Ed eccoci pronti con la recensione di Elden Ring: La Via per l’Albero Madre, che però non è un videogioco. Il famoso brand di FromSoftware è infatti diventato un manga, ad opera di Nikiichi Tobita, pubblicato in Giappone da Kadokawa Shoten e qui da noi da Panini Planet Manga.
Elden Ring La Via per L’Albero Madre
Genere: shonen manga (trasposizione)
Pagine: 176 pagine
Uscita: 9 marzo
Editore italiano: Panini Planet Manga
Il fenomeno delle trasposizioni tra diversi media è ormai una cosa abituale, specie nel nostro tipico bacino di pesca. E proprio perché così frequente non è di certo immune e delusioni e capitomboli più o meno numerosi.
I film di successo hanno sempre generato videogiochi, belli, accettabili, scadenti, terrificanti (insomma non dobbiamo davvero raccontare la storia del leggendario E.T. di Howard Scott Warshaw sviluppato nel 1982 per Atari 2600, vero?), ma essendo l’industria videoludica ormai centralissima fonte di grandi soggetti narrativi (qualcuno ha per caso detto The Last Of Us?), non stupisce che oggi molte trasposizioni abbiano una direzione diversa rispetto al passato.
Anzi, diremo di più. In Giappone c’è una vera e propria produzione massiccia di manga (per lo più di target shonen) che presentano sceneggiature originali ispirate però al mondo degli RPG e degli action RPG, con esposizione di statistiche, valori di combattimento, utilizzo di punto vita e mana per le magie.
Recentemente un esempio anche piuttosto ben riuscito è rappresentato da Shangri-La Frontier che in maniera piuttosto originale racconta l’esperienza di gioco di un prodigio del genere open world che con il suo bizzarro personaggio esplora il mondo di un videogioco di successo, affrontando sfide sempre più impegnative. Insomma una campagna su Twitch, ma in versione fumetto.
Come si crea il fumetto di Elden Ring?
Ecco quindi che Elden Ring non poteva non diventare un fumetto. Ma come si può trasportare le atmosfere del celebre e amatissimo titolo di FromSoftware sulle pagine di un manga, mantenendo intatte le atmosfere, l’epicità, l’oscurità e il senso di forte oppressione che si provano nel gioco?
E, aggiungiamo, senza che il risultato finale finisca per essere il clone (non voluto) di titoli ben più famosi come Berserk o Claymore?
Beh l’idea alla base della trasposizione di Nikiichi Tobita è risultata curiosa e interessante sin dai primi annunci e reveal: fare un manga comico – demenziale.
Probabilmente molti di voi staranno in effetti strabuzzando gli occhi cercando di capire dove si possa trovare della comicità in una sessione di gioco di Elden Ring, eppure sulla carta questa è una formula azzardata ma solo fino ad un certo punto. Perché quando non si può replicare il fascino e la potenza di un’opera (quanto meno senza rischi) è più facile farne una parodia.
E ci ritroviamo quindi ad assistere alle (dis)avventure di Lucenzo, un Senzaluce della più bassa e miserabile risma, uno Sventurato, che senza sapere assolutamente niente di sé e del motivo per cui si trovi in quel mondo, tenterà comunque la Via per l’Albero Madre, ambendo a diventare addirittura il Lord Ancestrale.
Avete capito bene: il manga di Elden Ring è in pratica il racconto di una sessione di gioco, portata avanti però da un giocatore che non sa praticamente nulla di Elden Ring, dovrà imparare tutto da zero, ma non sembra nemmeno dotato di qualità intellettive alla Sherlock Holmes.
Lucenzo, praticamente nudo e senza protezioni, armato di una ridicola clava, si trova proiettato in quel mondo, con le statistiche a livello topo di fogna e senza uno scopo.
All’orizzonte incombe il terribile Castello di Grantempesta, occupato dal semidio Garrick L’innestato, ma Lucenzo è giustappunto appena in grado di fare discorsi di senso compiuto. Stretto l’accordo con la vergine Melina e con due belle ampolle di Lacrime Cremisi e Lacrime Cerulee piantate nel didietro inizierà a fare… cose. Letteralmente.
E ovviamente a cacciarsi in un mare di guai e a prenderle ripetutamente.
La festa di paese dell’easter egg
Il manga è pieno di richiami, citazioni visive e narrative che ci riportano dentro al gioco di Elden Ring, ma l’intento rimane sempre quello parodistico, anche nella caratterizzazione.
