Nell’agosto del 2016 usciva nelle sale Suicide Squad, il terzo lungometraggio dell’ormai agonizzante DC Extended Universe. Il regista David Ayer, per obbligo contrattuale, all’epoca difese quella versione del film riconoscendone la paternità artistica, per poi fare marcia indietro qualche anno dopo e chiarire che il montaggio uscito al cinema non corrispondeva a ciò che lui aveva in mente. Così è nato il movimento online #ReleaseTheAyerCut, sulla falsariga di quello analogo per far distribuire ufficialmente Zack Snyder’s Justice League. Il regista continua a parlare regolarmente della propria versione di Suicide Squad, principalmente rispondendo alle domande dei fan sui social ma anche tramite interviste come quella realizzata per il podcast del suo amico e collaboratore Jon Bernthal, e ha suggerito che la nuova dirigenza cinematografica della DC – James Gunn per la componente artistica e Peter Safran per quella ammnistrativa – sarebbe aperta a far uscire la cosiddetta Ayer Cut in un futuro prossimo. Ma in che modo questa nuova versione differisce dal montaggio che tutti abbiamo visto?
L’antefatto
Stando ad Ayer, che inizialmente aveva il pieno sostegno della Warner Bros. e aveva persino portato al Comic-Con di San Diego del 2015 un teaser più in linea con la sua visione, i problemi per Suicide Squad sono iniziati nella primavera del 2016, cinque mesi prima dell’uscita. Per l’esattezza, ci sono stati da un lato il successo di Deadpool e dall’altro l’accoglienza non del tutto positiva nei confronti di Batman v Superman: Dawn of Justice (che è uscito al cinema senza prima passare per la fase delle proiezioni test, stando alle dichiarazioni del cineasta). Presa dal panico, la Warner decise di rimaneggiare il film di Ayer, alleggerendo i toni e rendendolo più simile a qualcosa come Guardiani della Galassia (ironia della sorte, il sequel è stato poi affidato a James Gunn), con delle riprese aggiuntive – a cura del fumettista Geoff Johns per quanto riguarda la scrittura – che dovevano portare a un montaggio “ibrido”, un compromesso tra la versione che Ayer aveva consegnato allo studio e quella alternativa montata dall’azienda che aveva curato i trailer ufficiali della pellicola. L’indizio principale di ciò che avremmo visto nel primo caso si trova nell’adattamento in prosa del film, scritto da Marv Wolfman: dato che lui ha seguito il copione originale di Ayer, prima dei reshoot, il romanzo è essenzialmente un’approssimazione della Ayer Cut.
Il tono
Nelle intenzioni di Ayer, che è solito firmare thriller sporchi e cattivi ambientati nelle zone meno glamour di Los Angeles, Suicide Squad doveva essere un film cupo e brutale, una sorta di versione supereroistica di Quella sporca dozzina, celebre lungometraggio bellico degli anni Sessanta. Dimensione che la Warner ha quasi completamente edulcorato, in particolare per quanto riguarda la relazione fra il Joker e Harley Quinn: nel montaggio cinematografico non c’è quasi nessun elemento che sottolinei la natura abusiva del fascino che il perfido clown esercita sulla dottoressa Quinzell, trasformata in suo complice dopo un “corteggiamento” a base di torture e mutilazioni. È rimasto il minimo indispensabile, in modo da giustificare l’evoluzione di Harley nei film successivi, dove il più famigerato criminale di Gotham City è solo un lontano ricordo.
I personaggi
Dopo aver effettuato una modifica in sede di scrittura, prima di iniziare le riprese (era previsto che nel film apparissero Steppenwolf e i Parademoni, le cui azioni sarebbero state legate al percorso personale dell’Incantatrice), Ayer si è sostanzialmente ritrovato con gli stessi personaggi che abbiamo visto al cinema. Ma tra modifiche imposte dalla Warner e tagli per ragioni di durata (il montaggio consegnato dal regista sfiorava le due ore e mezza, laddove quello uscito in sala supera di poco le due ore, titoli di coda inclusi), i loro archi narrativi sono stati mutilati, anche per la decisione di introdurli nel presente e chiarire i retroscena con dei flashback, mentre nella Ayer Cut la cronologia degli eventi è perfettamente lineare. Tra le altre cose, era previsto un ruolo maggiore per Batman, e mancava del tutto uno degli elementi più controversi della versione cinematografica: la morte di Diablo, che nelle intenzioni di Ayer, cresciuto nella comunità latino-americana di Los Angeles, doveva sopravvivere. Tra le modifiche in sede di reshoot anche la biografia di Harley Quinn: è stato Geoff Johns a renderla complice dell’omicidio di Robin, evento a cui allude una scena di Batman v Superman.
La musica
Anche nella versione che abbiamo visto noi è accreditato come compositore Steven Price, collaboratore fisso di Edgar Wright e premio Oscar per la colonna sonora di Gravity. Ma nella Ayer Cut il suo contributo è molto più importante di quello udito nel montaggio cinematografico, poiché Ayer voleva solo musica originale, senza canzoni preesistenti. L’esatto contrario dell’approccio per cui ha optato la Warner nel tentativo di emulare altri film, inserendo gli stessi brani che avevano conquistato il pubblico per la loro presenza nei trailer, tra cui Bohemian Rhapsody dei Queen, più altri pezzi come Without Me di Eminem, il cui uso ha una certa carica simbolica poiché il testo contiene anche delle allusioni a Batman (e il video musicale prende esplicitamente in giro la serie televisiva degli anni Sessanta con Adam West).
Il Joker
Con l’onere aggiuntivo di essere il primo interprete del clown sullo schermo dopo la fenomenale performance di Heath Ledger nella trilogia di Christopher Nolan, Jared Leto è stato uno degli elementi più discussi del film prima e dopo l’uscita, nel secondo caso per una caratterizzazione talmente frammentaria che lo stesso Leto si è detto insoddisfatto dello Suicide Squad uscito nelle sale. Oltre alla già menzionata edulcorazione del rapporto tra il Joker e Harley Quinn, il personaggio è stato sottoposto a una riduzione generale della sua presenza, portando Ayer a dichiarare che col senno di poi avrebbe dovuto renderlo il villain principale e non solo una figura secondaria. Ancora oggi il più grande rimpianto del regista è che, nel contesto di un film che anche nella sua versione rimaneggiata da terzi è stato comunque abbastanza apprezzato per le interpretazioni, il pubblico non abbia potuto vedere la performance di Leto così come era stata concepita in collaborazione con Ayer, prima che il pagliaccio diventasse quasi una comparsa.