Occhi di ghiaccio, espressione assente, movimenti calcolati al millimetro. E poi la solita domanda destinata a rimanere senza risposta: “A cosa sta pensando?”. Il killer dell’ultimo film di David Fincher è un mistero umano. Una maschera inespressiva di un carnevale di sangue. Una cassaforte chiusa a doppia mandata come quasi tutti i protagonisti del suo cinema oscuro. Un cinema affascinato dagli anfratti più inquietanti della psiche. Sì, finalmente Fincher torna al thriller quasi dieci anni dopo L’amore bugiardo – Gone Girl senza perdere quello sguardo cinico con cui spiare nei pensieri più contorti e scomodi dell’essere umano.
Freddo, cinico e chirurgico, David Fincher questa volta va dritto al punto come un killer professionista. Lo fa girando un thriller per Netflix, che rispetta tempi (rapidi) e linguaggi (asciutti) dello streaming senza rinunciare alla classe del suo vecchio cinema. Un compromesso che solo chi conosce davvero bene il mestiere poteva trovare con questa naturalezza. E Fincher ci è riuscito. Nella nostra recensione di The Killer, tratto dalla graphic novel francese Le tueur, vi racconteremo come è stato questo gelido viaggio nella mente di un sicario costretto a fronteggiare il più grande nemico della sua carriera: l’emozione.
Durata: 113 minuti
Uscita: 3 settembre 2023 (Festival di Venezia), 10 novembre (Netflix)
Cast: Michael Fassbender, Tilda Swinton, Charles Parnell
La finestra sul fucile
Un killer talmente metodico e imperturbabile da non meritare nemmeno un nome. Un uomo solo col suo fucile. Unico, fedele compagno di appostamenti e notti insonni. Stare soli, però, ha una controindicazione: fa pensare. Molto. E così, forse in cerca di compagnia e di complicità, il killer solitario ci lascia entrare subito nei suoi pensieri. Accompagnati dalla sua perenne voce fuori campo, eccoci entrare nella sua routine quasi robotica, dove tutto è studiato nei minimi dettagli: il battito cardiaco, i ferri del mestiere, la distanza dalla vittima, il piano di fuga. Il nostro killer sembra infallibile, ma non lo è. Così, dopo aver mancato un bersaglio, la sua vita programmata viene sconvolta dalla ripicca dei suoi clienti e soprattutto da una sensazione inedita: una motivazione. Sulla carta sembra il racconto di un lento disgelo. La tipica ricerca della coscienza dentro l’anima dell’assassino. Però, siamo dentro un film di David Fincher. Per cui i contorni delle cose sono molto più sfumati e sfuggenti di così.
L’emozione bugiarda
Lo diciamo subito: The Killer non tocca l’apice della carriera di Fincher. Manca la complessità dei suoi film più torbidi e scrupolosi, manca quella morbosità assaporata in passato. Questa volta Fincher preferisce rimanere in superficie, come se la freddezza del killer interpretato da un Fassbender più cyborg di quello visto nella saga di Alien lo avesse inibito ad andare oltre. Nonostante il flusso di coscienza del protagonista non si interrompa mai, The Killer preferisce i fatti alle parole. Perché le confessioni del sicario non lo spogliano mai davvero. Interessante come la condotta morale del protagonista venga definita dalle sue scelte (pianificate o istintive) e come l’azione sia l’unico, vero motore della storia. Sì, questo è davvero un film a immagine e somiglianza del suo protagonista: pragmatico, senza fronzoli, dritto al punto. Un thriller solido dalle venature noir, elegante nella messa in scena, immerso nella solita atmosfera livida e giallastra dell’immaginario fincheriano. Un mondo di città deserte e persone anaffettive, scosso da un terremoto emotivo che Fincher fa implodere nel volto inespressivo di Fassbender, che prova a sopprimere rabbia e vendetta per difendere la propria preziosa lucidità. L’arma migliore in un universo di prede e cacciatori come questo.
Bersaglio colpito
È molto probabile che The Killer venga accompagnato dalla solita, vecchia etichetta “esercizio di stile”. Non siamo d’accordo, perché questo non è esercizio. Questo è un compito riuscito bene. Non esaltante, non memorabile, ma riuscito alla perfezione. Se l’intento di Netflix era commissionare un thriller d’autore capace di tenere il pubblico avvinghiato al divano, va detto che il cliente Fincher ha fatto il suo sporco dovere. Ci è riuscito trovando il giusto equilibrio tra le esigenze di un film pensato per lo streaming e la fedeltà al suo cinema dedicato alla miseria umana. Come un cinico antropologo, il regista americano guarda il mondo da un mirino col distacco di un cecchino. Dentro c’è la solita sociopatia assieme all’amara consapevolezza che forse nei rapporti umani siamo tutti vittime o assassini. Pronti a usare o a essere usati soltanto per arrivare al nostro agognato bersaglio.
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La recensione in breve
Con The Killer David Fincher torna al thriller introspettivo con un film asciutto, essenziale e preciso come un sicario. Un noir oscuro dove i temi del suo cinema e le esigenze dello streaming sono puntuali all'appuntamento.
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Voto ScreenWorld