Ci sono cinque parole che rappresentano l’incubo di ogni cinefilo: “film tratto da un videogioco”. Per una volta, no, non sono stupidi pregiudizi ma timori fondati su anni e anni di delusioni costanti. La sfortunata tradizione ebbe inizio negli anni Novanta con film grezzi come Super Mario Bros., Street Fighter e Mortal Kombat. Pellicole invecchiate male, che magari hanno lasciato un tenero ricordo nei cuori di molta gente, ma che riviste oggi non fanno proprio una bella figura. Le cose sono andate ancora peggio agli inizi degli anni Duemila: i due Tomb Raider con Angelina Jolie (tolta lei, perfetta nella parte, nulla resta di quei film), l’infinita saga scialba di Resident Evil (di cui salviamo solo il capostipite), e poi Doom con The Rock, Max Payne, Hitman, Prince of Persia. Ogni volta la stessa storia: delusione assoluta e sconforto davanti ad operazioni senza una visione, un senso, un briciolo di qualità.
In mezzo a quel pattume svolazza una sola mosca bianca. La tipica eccezione che conferma la regola: Silent Hill del 2006. Forse uno dei pochi film dell’epoca capace di ricreare davvero le stesse sensazioni e le stesse atmosfere del videogioco da cui era tratto. Tanti anni e fallimenti dopo, però, qualcosa è finalmente cambiato. Finalmente, tra serie tv straordinarie (Arcane, The Last of Us) e film convincenti (Detective Pikachu e i due Sonic), abbiamo capito come si adattano i videogiochi. Ci siamo riusciti in tre semplici passi. Ecco quali sono.
1. Senza complessi
Partiamo da un brutto vizio che ci siamo portati dietro per anni e che sta pian piano scomparendo. Sembrava che i videogiochi avessero una specie di complesso di inferiorità nei confronti del cinema. Come se fosse un’arte inferiore senza la stessa dignità. Per cui ogni volta che un videogioco aveva l’onore di arrivare sul grande schermo, il cinema si sentiva in diritto di stravolgere, snaturare e nobilitare il videogioco che adattava sul grande schermo. Peccato che fallisse ogni singola volta. Facciamo due esempi lampanti. Il primo: Final Fantasy.
È il 2001 e una delle saghe più iconiche di sempre ha appena calato tre assi dalla manica: Final Fantasy VII, Final Fantasy VIII e Final Fantasy IX. Tre capolavori uno dietro l’altro, che forgiano generazioni intere di giocatori ammaliati dagli immaginari fantastici del franchise. Giochi pieni di creature fantastiche, avventura e personaggi carismatici. Facile immaginare l’attesa per un film come quel Final Fantasy.
Un film che di Final Fantasy mantiene soltanto il nome, perché il fantasy non è stato invitato e tutto viene stravolto da un film fantascientifico esteticamente pazzesco ma senz’anima. Un’opera svuotata di tutto quello che aveva reso amati e iconici i videogiochi. Non c’è il senso di meraviglia, non c’è l’epica. Tutto è molto asettico e freddo. E non a caso si rivela uno dei più clamorosi flop commerciali nella storia del cinema (animato e non). Classico esempio di film che sottovaluta la fonte videoludica pensando che il cinema abbia bisogno di qualcosa di diverso.
Ma facciamo un secondo esempio, scomodando un altro clamoroso passo falso del cinema recente: Assassin’s Creed. Grande scelta girare un film su una saga totalmente fondata sul fascino della storia e del passato, ambientando solo 20 minuti del suddetto film nella storia e nel passato. Eccolo servito un altro esempio di operazione insensata, che stravolge e snatura il franchise. Ne viene fuori un obbrobrio su tutta linea. Un film anonimo, senza personalità e fascino. Personaggi simili a macchiette, Fassbender usato soltanto per mostrare il petto nudo ogni 5 minuti e un cast totalmente disorientato che si aggira per il film chiedendosi: “Cosa diavolo ci faccio qui dentro?“. Ecco, tutto questo è finito. O almeno, sta finendo. Negli ultimi anni finalmente sia l’industria che la critica hanno capito che non c’è alcun divario da colmare tra cinema e videogiochi.
