Fresco di trasposizione cinematografica per la regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch nonché vincitore del premio della giuria all’ultimo Festival di Cannes, Le otto montagne di Paolo Cognetti è un profondo quanto intimista racconto sull’uomo e la montagna, quel luogo in cui ogni essere vivente ritrova quel senso di libertà che, la vita, a volte toglie. Scopriamo di più nella nostra recensione di Le otto montagne, pubblicato da Einaudi e vincitore del Premio Strega.
Le otto montagne
Genere: Romanzo di formazione
Autore: Paolo Cognetti
Uscita: 8 novembre 2016
Casa editrice: Einaudi
La trama
Con entrambi i genitori appassionati di montagna (tant’è che il loro matrimonio è stato celebrato presso le Tre Cime di Lavaredo), Pietro vive a Milano ma trascorre l’estate a Grana, paesello della Valle d’Aosta ubicato alle pendici del Monte Rosa. Qui, durante il periodo di vacanza, incontra e fa la conoscenza di Bruno, figlio di pastori suo coetaneo. Tra i due, lentamente, nasce una insolita quanto solida amicizia mentre, Pietro, si rende conto di essere sempre più in un rapporto di estraneità con il padre. Passano gli anni e, i due amici, diventano adolescenti per poi entrare, successivamente, nell’età adulta. Eppure, il loro legame, sembra non avere fine nonostante differenti vicissitudini quanto allontanamenti.
Un romanzo che sonda nel profondo dell’animo
Le otto montagne rientra a pieno titolo nel genere del romanzo di formazione per tutta una serie di elementi che lo caratterizzano: c’è il rapporto, a volte difficile, padre-figlio fatto di non detto e di gesti semplici ma inaspettati, la nascita e il mantenimento di un’amicizia che attraversa intere decadi, l’infanzia durante la quale avviene quella rottura con l’essere bambini per affacciarsi, giorno dopo giorno, all’adolescenza. Il tutto, incorniciato da ambientazioni montane e naturali che raccolgono, dentro di esse, i dissidi interiori e la voglia di fuga degli uomini che, per forza di cosa, sono dovuti diventare animali urbani.
Suddiviso in tre parti, rispettivamente Montagna d’infanzia, La casa della riconciliazione, Inverno di un amico, il romanzo di Cognetti scandisce l’incedere del tempo per i protagonisti e, parimenti, il cambiamento che avviene intorno a loro stessi. Perché, se il romanzo inizia con Pietro e Bruno ancora bambini, pian piano l’innocenza dell’infanzia raggiunge l’acme di una maturità che sancisce l’entrata in una seconda fase della vita, ossia quella dell’adolescenza in cui avviene la presa di coscienza della realtà e, tuttavia, ancora si stenta ad accettarla in toto. È solo da adulti che, entrambi gli amici, ognuno con il proprio bagaglio esperienziale più o meno pesante, capiscono cosa significhi davvero poter contare l’uno sull’altro come fratelli.
La montagna come luogo di pace e rigenerazione
Come già affermato, Le otto montagne ha una splendida quanto suggestiva e significativa cornice d’azione narrativa consistente negli scenari montani della Valle d’Aosta e non solo. Eppure, l’amore per questa natura tanto incontaminata quanto preziosa, inizialmente, non è totalmente condivisa da Pietro che, per retaggio e tradizione passionale della famiglia, si trova a dover vivere. Ed è proprio qui che scopre il suo mal di montagna, tenacemente tenuto nascosto ma superato dinnanzi a quell’egoistico bisogno di suo padre di fuggire dalla giungla urbana, gabbia di cemento, asfalto e grigiore in cui, quest’ultimo, si ritrova intrappolato. Un passaggio narrativo, questo, dalla forte valenza metaforica.
Ecco che avviene una prima frattura che segna una svolta nel rapporto padre-figlio e, al tempo stesso, uno step di crescita per Pietro, ormai conscio di quanto sia importante, per il proprio genitore, ritrovare se stesso in un luogo di pace e rigenerazione che, adesso, è il punto di rendez-vous anche per lui, soprattutto alla luce dell’amicizia con Bruno il quale, con la sua minimalista e semplice esistenza, ha molto da insegnargli. Grazie a questo nuovo approccio al mondo che Pietro inizia ad avere, crescendo, una instancabile necessità di fuga dalla routine, dalle persone, da sé medesimo. E nonostante il susseguirsi degli anni, attraversati da importanti cambiamenti e perdite, Pietro torna sempre lì, a quella montagna dove tutto è iniziato e non a un’altra perché, come lui stesso afferma, “[…] in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare”.
Una casa sperduta tra i monti
Le otto montagne, come già detto, è costituito da tre parti interconnesse da loro e che scandiscono, ordinatamente, infanzia, adolescenza ed età adulta. Non a caso, le prime due parti sono state ideate dall’autore per rendere fertile il terreno per la terza e ultima parte in cui, Pietro e Bruno, ormai adulti a tutti gli effetti, tirano le somme delle proprie vite, abbracciando successi e insuccessi, mancanze e passi falsi commessi e, questi ultimi, sono trasmutati, metaforicamente, in quella casa sperduta tra i monti che, i due, hanno costruito come ultima volontà e lascito del padre di Pietro. Una casa che ha resistito per anni ma non a un ultimo, freddo e cupo inverno non solo stagionale bensì umano.
Perché, se c’è una particolarità che rende il romanzo di Cognetti alquanto accattivante è l’asciutta e realista narratività che lo compone: non ci sono orpelli né, tantomeno, passaggi illusori semmai, Le otto montagne, è una coeva e senza filtri alcuni analisi sull’uomo e sulla sua evoluzione all’interno del contesto storico, geografico e socio-antropologico mostrandone falle, debolezze ma anche punti di forza di cui sono portatori singolarmente.
La natura come punto di unione
La natura e le ambientazioni montane sono il fulcro principale in cui, la storia di Cognetti, prende le mosse. Difatti, gli scorci urbani sono solo relegati a comparse fulminee rimanendo, così, sullo sfondo. L’evocazione della metropoli, della vita frenetica avviene solo en passant, quasi a non voler contaminare la bellezza, la suggestione che cotanto verde e silenzio provocano in chi vive e osserva questo spettacolo intorno a sé. Le otto montagne, oltre a essere una grande storia di legami ed esperienze esistenziali è, al tempo stesso, un saggio sulla bellezza della natura, un inno a poter vivere uno spazio altro lontano da interferenze e incombenze.
È una lettura rigenerativa questa messa nero su bianco dall’autore, un inno ad apprezzare il momento, il qui e ora per farne tesoro e, così, riuscire ad ascoltarsi veramente per cercare ciò che aspetta, dall’altra parte della quotidianità, ogni singolo individuo e il suo microcosmo. Imprescindibile e con uno stile che parla all’animo del lettore, Le otto montagne è una tappa obbligatoria nel vasto sentiero della letteratura italiana.
La recensione in breve
Le otto montagne è un romanzo che evoca immagini potenti e, al tempo stesso, si conferma come lettura di autoanalisi di se stessi poiché, dentro le sue pagine, è impossibile non riconoscere la frenesia dell'uomo contemporaneo che ritrova il giusto equilibrio esistenziale nel silenzio delle montagne.
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Voto ScreenWorld