Manca pochissimo all’uscita di Ant-Man and The Wasp: Quantumania (15 febbraio 23), il film che segna l’inizio della (tanto attesa) Fase 5 del Marvel Cinematic Universe e l’esordio di quello che sarà uno dei villain centrali di tutto il futuro del MCU, ovvero Kang il Conquistatore, interpretato da Jonathan Majors. Ma chi è Kang Il Conquistatore, il villain che deve salvare il MCU?.
Sulla Fase 5 del MCU e in particolare su Ant-Man and The Wasp: Quantumania pesa una importante responsabilità, quella di un necessario cambio di passo.
La Fase 4, da tutti definita la fase transitoria anche e soprattutto a causa della pandemia di Covid che ne ha in buona parte stravolto i piani, ha avuto il merito di approfondire molti personaggi importanti e di aprire le porte del multiverso, rendendo possibile di fatto qualunque cosa.
Ma, se escludiamo Wanda Maximoff divenuta Scarlet Witch e messa velocemente ai box in attesa di futuri sviluppi, si è sentita fortemente la mancanza di un vero villain, di una minaccia tanto grande e centrale da riguardare tutto il futuro del MCU e diventare pensiero fisso per tutti gli eroi.
Ma a quanto pare questa condizione potrebbe vedere un punto di svolta proprio con il personaggio di Kang in The Ant-Man and The Wasp Quantumania.
Kang Il Conquistatore e il futuro del MCU
Kang è un villain di serie A, nel mondo Marvel. Storicamente acerrimo nemico dei Fantastici Quattro e degli Avengers, è in personaggio ricco di sfaccettature e identità più o meno alternative/celate, che merita una grande considerazione, già in buona sostanza svelata dal futuro prossimo del MCU e dalla Fase 6 in cui fa bella mostra di sé il logo di Avengers The Kang Dinasty, film del 2025 diretto da Destin Daniel Cretton (lo stesso di Shang-Chi) e sul quale si stanno facendo supposizioni di ogni tipo, anche e soprattutto sulla nuova squadra di Avengers che vedremo sullo schermo.
C’è una fitta rete di rumors interessanti da ricordare prima di analizzare la figura di Kang, e anche un bel po’ di collegamenti tra Ant-Man and The Wasp Quantumania, Avengers The Kang Dinasty e quanto visto nella Fase 4 del MCU.
Partiamo dallo sceneggiatore, ovvero Jeff Loveness, che ha scritto Quantumania (d’ora in poi lo chiameremo così per brevità) e sta scrivendo The Kang Dinasty. In pratica è Loveness la persona con in mano il destino di Kang.
È indubbio che in Quantumania ci si presenterà finalmente quella variante verso la quale Colui Che Rimane, sul finale di Loki, ha messo in guardia Il Dio degli Inganni asgardiano e Sylvie Laufeydottir, con una frase che suona più o meno come un “se mi fate fuori adesso, scatenerete una versione decisamente molto peggiore di me che brucerà tutto”. Ma oh, se ad un bambino dici di non toccare quei biscotti, ti devi aspettare che potrebbe, con una probabilità piuttosto alta, non darti assolutamente retta e prenderli lo stesso.
Solo che non sappiamo se questo Kang sarà l’unico che incontreremo nel viaggio cosmico e dimensionale del MCU. In fin dei conti è già la seconda volta che vediamo il volto di Majors, perché non immaginare anche una terza? Cosa decisamente molto probabile.
Poi ovviamente c’è la questione del regista, Destin Daniel Cretton, che avendo diretto anche Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli ha fatto emergere la teoria secondo la quale Shang-Chi stesso potrebbe essere il nuovo membro di una prima ondata, forse ridotta di Vendicatori, che affronterà Kang nel suo – scontato – piano di conquista globale.
In effetti il reclutamento sul finale di Shang-Chi e la ricerca dell’origine misteriosa dei Dieci Anelli potrebbe portare molto facilmente a ricongiungersi con Kang. Si vocifera insistentemente sulla presenza di Sam Wilson (Anthony Mackie) alias Captain America e anche della nuova Black Panther, che ha rinunciato alla guida politica del Wakanda, ma a quanto pare, non agli artigli di vibranio.