Il terribile signore di Grantempesta continua ad innestare arti e parti di corpo degli sfortunati Senzaluce con cui entra in contatto, ma anziché esibire mostruosità, viene presentato come un hipster dal linguaggio irritante che cerca la miglior combinazione di arti per farsi bello con i propri amici e compagni. Spiazzante. Ma in qualche modo anche abbastanza efficace, forse la miglior trovata/stravolgimento di tutto il primo volume.
Il manga peraltro, al netto delle espressioni quasi sempre beote di Lucenzo (ma ahimè non particolarmente riuscite) si presenta con uno stile di disegno molto dettagliato e piuttosto realistico, con grande attenzione verso i costumi e con un’attitudine assolutamente seria e composta, a voler sottolineare il contrasto ridicolo con le situazioni che accadono.
Ma allora Elden Ring La Via per l’Albero Madre fa ridere davvero?
Per quanto l’intenzione e l’originalità dell’approccio siano sicuramente meritevoli di attenzione, la risposta è abbastanza semplice: non tanto.
Le battute e le gag si rifanno quasi sempre al videogioco da cui è ispirato e alla relativa lore, quindi serve un profondo grado di conoscenza del titolo (non certo improbabile vista la popolarità del videogioco ma che non è per forza appannaggio di tutti); questo purtroppo depotenzia molto la trasversalità e l’automantenimento in vita del fumetto.
E comunque bisogna sottolineare che vedere il povero Lucenzo sbattuto come un tappeto, fatto volare via o con le importantissime ampolle incollate al sedere (dato che non ha abiti e quindi tasche per tenerle) non è che sia un esempio di chissà quale vena umoristica.
È basic. E questo termine non va certo d’accordo con l’importanza che il videogioco di Elden Ring ha acquisito nel tempo.
Insomma non ci troviamo di fronte a Balle Spaziali, ecco. Ed è un peccato perché in questa maniera Elden Ring La Via per l’albero Madre risulta più un oggetto di merchandising del famoso videogioco che non un prodotto davvero in grado di reggersi sulle proprie gambe, almeno in questo primo volume.
Certo fa sorridere pensare all’ipotetico giocatore umano “dall’altra parte” dello schermo e alla sua totale incapacità di apprendere anche le cose più semplici (in realtà i risultati arriveranno pian pianino), ma poi veniamo abbastanza frenati nell’entusiasmo dal terribile Blaidd, il Mezzo Lupo, che si lancia in controversie da idol lover davvero poco efficaci.
E non è che nelle nostre libreria manchino manga dall’umorismo eccezionale per tempi comici e trovate, da Akira Toriyama a Dash Kappei di Noburo Rokuda, passando per Slam Dunk e centinaia di altri titoli azzeccati.
Semplicemente quello che accade in questo primo volume non è abbastanza divertente da giustificare l’intento di creare una parodia del videogioco.
Quando il marketing e il branding non bastano
I grandi fan del videogioco troveranno citazioni e personaggi e sicuramente vedere che al disgraziato Lucenzo accadono cose che sono capitate anche a loro nelle varie sessioni di gioco può risultare al primo impatto tutto sommato piacevole. E in fin dei conti qualche gag, ad essere un po’ di manica larga, non è poi da buttare del tutto nel bidone del rusco. Ma basta questo per avere un buon fumetto? Assolutamente no.
Cade a fagiolo la quarta di copertina che mostra alcune immagini interne del manga in cui appaiono Melina, Blaidd e Margit L’implacabile: tutte immagini che sembrano gridare “hey guardate, è come nel videogioco, troverete le cose che avete sperimentato nel gioco”.
Ma il marketing rimane purtroppo abbastanza ingannevole.
È un peccato perché come si diceva all’inizio della recensione di Elden Ring La Via per l’Albero Madre l’idea di fare una parodia del videogioco era davvero interessante e originale e anche la parte grafica regala soddisfazioni, con uno stile molto pulito e abbastanza conformato ma ricco di dettagli e facilmente godibile da un pubblico molto trasversale (seppur privo di una vera personalità).
Ma a quanto pare basta metterci sopra il logo di Elden Ring e molti credono di aver realizzato un piccolo sogno.
Davvero peccato, non si dovrebbero sprecare occasioni del genere in questo modo.
Capita spesso che in presenza di trasposizioni televisive di un determinato libro o fumetto si finisca per preferire l’opera originale. Ecco in questo caso Elden Ring giocatelo, che a leggerlo così non ci guadagnate proprio niente in più.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
Recensione in breve
Elden Ring la via per l'Albero Madre parte da una intuizione interessante e originale: fare la parodia del celebre gioco di FromSoftware. Il problema è che non fa ridere abbastanza. Espedienti comici piatti e poca creatività. Si accontenta di mostrare elementi di gioco senza diventare brillante in ciò. Peccato.
-
Voto ScreenWorld