Un gruppo di ragazzini si aggira in un luna park. I nostri, sprovveduti e inconsapevoli, salgono su un’attrazione fantasy e di colpo vengono catapultati in un altro mondo dominato da antichi stregoni, draghi e magia. Ecco, se avete un vago ricordo di questa strana scena, sappiate che nessun mago vi ha ingannato con un’Illusione Minore. È tutto normale, è successo davvero. Perché così si apriva la sigla dello sfortunato cartone animato di Dungeons & Dragons, uscito tra il 1983 e il 1985 in mezzo alle polemiche legate al più celebre gioco di ruolo di sempre. Uno show che ha fallito il suo tiro salvezza, perché ebbe vita breve. Soltanto 27 episodi, suddivisi in sole tre stagioni. Abbastanza per lasciare un tenero ma sbiadito ricordo nei cuori di molte persone prima di scomparire. E così oggi, mentre aspettiamo con trepidante attesa l’uscita del film Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri, siamo qui a soffiare su tanta polvere per raccontarvi la triste storia di un cartone animato scomodo e la sventurata impresa di una compagnia di giovani avventurieri che, purtroppo, fallì la sua quest.
Qualcuno pensi ai bambini
Per comprendere il sortilegio che avvolge il cartone animato di Dungeons & Dragons bisogna partire da lontano. Ovvero dal contesto leggermente ostile in cui nasce la serie animata. Siamo agli inizi degli anni Ottanta. Il gioco di ruolo Dungeons & Dragons è nato da pochi anni, per la precisione nel 1974, ed è già diventato un fenomeno. Non ancora di massa come oggi, certo, ma la nicchia di appassionati che si radunavano attorno a un tavolo per rievocare epiche avventura diventava sempre più grande. Dopo i primi anni passati in sordina, la creatura fantasy creata da Dave Arneson e Gary Gygax inizia a forgiare adepti sempre più fedeli. Questa passione troppo viscerale per altri mondi, magia nera e creature mostruose, però, inizia a diventare sospetta. E sì, Dungeons & Dragons entra nell’occhio del ciclone diventando un pericolo pubblico.
Quotidiani e telegiornali danno voce a varie associazioni di genitori preoccupati per i loro ragazzi. Il gioco di ruolo per loro è un’incitazione al satanismo, al razzismo, all’omicidio e al suicidio (ma ha anche dei difetti). Per alcuni persino un invito a creare gang violente. Un clima ostile nei confronti di D&D che negli anni Ottanta crea un vero e proprio caso di “panico morale”, come in parte ci viene raccontato dalla quarta stagione di Stranger Things attraverso il personaggio maledetto di Eddie. Così la TSR, casa di produzione del gioco, cerca di sfruttare questo momento di controversa popolarità a suo favore. E quindi che fa? Cerca di ripulire la sua reputazione creando prodotti per bambini, più innocenti e innocui. Una strategia furba, perché finalizzata ad appassionare anche un pubblico molto più giovane del solito target fan di D&D. Dopo aver messo in commercio una serie di action figure, la TSR coinvolge la Marvel Production per la creazione di una serie animata per ragazzini. Il progetto va in porto affidando le animazioni alla mitica Toei Animation, studio nipponico che ha praticamente disegnato l’infanzia e la giovinezza di milioni di persone. E così il 17 settembre il 1983 la serie animata di Dungeons & Dragons fa il suo esordio in tv (in Italia arriva su Rete 4). E lo fa in un clima non proprio favorevole.
Tutorial fantasy
Ma adesso rinfreschiamoci la memoria e sblocchiamo un po’ di ricordi ai più anziani. Chi sono i protagonisti di questo cartone animato quasi del tutto dimenticato? Il party è composto da sei improbabili e pittoreschi avventurieri. Abbiamo Hank il belloccio di turno, probabilmente il quarterback della squadra di football della scuola, trasformato in un ranger armato di arco. Al suo fianco ecco l’acrobata Diana (con nome e aspetto con vaghi richiami a Wonder Woman), il mago occhialuto e saggio di nome Presto, la ladra invisibile Sheila, il cavaliere scontroso e antipatico Eric e poi il vero idolo del cartone animato: colui che ribaltava lo stereotipo del barbaro tutto muscoli. Ovvero Bobby, che era il più piccolo della compagnia, armato di clava e accompagnato da un piccolo pony. L’identikit perfetto della mascotte dello show.
