New York. Novembre 1913. In un teatro di Broadway viene proiettato il primo trailer della storia. E no, non è quello di un film, ma di uno spettacolo teatrale. Un breve video con varie immagini di scena, concepito dal pubblicitario Nils Granlund. Il fine? Semplice: convincere la gente ad andare a vedere lo show.
È l’inizio di una rivoluzione. Da quel giorno i trailer vengono proiettati alla fine di spettacoli e film. Non prima delle proiezioni come succede ora. Ed è per questo che si chiamano così. Perché trailer significa rimorchio, visto che all’epoca trainavano gli spettacoli appena finiti.
Da allora i trailer sono cambiati assieme al cinema. Sempre più veloci, sempre più ritmati e con un’estetica sempre diversa. Ma una cosa non è cambiata mai in oltre 100 anni di storia: la loro importanza nella promozione di un film. E non è un caso che un certo Alfred Hitchcock amasse apparire nei trailer dei suoi film, guidando il pubblico alla scoperta dei luoghi e dei set.
Figuriamoci oggi. In un’epoca in cui i film vivono di aspettative, prime impressioni e hype. Per capire bene come nascono, come funzionano e come vengono concepiti abbiamo fatto quattro chiacchiere in diretta con Edoardo Massieri, fondatore, art director e trailer maker di Ottoemezzo Movie Factory, un’agenzia creativa specializzata nella comunicazione cinematografica.
Ecco cosa ci ha raccontato di questi vecchi rimorchi che non smettono di trainare tutto il carro del cinema.
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