Joyce Carol Oates, autrice del romanzo Blonde, da cui è stato tratto l’omonimo film sulla vita di Marylin Monroe diretto da Andrew Dominik, ha fortemente criticato The Fabelmans di Steven Spielberg, giorni dopo che il film ha trionfato ai Golden Globes (Miglior film drammatico e Miglior regia); attraverso Twitter, la scrittrice canadese ha espresso tutto il suo disappunto, commentando come segue un’immagine tratta dal film che ritrae David Lynch nei panni di John Ford.

Oates scrive: “Questa è la scena più ispirata di The Fabelmans, che, a fronte di tutta l’attenzione e dei premi appena ricevuti, è un film incredibilmente mediocre; una situazione del genere deve essere molto scoraggiante per qualsiasi giovane regista.” La scrittrice prosegue, ironicamente: “Non ho visto la cerimonia (dei Globes, ndr) ma The Fabelmans ha davvero battuto film come Tàr e Gli spiriti dell’isola?
In un tweet successivo, Oates rincara la dose, argomentando meglio la sua posizione: “Facendo di un biondo ariano antisemita il protagonista del suo film al liceo, il giovane Fabelman, in un colpo solo, ottiene uno pseudo-amico e mette a tacere tutti i suoi nemici; si tratta forse del definitivo riconoscimento della superficiale banalità della carriera del regista in quanto intrattenitore?

Molti utenti hanno plaudito alle dichiarazioni di Oates, sottolineando la presunta banalità del film di Spielberg, mentre altri hanno preferito sottolineare l’ipocrisia di fondo della posizione della scrittrice, con particolare riferimento a Blonde:

 

 

Ha mai pensato di incoraggiare i giovani artisti attraverso le critiche costruttive, e non demolendo gli altri? Le Reagire così impulsivamente ogni volta che qualcosa incontra il favore del pubblico, non mi sembra un buon uso del suo tempo. Dov’era questo atteggiamento da bastian contrario, quando è uscito Blonde?“, ha replicato un utente.

The Fabelmans, opera dichiaratamente autobiografica di Steven Spielberg, narra l’infanzia e l’adolescenza di un giovane regista in erba e del rapporto non sempre facile con i genitori (interpretati da Paul Dano e Michelle Williams); durante il discorso di accettazione del Golden Globe alla miglior regia, Spielberg aveva dichiarato: ”Cerco di scappare da questa storia da quando avevo 17 anni; non avevo mai avuto il coraggio di prendere il toro per le corna finché non mi ha convinto Tony Kushner (co-sceneggiatore del film, ndr); il fatto è che tutti mi vedono come un uomo di successo, il fatto è che noi tutti veniamo visti in base alle informazioni che sono disponibili su di noi; ma nessuno può sapere chi siamo veramente finché noi stessi non siamo abbastanza coraggiosi da dire a tutti chi siamo. E io ho speso un sacco di tempo cercando di capire quando sarebbe stato il momento giusto per raccontarla, questa storia; una volta compiuti 74 anni, mi sono detto che forse era il caso di muoversi a farlo.”

Condividi.

Nato nel 1985 a nord di Milano, in seguito all'ottenimento della maturità classica, consegue nel 2008 una prima Laurea Triennale in Storia e critica del cinema, presso la facoltà di Lettere Moderne dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi sul cinema civile italiano; nel 2010 ottiene invece la laurea magistrale in Linguistica Generale, presso lo stesso ateneo, con una tesi sulle presupposizioni linguistiche. Da dicembre 2022 collabora con Screenworld.it in qualità di newser.