E poi c’è la questione fumettistica: The Kang Dinasty (2001) è una mini serie a fumetti Marvel in 16 albi, scritta da Kurt Busiek e disegnata da vari artisti, tra cui Alan Davis, Kieron Dweyer e Ivan Reis. In pratica in questi fumetti, ed è una cosa a cui non abbiamo assistito molto spesso, un cattivo riesce a trionfare nel suo progetto di conquista del mondo. Kang assieme al figlio Marcus prende il controllo prima degli USA, radendo al suo Washington DC e successivamente arrivando a distruggere (senza vittime) la sede delle Nazioni Unite. Solo un’alleanza di proporzioni interplanetarie porterà gli eroi a vincere, ponendo tuttavia molti dubbi sul prezzo da pagare per una conquista del genere.
Sappiamo che nel MCU si tende a prendere titoli importanti nel nome, sfruttarne a volte anche solo in minima parte il soggetto e poi continuare su altre strade (pensiero fisso su quel Daredevil Born Again), quindi non ci facciamo troppe aspettative, ma di certo l’intenzione di trasformare Kang in una minaccia globale sembrerebbe palese.
Ma, per avvicinarsi alla Dinastia di Kang, alla cui “nascita siamo tutti invitati ad assistervi con Quantumania, dobbiamo prima conoscere le identità di questo supervillain.
Kang Il Conquistatore Vs Thanos
Nathaniel Richards, questo il vero nome di Kang, esiste sin dai primi anni ’60 (ha esordito nel 1963) ed è noto per essere il più grande e potente viaggiatore del tempo della Casa delle Idee.
Già il cognome dovrebbe suggerirvi qualcosa; Kang il Conquistatore è di fatto un pronipote di Reed Richards, leader dei Fantastici Quattro, o per meglio dire del padre di Reed Richards (non indaghiamo su chi abbia tradito chi). Ma non solo, perché seppur in maniera piuttosto dilatata, Kang il Conquistatore vanterebbe secondo alcune cronache fumettistiche dei legami di sangue anche con un altro personaggio centrale di Marvel, solito indossare una maschera di ferro e un mantello verde, nella sua terra dove è sovrano, la Latveria: Victor Von Doom.
Proveniente dal futuro, il XXXI secolo, dopo essere entrato in possesso di una tecnologia in grado di viaggiare nel tempo, viaggia fino all’Antico Egitto assumendo l’identità del faraone Rama-Tut e cercando di ottenere l’egemonia sull’umanità. Ma non aveva fatto i conti con i Fantastici Quattro che rendono l’impossibile decisamente praticabile (come i viaggi nel tempo), sconfiggendolo.
Ed ecco emergere una caratteristica molto importante del personaggio: il suo scopo finale, che è la conquista, tanto da integrarla nel suo nome di battaglia. Ma ci arriveremo tra poco.
Probabilmente influenzato da un incontro temporale con Dr. Doom, Kang inizierà un percorso di interpretazione di tante identità fittizie, dal Centurione Scarlatto a Victor Timelyarrivando addirittura ad Immortus e Iron Lad, sempre (o quasi) con l’obiettivo di conquistare il potere assoluto, prima di diventare definitivamente Kang il Conquistatore dopo una deriva temporale che lo ha portato a diventare un vero e proprio dittatore cosmico, con un esercito e una tecnologia senza pari.
In tutte le sue varie incarnazioni è stato più volte sconfitto dagli Avengers e dai Fantastici Quattro, maturando la convinzione che, tra tutte le linee temporali visitate, proprio quella dell’epoca moderna di Terra 616 (la continuity dimensionale in cui avvengono i principali eventi di Marvel) fosse di fondamentale importanza per la sua affermazione.
Come Victor Timely, iniziò un lungo ed elaborato piano per impadronirsi di Terra 616, partendo proprio dall’inizio del XX Secolo, finendo per incontrare figure chiave del mondo dei supereroi Golden Age (il creatore dell’originale Torcia Umana, l’androide rivale di Namor) e ottenendo sempre più progressi scientifici, tanto da rendersi responsabile anche dello sviluppo umano e dei gruppi di supereroi stessi.
