1917, film diretto da Sam Mendes, si ispira a una storia vera, un episodio della Prima Guerra Mondiale raccontato da Alfred Mendes, nonno del regista. La pellicola narra l’odissea di due caporali inglesi, incaricati di consegnare un importante messaggio a un reggimento in procinto di sferrare un attacco suicida; per farlo, i due dovranno muoversi lungo le linee nemiche, apparentemente lasciate sguarnite. Il film si chiude proprio con una dedica al “caporale Alfred Mendes, che ci ha raccontato le storie” (traduzione ufficiale italiana, ndr).
Lo stesso Sam Mendes, ospite di un podcast di Variety all’epoca dell’uscita del film, aveva dichiarato in merito: “Mio nonno mi aveva raccontato una storia… ne avevo in testa dei frammenti sparsi… la storia di un messaggero che deve consegnare una comunicazione… da bambino mi è rimasta dentro… e chiaramente poi l’ho ampliata e cambiata, in maniera anche significativa. Ma il nucleo del film è quello.”
Alfred Mendes, nato nel 1897 a Trinidad da genitori portoghesi di etnia creola, si arruolò nell’esercito britannico a soli 19 anni, e dopo due anni di combattimento sul fronte occidentale, fu congedato nel 1918, dopo aver inalato gas velenoso. Negli anni successivi, avrebbe poi intrapreso la carriera di scrittore; proprio nella sua autobiografia, pubblicata in una prima edizione negli anni ’70, si può trovare traccia dell’episodio ispiratore di 1917: il contesto è quello della battaglia di Poelcappelle; la mattina del 12 ottobre 1917, precisamente alle 9.30, il comandante Alexander Craigmile della Compagnia C del primo battaglione della Rifle Brigade britannica, ricevette un messaggio dal centro di comando.
Sam Mendes, nella sua autobiografia, lo riporta così: “In caso di contrattacco nemico, avanzare a baionette spianate; si richiede urgentemente un rapporto sullo stato delle quattro compagnie”. Si trattava, oltre che della Compagnia C, cui Mendes apparteneva, delle Compagnie A,B, e D, appartenenti al medesimo battaglione. Mendes, senza esitazione, decise di offrirsi volontario per la missione, nonostante la poca esperienza e gli enormi rischi connessi: “Non appena ebbe finito di leggere il dispaccio, chiese se qualcuno volesse offrirsi per l’incarico, facendoci chiaramente capire che era molto pericoloso, e che avrebbe potuta verificarsi la possibilità di non tornare vivi; io avevo partecipato a un semplice corso di segnaletica militare, che nulla aveva a che fare con la mansione richiesta, ma comunque, si trattava per me di una questione di dovere nei confronti del mio battaglione, e così mi offrii volontario.”
L’assalto di Poelcappelle, nelle Fiandre, era stato ordinato da Douglas Haig, comandante del contingente alleato in quelle zone, convinto che le forze nemiche tedesche fossero ormai in disarmo; la ritirata, che passerà poi alla storia come Operazione Alberico, era niente altro che una mossa strategica dei germanici per riconsolidare le loro forze in attesa di successivi attacchi. L’operazione, iniziata nel febbraio del 1917, vide le truppe tedesche arretrare lungo la cosiddetta Linea Hindenburg, un sistema difensivo concepito poco dopo la battaglia della Somme, avvenuta nell’estate del 1916. Ignari di questo, le truppe alleate a Poelcappelle si trovarono a fronteggiare un’inaspettata resistenza da parte germanica; nonostante le 35.000 vittime tedesche, a fronte delle poco più di 11.000 nelle truppe alleate, l’assalto fallì in brevissimo tempo e le comunicazioni tra le quattro compagnie del primo battaglione della Rifle Brigade si interruppero bruscamente; da qui la necessità di inviare un messaggero a verificare lo stato delle compagnie, e a quantificarne le perdite.
Come abbiamo visto, quel messaggero sarà proprio Alfred Mendes, che nella sua autobiografia, racconta così la missione: “Quando mi accorsi che i cecchini nemici mi avevano individuato, sapevo che prima o poi avrei incontrato un proiettile destinato esclusivamente a me; dopo qualche tempo, giunsi però alla confortante conclusione che probabilmente i nemici erano rimasti talmente perplessi vedendo un uomo solo vagare lungo la Terra di Nessuno, da decidere di scagliare i loro proiettili ben lontano da me, probabilmente per una sorta di ammirazione verso la mia nonchalance; o forse pensavano che fossi completamente impazzito“. La missione di Alfred ebbe quindi successo, e gli fruttò una medaglia al valore.
1917 ha conquistato tre Oscar, per la fotografia, gli effetti speciali e il sonoro, a fronte di ben dieci nomination, nel 2020.