La settantaseiesima edizione dei BAFTA Awards ha incoronato Niente di nuovo sul fronte occidentale come il miglior film del 2022: è stato questo il verdetto dei membri della British Academy of Film and Television Arts, l’associazione che assegna i riconoscimenti cinematografici di maggior importanza del Regno Unito. Vincere un BAFTA è già di per sé un traguardo di tutto rispetto per chi lavora nell’ambito del cinema e della TV; ma il valore del trofeo si estende anche al suo ruolo di precursore degli Oscar. Pertanto, per chi segue l’awards season americana, questa ‘trasferta’ britannica è un appuntamento a cui prestare molta attenzione: soprattutto se si considera che in numerosi casi, negli ultimi anni, i vincitori dei BAFTA hanno coinciso con quelli degli Oscar, annunciati in genere due o tre settimane più tardi.
BAFTA e Oscar: le affinità elettive
La British Academy, composta da un totale di oltre seimila iscritti, conta infatti tra le proprie file diversi membri dell’Academy americana, i quali pertanto si ritrovano a votare anche per gli Oscar: è uno dei motivi (non l’unico) per cui le nomination e i premi dei BAFTA, al di là del loro prestigio specifico, possono fornire delle indicazioni utili su dove potrebbe soffiare il vento sull’altra sponda dell’Atlantico, al momento di assegnare le statuette dell’Academy. Due anni fa, per esempio, i favoriti come interpreti protagonisti agli Oscar sembravano essere Chadwick Boseman e Viola Davis, entrambi ricompensati dalla Screen Actors Guild statunitense per Ma Rainey’s Black Bottom; ma ai BAFTA prevalsero invece Anthony Hopkins per The Father e Frances McDormand per Nomadland, lo stesso esito delle votazioni dell’Academy qualche giorno dopo. Una testimonianza (una delle tante) di come i BAFTA forniscano significative anticipazioni sulla corsa agli Oscar, nonché di come riescano talvolta addirittura a influenzarla.
In sostanza, ormai da un quarto di secolo i BAFTA si sono ‘allineati’ alle tendenze della awards season americana, con votazioni che convergono sempre più spesso in direzione dei presunti favoriti degli Oscar. E senza bisogno di scomodare i decenni in cui i BAFTA erano quasi del tutto slegati dalle scelte di Oscar e Golden Globe, appaiono lontanissimi pure i tempi in cui la British Academy premiava Quattro matrimoni e un funerale e Full Monty come miglior film al posto di Forrest Gump e Titanic, o eleggeva Pedro Almodóvar miglior regista per Tutto su mia madre e Jamie Bell miglior attore per Billy Elliot. È pur vero che, appena un anno fa, Joanna Scanlan veniva premiata come miglior attrice per After Love, ma il peculiare regolamento applicato in quell’edizione (e prontamente modificato) aveva portato a una rosa di nomination in cui non figurava nemmeno una delle candidate all’Oscar.
BAFTA 2023: qualcosa di nuovo sul fronte occidentale?
Ma al di là di corsi e ricorsi storici: cosa ci dicono i risultati dei BAFTA Awards 2023 in merito alla competizione per gli Oscar attualmente in pieno svolgimento? Partiamo dall’indiscusso trionfatore di quest’edizione: Niente di nuovo sul fronte occidentale, produzione tedesca targata Netflix, scritta e diretta da Edward Berger e tratta dal celebre romanzo di Erich Maria Remarque sulla Prima Guerra Mondiale. Con il suo lauto totale di quattordici nomination, Niente di nuovo sul fronte occidentale ha ricevuto in tutto sette BAFTA: miglior film, regia, sceneggiatura adattata, colonna sonora, fotografia, sonoro e film straniero. Si tratta dunque del nuovo favorito per gli Oscar? È assai improbabile: agli Oscar il dramma bellico di Berger parte con nove nomination, non è stato candidato per la regia (un’omissione non di poco conto) e nella corsa come miglior film dovrà vedersela con quello che, ad oggi, resta l’incontestato frontrunner: Everything Everywhere All at Once.
Per la commedia sci-fi dei Daniels, la cerimonia dei BAFTA si è conclusa con un esito alquanto deludente: un singolo trofeo, quello per il montaggio, su un totale di dieci nomination. Una mezza débâcle dovuta probabilmente al minor appeal esercitato dal film su pubblico e critica al di fuori degli Stati Uniti; ciò nonostante agli Oscar, dove si presenta con undici nomination, Everything Everywhere All at Once conserva ottime potenzialità di prevalere per miglior film e regia, nonché per l’attore supporter Ke Huy Quan, che ai BAFTA è stato superato a sorpresa dal giovane Barry Keoghan. I premi della British Academy, in compenso, ci suggeriscono che il sostegno per il film dei Daniels non è forse così plebiscitario come molti si aspettavano, e che in varie categorie l’Academy potrebbe preferirgli altri titoli: primo fra tutti, Gli spiriti dell’isola.
Gli altri vincitori, da Gli spiriti dell’isola a Blanchett e Butler
Ai BAFTA, dove giocava “in casa”, la tragicommedia di ambientazione irlandese firmata da Martin McDonagh si è aggiudicata quattro statuette: miglior film britannico, miglior attore supporter per Barry Keoghan, miglior attrice supporter per Kerry Condon e miglior sceneggiatura originale; e agli Oscar, è in queste ultime due categorie che il film di McDonagh potrebbe tagliare per primo il traguardo. Fra le attrici supporter, dove sono in lizza pure due interpreti di Everything Everywhere All at Once, Kerry Condon sfiderà in una gara all’ultimo voto la veterana Angela Bassett, prima attrice candidata all’Oscar per un film del Marvel Cinematic Universe, ovvero Black Panther – Wakanda Forever. Perfino più incerto si profila l’esito per il premio alla miglior sceneggiatura originale, dove si preannuncia un serratissimo duello fra Everything Everywhere All at Once e Gli spiriti dell’isola.
Parlando di interpreti protagonisti, invece, quest’anno i BAFTA hanno battuto bandiera australiana: ma se Cate Blanchett, giunta al quarto BAFTA della propria carriera (il terzo in questa categoria), appare sempre più vicina al suo terzo Oscar grazie alla fenomenale interpretazione fornita in Tár, al contrario il BAFTA ad Austin Butler non fa che alimentare i dubbi riguardo l’Oscar come miglior attore. Perché se la British Academy ha ovviamente adorato il biopic Elvis (quattro premi in tutto), non si può sottovalutare il consenso, in particolare in America, in favore del redivivo Brendan Fraser, tornato di colpo alla ribalta grazie a una struggente performance in The Whale. Butler ha ottenuto il Golden Globe e il BAFTA per il suo mimetico ritratto di Elvis, e fra una settimana potrebbe “chiudere la pratica” qualora vincesse anche il SAG Award: fino ad allora, però, questa categoria rimane una fra le più combattute e appassionanti dell’annata.