Il tutto monitorando, studiando, analizzando avversari e potenziali alleati, ponendo le basi per uno dei sistemi più complessi di dominio che si possano ricordare in tutta la Marvel. Kang è ossessionato dal potere e dal controllo, differendo molto dall’altro grande villain che abbiamo conosciuto nel MCU, Thanos.
Fumettisticamente parlando i due personaggi sono caratterizzati da un’opposizione diametrale: Kang vuole conquistare e amministrare il potere, in maniera non dissimile da Dr. Doom, anche se a volte apparentemente meno violenta (e quindi inconsciamente aspirando ad un modello più vicino a Reed Richards); Thanos è il Titano Folle, un nichilista che vuole soggiogare la vita e porre una sorta di equilibrio distorto nel cosmo.
Nessuno si sognerebbe mai di definire folle un genio come Kang. Kang è meticoloso, cervellotico, capace di infinita pazienza (d’altronde controlla il tempo), tempismo letale e capace di assumere numerose identità fittizie per ingannare gli avversari. Thanos è un evento naturale catastrofico ineluttabile, un uragano che affronta tutto di petto, apparentemente disinteressato delle conseguenze.
Nel MCU queste caratteristiche di Thanos sono in parte ridimensionate, ma in effetti una volta raggiunto il suo scopo tramite lo snap che dimezza la vita biologica nell’universo, si ritira, senza nessun’altra velleità di conquista ulteriore. Kang invece, dopo ogni vittoria, ne desidera un’altra più grande.
Kang Il Conquistatore è sempre stato “cattivo”?
Premettendo che, come avrete capito, non esiste un solo Kang (in un multiverso esistono tante varianti quante sono le dimensioni, quindi ipoteticamente infinite) e che ogni villain di grande caratura non si considera mai veramente cattivo, quanto piuttosto depositario di un compito più grande e gravoso che solo lui/lei può reggere (il dominio dell’umanità per salvarla dall’autodistruzione, l’ordine cosmico ecc.), Kang ha avuto due incarnazioni che lo hanno visto impegnato come entità cosmica di primario livello e anche come supereroe.
Con l’identità di Immortus (la versione più lontana nel futuro dello stesso Nathaniel) ha combattuto gli eroi dell’universo ma è anche stato insignito del compito di sovrintendere la linea temporale affinchè nessuno la violi causando alterazioni nel continuum e potenziali catastrofi cosmiche. Un ruolo che ha rivestito con onore e severità, esagerando come sempre, ma rendendolo meno malvagio, narrativamente parlando.
Ha avuto una relazione con Ravonna Renslayer (che abbiamo conosciuto su schermo nella serie Loki, sebbene decisamente molto diversa da quella fumettistica), mostrandosi in più occasioni meno violento e totalitario di quanto visto in precedenza e conquistato dal sentimento dell’amore fino al sacrificio.
Per un periodo abbiamo conosciuto Kang da adolescente. Venuto in contatto con la versione più adulta di sé stesso, già capace di viaggiare nel tempo (la visita aveva come scopo quello di mostrare al giovane Nathaniel il suo destino), il nostro futuro-ma-non-certo Kang entra in possesso di un’armatura evolutissima, piuttosto simile (eufemismo) a quella di Iron Man, si oppone alla sua più anziana variante e viaggia nel tempo fino all’epoca moderna di Terra 616, assumendo l’identità di Iron Lad e formando il gruppo dei Giovani Vendicatori. Esatto, diventando un eroe.
E sapete con chi avrà una relazione sentimentale in questo periodo di vita? Con una dei membri degli Young Avengers, Stature, con il potere di modificare le proprie dimensioni a piacimento. Se state pensando ad Ant-Man, siete nel giusto, perché Stature è proprio Cassie Lang, la figlia di Scott Lang che è deceduto dopo la saga Vendicatori Divisi.
Stiamo unendo i puntini in vista di Quantumania e tutto si fa decisamente interessante.
Kang nel Marvel Cinematic Universe: differenze e speranze
Colui che Rimane ha raccontato una storia piuttosto intrigante in Loki riguardo a Kang.
La sua origine futuristica sarebbe rimasta invariata, presentandoci tuttavia un individuo fin da subito ossessionato dal potere.
