Il significato del titolo del film Pane e tulipani, di Silvio Soldini è tutto nei due elementi concreti del film; la forma di pane è quella che Fernando (Bruno Ganz) fa trovare sul tavolo della colazione a Rosalba (Licia Maglietta), con un gesto gentile e premuroso cui la donna non è mai stata abituata, e del quale lo ringrazia con un biglietto; a sua volta, ogni sera, di ritorno dal lavoro come fiorista, Rosalba porta a casa un variegato mazzo di fiori, in cui spesso trovano posto dei tulipani; tulipani che poi serviranno da accompagnamento a un altro biglietto scritto da Rosalba, ovvero la lettera d’addio scritta a Fernando prima di ripartire per Pescara.
Nei giorni successivi, appassendo su di un tavolo, i fiori diverranno simbolo della disperazione amorosa di Fernando Su un altro livello, i fiori simboleggiano anche la duplicità di Rosalba, in bilico tra l’apparenza esteriore di casalinga e le sue aspirazioni nascoste; come dice Fernando a Rosalba, infatti, “i tulipani non vengono dall’Olanda, come pensano tutti, ma dalla Persia.”
La trama di Pane e tulipani racconta, con toni leggeri, la disavventura di Rosalba, casalinga di Pescara, in vacanza a Paestum in comitiva con la famiglia; nel corso di una sosta in autogrill, la donna si attarda e viene dimenticata sul posto; inizialmente intenzionata a tornare a casa, Rosalba coglie l’occasione offertale da un giovane autostoppista e si reca così fino a Venezia, città che avrebbe sempre voluto visitare. Qui conosce Fernando, ritroso e colto cameriere di origine finlandese del Marco Polo, piccolo ristorante della zona. Incuriosita dall’ambiente così diverso da quello da cui proviene, Rosalba decide di trattenersi per un po’ a Venezia (comunicando la sua scelta alla famiglia tramite una lettera) e accetta l’ospitalità di Fernando, andando a vivere in una spartana camera degli ospiti. Nel giro di breve tempo la donna trova anche un impiego come fioraia. Nel frattempo, Mimmo, marito di Rosalba, non accetta la decisione della moglie e affida a Costantino Caponangeli, giovane idraulico disoccupato venuto a cercare lavoro presso la sua importante ditta di sanitari, l’incarico di rintracciare Rosalba.
La donna, nel frattempo, stringe un’amicizia sempre più profonda con Fernando e con la vicina di casa Grazia, massaggiatrice di scuola olistica. Quando dopo lunghe e infruttuose ricerche, Costantino riesce finalmente a trovare Rosalba, questa lo semina, e resasi conto che il suo volto appare su centinaia di manifesti appesi lungo i muri della città, si rifugia da Fernando, che aveva in precedenza scoperto il passato della donna; in quel momento, il rapporto tra i due si fortifica ancor di più; Fernando recita a memoria a Rosalba alcune ottave de L’Orlando Furioso, mentre Rosalba fa riflettere Fernando sui suoi talenti di cantante melodico, mai sfruttati appieno. Nel frattempo, mentre si trova sulle tracce di Rosalba, Costantino si imbatte in Grazia, che lo scambia per un cliente, e di cui fulmineamente si innamora; una volta scoperta la vera identità di Costantino, Grazia si dispera per via dell’ennesimo amore sbagliato, ma l’uomo, a sua volta invaghito, decide di restare con lei e di rinunciare all’incarico da investigatore; a quel punto Mimmo manda a Venezia la propria amante, Ketty, che convince Rosalba a tornare a Pescara, dicendole che il figlio minore, Nic, si droga. Prima di lasciare Venezia, Rosalba saluta Fernando con un mazzo di tulipani, ad accompagnamento di un biglietto in cui spiega le ragioni della scelta, definendosi “una madre snaturata”.
Tornata in famiglia, Rosalba si riabitua a fatica al tran tran quotidiano, ma non sembra voler tornare sui propri passi nemmeno quando scopre che il figlio Nic fa semplicemente uso di cannabis, e che quindi è stata riportata a Pescara con l’inganno; Fernando, intanto, sprofonda nella disperazione per l’assenza di Rosalba, e decide quindi di recarsi in Abruzzo, accompagnato da Costantino e Grazia, per riaverla. Finirà per incontrare la donna nel parcheggio di un supermercato, lusingandola con una dichiarazione in rima; Rosalba decide quindi di tornare di nuovo a Venezia, portando con sé anche Nic.
All’epoca dell’uscita del film, Soldini ne parlo così a Repubblica, sottolineando l’inserimento di elementi simbolici all’interno di una narrazione realistica “Non ha niente a che vedere con la commedia all’ italiana I personaggi partono da una verità, ma sono sopra le righe, e con Doriana Leondeff, con cui ho scritto il film, abbiamo lavorato molto per evitare la macchietta. Il segno del film è un po’ Venezia, reale, eppure sembra inventata, un luogo della fantasia. Nei quartieri popolari del film, vive la gente, ma c’è qualcosa di irreale, fuori dal tempo“