Le avventure dei nostri eroi sono guidate da un ambiguo personaggio dalle fattezze abbastanza inquietante, meglio noto come Dungeon Master. Ovvero il deus ex machina della storia che guida a suon di enigmi la compagnia verso le singoli missioni della puntata. Gli antagonisti del cartone erano principalmente due: Venger, villain al tipico aspetto regale di un signore oscuro figlio degli anni Ottanta e soprattutto una delle creature più iconiche della lore di Dungeons & Dragons: la regina dei draghi malvagi Tiamat. Cinque teste per un iconico drago cromatico capace di sputare fuoco, veleno, ghiaccio, acido ed elettricità. Bene. Queste erano le premesse. Ma com’era questo cartone di Dungeons & Dragons? Semplice, diretto, avventuroso. Perfetta porta d’ingresso per dei bambini che si stavano avvicinando al fantasy per la prima volta. Quasi un libretto di istruzioni per il genere, che faceva familiarizzare con concetti di quest, classi, magie e strategia. E potevano identificarsi facilmente in questi 6 ragazzini che sì, volevano tornare a casa, ma intanto erano affascinati dal fantastico (un po’ come ne Le Cronache di Narnia). Niente di straordinario, sia chiaro, ma onesto intrattenimento per ragazzi.
Se quest è un cartone per piccoli
Però qualcosa va storto. A livello strategico la TSR sbagliò tutto, visto che di solito in quegli anni ogni cartone animato era preceduto da una linea di action figure e giocattoli, che di fatto servivano da trampolino di lancio. Per informazioni sulla tattica perfetta rivolgersi dalle parti della Mattel e dei Masters of the Universe che crearono un fenomeno globale proprio con questo metodo. Il cartone di D&D, purtroppo, non ha avuto questo privilegio, visto che una linea di figure dello show uscirà soltanto molti anni dopo. A peggiorare la situazione ci si mette il clima ostile di cui dicevamo prima. La serie animata aveva i fari puntati addosso e molte associazioni di genitori avevano i coltello tra i denti. Così lo show fu considerato troppo violento per il sabato mattina, un pericoloso compagno di giochi che poteva corrompere e traviare le menti dei giovani spettatori.
Come potete immaginare si tratta di un’esagerazione esasperata, ma è anche vero che Dungeons & Dragons non era un cartone ingenuo e innocuo come i Masters of the universe. Gli autori dello show provarono a inserire elementi più dark e adulti, come tanti prodotti animati targati anni Ottanta fecero in quegli anni pieni di coraggio e sperimentazione. Pensiamo ai lavori di Don Bluth, Ralph Bakshi o allo stesso Taron e la pentola magica di casa Disney. Un’animazione che attraverso il fantasy diventata spesso inquietante e oscura, come molte fiabe antiche. Dungeons & Dragons era colorato e avventuroso, ma scomodava temi come la Morte, la nudità femminile, aveva nemici davvero raccapriccianti e soprattutto metteva i protagonisti davanti alla possibilità di uccidere i loro nemici. Troppo per quegli anni in cui D&D era considerato il male supremo. E così, dopo solo 27 episodi, la serie animata viene chiusa senza un finale per cadere in lungo oblio.
L’eco del mito
È curioso come tante cose incomprese nei loro anni diventino cult col tempo. È quello che è successo anche a questo cartone animato sfortunato, rimasto nei cuori di molta gente, come una vecchia fotografia che ogni tanto riappare in un cassetto. Nel corso degli anni un’intera generazione cresciuta a pane e Dungeons & Dragons ha voluto recuperare ogni prodotto legato al franchise (sì, compreso quell’obbrobrio uscito al cinema nel 2000, ma questa è un’altra storia). E così in tanti hanno recuperato in home video un cartone che non ha mai avuto tanti passaggi televisivi negli anni a venire. La serie, come detto, non ha mai avuto un finale, ma l’affetto dei fan ha spinto gli sceneggiatori a pubblicare online lo script dell’ultimo episodio, che poi è stato letto e trasformato in una specie di audio-libro. Negli anni Bobby, Diana, Eric e compagnia sono diventati quasi feticci di culto per gli amanti di D&D, eroi d’infanzia a cui ci si è affezionati anche grazie al loro sfortunato destino. E così ecco spuntare le tanto agognate action figure, splendidi diorama e persino omaggi inaspettati dentro spot di automobili. Fino ad arrivare all’imminente Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri, dove vi consigliamo di tenere gli occhi aperti. Magari per una volta il dado di questi sfigati eroi è stato più clemente. E magari il party ha avuto la sua piccola rivincita.