È bastata una foto per solleticare fantasie, miti e leggende. Una foto diventata epica. Quella di un riluttante Nicolas Cage con i capelli arruffati nei panni di Superman. Un’immagine un po’ straniante, figlia di un’epoca che non c’è più: più ingenua, più spensierata, ma anche anarchica e coraggiosa. Perché, diciamolo: Nicolas Cage non è proprio la prima persona a cui pensi quando immagini il volto dell’Uomo d’Acciaio. Però qualcuno ci pensò eccome a metà degli anni Novanta, quando la Warner mise in cantiere un film coraggioso come Superman Lives. Un cinecomic mai nato, collassato su se stesso, che ha insegnato a tutti che anche gli eroi invincibili falliscono, e che si può cadere anche sapendo volare.
Un’opera sciagurata ma piena di idee visionarie, che oggi vi raccontiamo nei dettagli. Perché farlo ora? Perché riesumare questa perla mai venuta alla luce? Ve lo diciamo subito, ma non prima di mettervi in guardia da un eventuale spoiler. Che spoiler neanche sarebbe, visto che la clamorosa notizia è stata data dal regista di The Flash Andy Muschietti. Ebbene sì, incredibile ma vero: il mai nato Superman di Nicolas Cage appare in un cameo nell’ultimo film di casa DC/Warner. Una piccola rivincita per uno dei film mai girati più desiderati dalla cultura nerd. Un film di cui adesso vi raccontiamo la sfortunata storia, raccontata anche in bellissimo documentario chiamato The Death of Superman Lives del 2015. E allora ecco come è nato e come è morto Superman Lives.
Superman Reborn
Metà anni Novanta. Dopo il non esaltante risultato di Superman IV uscito nel sempre lontano 1987, i diritti cinematografici del figlio di Krypton vengono comprati da John Peters, produttore cinematografico a cui dobbiamo anche i Batman di Burton sul grande schermo. Personaggio eclettico dal carattere esuberante, Peters si mette alla ricerca di qualcuno a cui affidare la sceneggiatura di un nuovo film sull’uomo volante. In realtà esiste già una bozza di script. Titolo provvisorio? Superman Reborn. Prima idea su chi dovesse interpretare Superman? Sean Penn. È il 1996 quando la scelta ricade su Kevin Smith, reduce dal grande successo di un piccolo cult come Clerks e grandissimo appassionato di fumetti. Smith accetta l’offerta, ma deve anche sottostare a tre strane richieste dello stesso Peter, che gli impone soltanto tre regole: “nel film Superman non deve volare, non deve indossare il suo classico costume e soprattutto nel terzo atto dovrà per forza scontrarsi con un enorme ragno“.
Perché questa fissazione? Peters voleva ricreare sullo schermo la stessa grandiosità minacciosa di King Kong, ma con un enorme ragno. Insomma, il tipico capriccio hollywoodiano. In realtà ci sarebbe anche un’altra richiesta opzionale: una scena d’azione ogni dieci minuti per non far annoiare il pubblico sarebbe cosa gradita. Smith si mette al lavoro su quello che sembra quasi un cinecomic su commissione, ma riesce comunque a metterci del suo. Per prima cosa cambia il titolo del film di Superman Lives. Nei panni di Clark Kent immagina l’amico Ben Affleck. In quelli di Lex Luthor sogna Jack Nicholson, ma dopo essere già stato Joker in casa Warner la cosa era improbabile già su nascere. E poi trova una solida fonte fumettistica su cui basare il film: il fumetto del 1993 The Death of Superman. Una storia che fin dal titolo promette una bella rivoluzione.
La trama
Ma cosa avremmo visto in Superman Lives? La sinossi del film è stata letta on line dallo stesso Kevin Smith soltanto un paio di anni fa, all’interno del suo podcast. La trama recita così: “Alienato dal mondo che protegge, convinto che la sua relazione con Lois Lane sia destinata a fallire, Superman viene improvvisamente sconfitto e lasciato in fin di vita dal malvagio Brainiac, un genio intergalattico intento a impadronirsi dei migliori DNA dell’universo. Superman viene segretamente curato dal suo mentore Cadmus, scoprendo poi di aver perso i suoi superpoteri. Mentre Lois si dispera e piange la perdita del suo amore, con Brainiac alla ricerca frenetica del corpo di Superman, l’Uomo d’Acciaio fa il suo ritorna indossando un costume hi-tech per poter combattere mentre cerca di riacquistare i suoi superpoteri. Durante lo scontro con gli scagnozzi di Brainiac, Superman riottiene i suoi poteri e riscopre il suo amore per Lois Lane. In uno scontro finale, Superman distrugge Brainiac e salva quel mondo che ha imparato a chiamare casa”.