Dopo aver scoperto l’esistenza del multiverso e aver ottenuto la capacità di attraversarlo, Kang avrebbe iniziato ad avere frequenti scambi e rapporti con le altre versioni di sé stesso, incrementando il suo potere e la sua egemonia. Con un gruppo di questi infine, avrebbe dato origine ad una sanguinosa guerra (la Multiverse War) volta a consacrare sé stesso come l’unico Kang tra le varianti e l’unico essere in grado di amministrare il tempo e lo spazio.
Finché qualcuno non gli si è opposto, ovvero una risoluta e più coscienziosa variante rappresentata da Colui che Rimane, in grado di fermarlo e bloccarlo da qualche parte (che a questo punto dovrebbe essere l’Universo Quantico) grazie all’entità Alioth (conosciuta in Loki). Tutta la Time Variance Authority sarebbe stata quindi creata per impedire il ritorno del Kang più malvagio (“se pensi che io sia malvagio dovresti conoscere le altre varianti di me stesso”) più che il vilipendio della Sacra Linea Temporale.
E per tutti questi motivi la dipartita di Colui Che Rimane è un fatto di una gravità assoluta. Infatti il finale di Loki ci mostra la “trasformazione” della TVA e quindi la fuga di Kang che sembra averne preso il controllo, eliminando le statue dei Custodi del Tempo e ponendo la sua al loro posto.
Cosa desidera ottenere quindi chiedendo la collaborazione di Scott Lang, alias Ant-Man?
Qualcuno finirà per rimetterci le penne?
Ci troveremo di fronte finalmente un film, che da inizio ad una fase che durerà circa due anni, in cui sarà il villain a trionfare alla fine?
Benchè ognuno nel proprio cuore abbia già le risposte a queste domande la situazione è decisamente più complessa.
Forza Kang, salvaci tu (!?!)
Il pubblico dei cinecomics Marvel è decisamente molto vasto e variegato: non ci sono solo gli amanti del genere, quelli che arrivano da anni di letture e depositari di un’eccellente conoscenza a riguardo. C’è soprattutto il pubblico più di massa, decisamente non abituato alla lettura ma che si lascia travolgere volentieri dal multiverso di storie raccontate sul piccolo e grande schermo.
Tuttavia Quantumania al momento non sembra essere collocato al centro dei pensieri del grande pubblico; non è percepito come l’evento cinematografico del momento (anche se poi, sicuramente, otterrà ottimi incassi globali, compresa anche la messa in sala in Cina) e nemmeno come la cosa imperdibile per via del protagonista (il riferimento va tutto a Spider-Man No Way Home e in parte Dr.Strange in the Multiverse Of Madness).
Il punto quindi è abbastanza chiaro: Quantumania deve segnare un cambio di passo. In un momento di generale stanchezza nei confronti dei cinecomics, causata anche da una Fase 4 partita benone ma non certo brillante, Marvel Studios deve consolidare il rapporto di fiducia con lo zoccolo duro del pubblico, rappresentato da chi questa cosa dei supereroi la ama ancora, da chi legge i fumetti e che, se viene annunciato un titolo altisonante legato ad un fumetto particolare, si aspetta che quantomeno sia rispettato lo spirito dell’opera originale.
Andando ad approfondire il lato drammatico, introducendo un nemico davvero invincibile all’apparenza, si creano quesiti sul futuro, aspettative.
E il pubblico di massa, che nel frattempo è cresciuto in numero ma soprattutto in età anagrafica, non ha più bisogno della leggerezza assoluta o dell’enfatizzazione del lato comedy (cosa peraltro nelle corde di Scott Lang / Paul Rudd). Adesso è pronto per qualcosa di più, per un cambio di marcia netto e deciso.
Si è abituato e vuole qualcosa di nuovo, ancora non visto o che riporti alla mente i fasti dei “mitici” Avengers Infinity War e Avengers Endgame.
Insomma il destino di tanti ora è anche nelle mani di un eroe che può diventare così piccolo da risultare invisibile, da un eroe che soffre una sindrome dell’impostore evidente, che è più umano di tanti altri visti su schermo, nelle sue debolezze.
Ma ancora di più, oggi il destino di tanti è nelle mani di un villain che deve veramente comportarsi da cattivo e non deludere le aspettative.
Gli eroi sono più grandi tanto quanto lo sono i loro avversari.