wonka significa vedere un sognatore che tesse una rete di sogni e desideri, affidandoli alle mani e ai cuori di coloro che sono simili a lui, che lo accettano per quello che è e che combattono affinché possa avere successo. Ecco ciò che ci devono ricordare i film di Natale: che non siamo mai davvero soli e che c’è sempre qualcuno che ci tiene per mano mentre combattiamo le nostre battaglie. Qualunque esse siano.
L’effetto nostalgia
Naturalmente si potrebbe facilmente obiettare asserendo che l’insieme degli elementi che abbiamo appena stilato non è altro che una miscela che rischia di trasformare Wonka in un prodotto pensato esclusivamente per i bambini o i più giovani e che trabocca di una smielata zuccherosità. Tanti buoni sentimenti, dopotutto, possono anche stuccare. Ma il punto forte di Wonka è proprio il saper gestire tutto: la dolcezza che è implicita nel film viene in qualche modo smorzata dall’ironia e dal sarcasmo che rendono Wonka anche un film estremamente divertente, che sotto note spumeggianti e situazioni surreali, nasconde temi non così scontati, come la corruzione, l’elaborazione del lutto e persino il classismo sociale.
Come si diceva già nel primo paragrafo, Wonka è un film che fa stare bene e, al tempo stesso, è un film che fa ridere. E, per parafrasare una delle battute più iconiche di Chi ha incastrato Roger Rabbit, ridere a volte è l’unica arma che ci rimane per combattere contro un mondo sempre più brutale e oscuro. Wonka, in questo senso, ci riporta indietro nel tempo, ci riporta in un’epoca che forse non è mai davvero esistita se non nei nostri ricordi e che pure è qualcosa di cui abbiamo bisogno. Credere che tutto sia ancora possibile, che la magia si nasconda ancora nelle pieghe di abitudini che ci hanno trasformato sempre più in macchine del capitalismo.
Un messaggio che il film di Paul King insinua nelle nostre menti e nella nostra fantasia anche attraverso un uso sapiente del sempre onnipresente effetto nostalgia. Se gli spettatori più giovani si lasceranno facilmente irretire da fontane di cioccolata, giraffe affettuose o cioccolatini che fanno volare, il pubblico più adulto si farà commuovere con altrettanta semplicità già ai primi accordi di Pure Immagination, nel riflesso di un biglietto d’oro, nell’insinuarsi di volti di bambini che somigliano a quelli che vinsero una gita alla fabbrica e ci ricordano di come eravamo noi, da bambini, quando il futuro non era altro che una strabiliante avventure che non vedevamo l’ora di vivere.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!