Superman Lives avrebbe mostrato l’elaborazione del lutto collettiva di una figura mitica come Superman, e pensate lo stesso Peters consigliò di ispirarsi al vuoto lasciato nel 1997 da Lady Diana. Perché era certo che il mondo avrebbe reagito alla scomparsa di Superman allo stesso identico modo. Un film che quindi avrebbe spogliato letteralmente l’uomo d’acciaio dei suoi poteri e decostruito la sua figura supereroistica. Sulla carta un film insolito e coraggioso, a cui però mancava ancora un pezzo importante: un regista.
Burton Returns
Con lo script messo a punto, la Warner inizia a investire i primi soldi sul film, che viene programmato per il 1998.
Il primo a essere ingaggiato è Nicolas Cage proprio nei panni di Superman. Costume e mantello sono suoi. Perché? Perché Cage è uno dei più grandi fan del personaggio. Talmente appassionato da chiamare suo figlio Kal-El e da avere in bacheca il primo, rarissimo numero di Superman. E pare che sia stato proprio Cage a suggerire il nome dell’ultimo regista capace di fare grandi cose con il genere cinecomic: Tim Burton, reduce da quei due Batman indimenticabili e amatissimi da pubblico e critica. Burton accetta, ma da autore vero qual è, ovviamente, mette bocca sulla sceneggiatura di Kevin Smith apportando qualche modifica. Le sue idee sono due. Prima di tutto ci deve essere uno scollamento evidente tra Clark Kent e Superman. E così immagina un Clark disadattato, strambo, un tipico freak burtoniano insomma. Un uomo inconsapevole delle sue origini aliene che indaga sul mistero dei suoi superpoteri. L’idea è quella di inserire temi più introspettivi e profondi come la diversità e la solitudine. Un’idea che in parte spazientisce i produttori, più legati alla parte action del film.
Secondo tassello: a livello visivo vuole libertà totale senza dover rispettare l’immaginario dei fumetti. E allora sotto con bozzetti di concept art molto personali, ispirati e suggestivi di cui ci sono ancora preziose tracce on line.
Per il cast l’uomo immaginato nei panni del villain supremo Brainiac è Christopher Walken, mentre per Lois Lane il duello è tra Sandra Bullock e Courteney Cox. Però manca ancora una chicca da vero nerd. L’idea sembra essere di Kevin Smith, vecchio volpone consapevole che i cameo e i cross over fanno sempre piacere ai fan. Tutto questo molti anni prima che l’MCU sdoganasse la cosa. È lui a proporre una fugace apparizione di Bruce Wayne, interpretato da Michael Keaton, che – subito dopo la morte di Superman – legge un messaggio di cordoglio nazionale trasmesso in tv sugli schermi della piazza principale di Metropolis. Però, purtroppo o per fortuna, non vedremo nulla di tutto questo. Perché?
Il fallimento
Le ragioni del fallimento di Superman Lives sono principalmente tre. Per prima cosa c’era troppa indecisione su molti aspetti. La sceneggiatura veniva messa a punto di continuo e si faticava a trovare una quadra su aspetti basilari come il costume di Superman. Secondo: il budget che da 190 milioni di dollari stava lievitando verso i 300. Questo perché la visione artistica di Burton era ambiziosa, richiedeva set visionari, tanti effetti speciali pratici e qualche effetto visivo non da poco. E la Warner non era certo disposta a spendere così tanto.
Il terzo colpo di grazia arriva nel 1997 quando Batman & Robin di Joel Schumacher non ha il successo straordinario che la Warner si aspettava. La critica è fredda, e in azienda si ha la sensazione che dopo meno di 10 anni l’era dei cinecomic sia già finita. Senza dimenticare che l’ultimo film di Burton, ovvero Mars Attacks!, non era andato molto bene al botteghino, e qualcuno in Warner era convinto che il regista stesse perdendo il suo tocco magico.
Insomma, la S sul costume di Superman assomigliava sempre più a un enorme punto interrogativo. Una matassa sempre più difficile da sbrogliare, che porterà alla definitiva morte del progetto soltanto tre settimane prima dell’inizio delle riprese. La resurrezione, breve ma intensa, arriverà grazie a The Flash. Piccola rivincita di un fallimento entrato comunque nel cuore di molte persone.
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