I due linguaggi hanno pari dignità artistica, anche perché negli ultimi dieci anni il mondo videoludico ha partorito una marea di capolavori. E non parliamo solo di gameplay, ma di messa in scena, regia, scrittura dei personaggi e narrazione (citiamo solo Red Dead Redemption 2, God of War, Death Stranding e The Witcher 3: Wild Hunt per restare in superficie). Giochi con una profondità tematica impressionante, che nulla hanno da invidiare alla settima arte. Grazie a punti esclamativi del genere oggi finalmente si adattano i giochi senza complessi di inferiorità e senza soggezione reverenziale. Altri due esempi? Warcraft – L’inizio che no, non è assolutamente un film perfetto, anzi, ma almeno ha tracciato la via fidandosi dell’immaginario e dell’estetica videoludica. Un film quasi diviso a metà (la parte dedicata agli orchi è bellissima, quelli con gli umani molto meno), che ha iniziato a virare verso la rotta giusta. E poi, ovviamente, l’incensata serie tv The Last of Us: rispettosa, fedele, capace di trapiantare lo spirito del gioco anche dentro uno show eccezionale.
2. Più tempo, più spazio
C’è un aspetto in cui il cinema parte sempre svantaggiato quando adatta i videogiochi: il tempo. Il tempo passato con i personaggi. Parte del fascino forse intraducibile dei videogiochi è quel senso di intimità che si prova interagendo con i protagonisti delle storie. Normale, quindi, che un gioco longevo 15 ore tradotto in un film di 2 ore lasci in qualche modo insoddisfatti. Bene, finalmente qualcuno ha capito che ci sono storie che hanno bisogno di un altro formato. Storie per cui il cinema non va bene. Sì, perché l’habitat naturale di alcuni videogiochi sono le serie tv.
Negli ultimi mesi abbiamo visto la serie tv di Halo, nulla di straordinario, ma non male nel complesso. E poi, come detto, il nobile esempio di The Last of Us, che forse farà scuola. Lo abbiamo detto e ripetuto tante volte da queste parti: non si poteva raccontare la storia di Joel ed Ellie in un film. C’era bisogno di tempo, spazio e aria per raccontare il loro viaggio on the road ed entrare in intimità con questi splendidi personaggi, e solo la serialità lo poteva rendere possibile.
Grazie a operazioni (e opere) come quella di HBO adesso la via sembra segnata. E così ecco tanti videogiochi molto ricchi dal punto di vista narrativo pronti a lanciarsi tra le larghe braccia delle serie tv. A cosa ci riferiamo? A due proprietà intellettuali PlayStation: God of War, già messa in cantiere da Amazon Prime Video, Horizon (prevista su Netflix), e un colosso come Warhammer 40.000 sempre nel radar di Amazon e con una star come Henry Cavill nei panni di nobile ambasciatore. Ormai il destino è questo: il futuro di molti videogiochi è nella serialità.
3. Creare dove serve
Quindi il cinema che fa? Rimane a mani vuote? Ovviamente no. Perché ha capito una cosa. Visto che le serie si stanno accaparrando tutti i videogiochi più narrativi, il cinema sta saccheggiando tutti quei franchise che non hanno una narrativa così densa e dove si ha più libertà di manovra per creare. Anche in questo caso gli esempi ci aiutano nel ragionamento. Pensiamo a Detective Pikachu, che partendo dall’immaginario ricchissimo dei Pokémon ha costruito un efficace giallo alla Zootropolis. Un film divertente, originale, leggero che rilegge il mondo dei Pokémon in chiave nuova. Stesso discorso per i due film su Sonic, che hanno catapultato il riccio supersonico dentro avventure urbane in cui ordinario e straordinario si abbracciano alla perfezione.
Due film intelligenti, perché capaci di appassionare il pubblico giovani con colori e gag divertenti e di fare l’occhiolino ai fan nostalgici a suon di citazioni e riferimenti ai videogiochi. Stesso discorso (totalmente sulla fiducia) per l’imminente film animato su Super Mario firmato Illumination. Tutto il materiale promozionale visto finora fa ben sperare, lasciando intravedere un’opera creativa, ispirata, che sembra quasi un Mad Max: Fury Road in salsa Nintendo. Ancora presto per esultare, è vero, ma lungo l’attesa noi ci godiamo il panorama. Perché , finalmente, abbiamo capito che non è questione di gara, ma di immaginari da prendere per mano, camminando fianco a fianco.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!