Le parole, a volte, sono come le curve. Se le sbagli, puoi finire fuori strada. Quindi partiamo da un concetto importante: Gran Turismo non è solo un videogioco ma un vero e proprio simulatore di guida. Del suo realismo e della sua accuratezza se ne sono accorti tutti nel 1997, quando il titolo approdò sulla prima, mitica PlayStation. Un gioco di simulazione sbalorditivo per cura tecnica e gameplay, dove ogni automobile dava al giocatore la sensazione di essere davvero dentro l’abitacolo. Ed è di questo che parla questo film. Del virtuale che abbraccia il reale e di barriere superate. Come quelle che dividono sempre il digitale dall’analogico.
In questa recensione di Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile vi racconteremo la seconda sfida dei PlayStation Studios (dopo Uncharted), un film automobilistico che usa lo sport per raccontare una grande storia familiare di riscatto, pregiudizi distrutti, sogni rincorsi a fatica e giovani ragazzi che cercano traiettorie tutte loro. Una storia vera, che ripercorre l’incredibile impresa di Jann Mardenborough, pro player di Gran Turismo diventato davvero un pilota. Una storia in cui un grande non-videogioco ha ricordato a tutti che, forse, passare tanto tempo davanti alla PlayStation non è sempre una perdita di tempo. Ogni tanto serve anche a covare un sogno impossibile con un joypad in mano. Anzi, un bel volante tenuto stretto. Con le mani e con i denti.
Genere: Sportivo
Durata: 134 minuti
Uscita: 20 Settembre 2023 (Cinema)
Cast: David Harbour. Jack Salter. Orlando Bloom. Danny Moore. Archie Madekwe
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Jann vuole seguire la sua strada. Così il ragazzo non segue le scie che altri hanno scelto per lui. Un padre ex calciatore lo vorrebbe atleta sul campo, mentre lui preferisce restare chiuso in camera a giocare a Gran Turismo. Solo sciocchezze per la vecchia generazione, ma non per Jann che ha sempre voluto diventare un pilota. La svolta arriva all’improvviso, quando il responsabile marketing della Nissan (un esagitato e cinico Orlando Bloom) ha un’idea geniale: perché non creare un’accademia in collaborazione con PlayStation in cui forgiare nuove generazioni di piloti cresciuti a pane e Gran Turismo? Ha così inizio una lunga e faticosa formazione in cui Jann tenterà di realizzare il suo sogno impossibile affrontando gioie e dolori. E ovviamente la grande perplessità di un mondo delle corse che sottovaluta il talento digitale in un mondo concreto, fatto di asfalto, olio motore e tanto sudore.
Quante strade sul circuito
Questo film è tante cose. Prima di tutto non è un film su Gran Turismo, visto che il videogioco è solo uno spunto di partenza, la scintilla da cui parte tutta la storia. Certo, il gioco simulativo viene rievocato ogni tanto da grafiche, suoni iconici e interfacce familiari ai videogiocatori, ma il focus è un altro. Le strade parallele sono tre. Gran Turismo è prima di tutto l’ennesimo film hollywoodiano che racconta i retroscena di una grande trovata di marketing. Dopo Air – La storia del grande salto e Tetris, rieccoci alle prese con la genesi di una bella idea raccontata attraverso un film che non nasconde mai la sua vera natura: un grande spot della Nissan, dell’universo PlayStation e ovviamente di Gran Turismo stesso. Con tanto di product placement sparso praticamente ovunque.
Seconda via: il film sportivo. Ed è qui che il regista Neill Blomkamp, vecchio talento dato per disperso dopo il clamoroso esordio di District 9, si adagia con mestiere sui canoni del genere. Regia dinamica, buon ritmo e la scelta di non andare fuori pista cercando nuove traiettorie. Già, Gran Turismo è il classico film che rispetta la parabola sportiva: dal successo alla caduta, passando per la risalita. In questo senso il film è molto simile a Creed, tutto basato su un bel rapporto sincero tra mentore e allievo. Intelligente (e furba) l’idea di affidare il ruolo del maestro burbero ma di buon cuore a David Harbour, che qui ricalca moltissimo la figura paterna del suo amato sceriffo Hopper di Stranger Things.
Terza strada? Il film familiare, con il protagonista che cerca di tenere assieme la sua vecchia e la sua nuova famiglia, diviso tra carriera e vita privata. Con tutti i sacrifici che comporta. Insomma, niente di nuovo sull’asfalto. Gran Turismo è un film che non rischia niente, non azzarda mai il sorpasso ma fa tutto come si deve per fare punti a fine gara.
Rivincita nerd
Nell’incredibile storia vera di Jann, però, si nasconde anche un urlo collettivo. Perché “il sogno impossibile” del sottotitolo non è solo quello del protagonista ma il desiderio di una generazione intera. Quella che ha faticato a farsi capire dai propri genitori appassionandosi a cose per loro incomprensibili. Quella considerata dispersa in mondi tutti suoi, lontani dalla concretezza del vecchio mondo adulto. Quella che ha lottato per far capire che l’immaginazione e il virtuale non sono sempre rifugi per disadattati ma dimensioni altre in cui esprimere le proprie passioni e il proprio Io. Banalmente la chiameremmo l’ennesima rivincita dei nerd in un’epoca in cui siamo tutti Eddie Munson (tanto per tornare a Stranger Things). Tutto espresso con semplicità (e molte semplificazioni) da un film che appassiona, emoziona, intrattiene, fa il suo sporco dovere senza ambire per forza al podio.
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La recensione in breve
Il film di Gran Turismo non è una prima guida ambiziosa, ma il classico comprimario che vuole solo fare il suo mestiere. Neill Blomkamp ci riesce con un'opera sportiva in cui dramma familiare, marketing ammiccante e valori nerd convivono con grande equilibrio.
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Voto ScreenWorld