Fuga per la Vittoria, il film con Pelè, che termina con la parata di Sylvester Stallone che nega la vittoria ai nazisti, è ispirato ad una storia vera. Il regista John Huston ha preso spunto dalla cosiddetta partita della morte. L’incontro, tra realtà e leggenda, si giocò allo stadio di Kiev il 9 agosto 1942 e vide la squadra ucraina della Start FC affrontare la Flakelf, una squadra di militari nazisti della Luftwaffe del fronte orientale.
La storia racconta che Josif Ivanovič Kordik, direttore del più importante panificio della città, riconosce tra i suoi dipendenti Nikolai Trusevich, portiere della Dinamo Kiev. L’uomo, grazie a Trusevich, assume nel panificio altri giocatori delle due squadre cittadine, Dinamo Kiev e Lokomotiv Kiev. Quando i tedeschi organizzano un torneo di calcio per dimostrare la superiorità ariana anche nello sport, i giocatori panettieri mettono su una squadra la Start FC. Nonostante i massacranti turni di lavoro, i calciatori di Kiev riescono a sconfiggere tutte le altre squadre iscritte al torneo
La Start FC sta diventando un simbolo della resistenza di Kiev. I comandi militari decidono di mandare a giocare a Kiev il Flakelf, la più forte squadra militare tedesca di stanza in Ucraina, formata da militari e considerata invincibile. Il 6 agosto si gioca la prima partita, la Start vince per 5-1.
Tre giorni dopo, i tedeschi organizzano la rivincita, la cosiddetta partita della morte. I nazisti rinforzano la squadra con alcuni tra i migliori calciatori dell’esercito tedesco di stanza in Ucraina. Il pubblico che assiste alla partita è composto in maggioranza da militari tedeschi armati. Solo una piccola fetta dello stadio è riservata agli ucraini. L’incontro ha inizio, l’arbitraggio a senso unico permette ai tedeschi di giocare duro, intimidendo gli avversari con falli che, in un match normale, causerebbero l’espulsione del calciatore. I tedeschi passano in vantaggio, ma sono raggiunti e superati dagli ucraini. Il risultato, dopo i primi 45 minuti di gioco, è 3-1 a favore della Start FC.
Durante l’intervallo, un ufficiale nazista entra nello spogliatoio ucraino intimando ai calciatori di perdere l’incontro. Il secondo tempo inizia con un calo di concentrazione da parte della Start che permette alla Flakelf di pareggiare. Ma sul 3-3 inizia la riscossa degli ucraini che segnano per altre due volte, fissando il risultato finale sul 5-3. Lo stadio Zenit, dove si è giocato lo storico match, è stato ribattezzato stadio Start.
Dopo il fischio dell’arbitro, finita l’adrenalina dell’incontro, i calciatori ucraini capiscono di aver firmato la propria condanna a morte. Goncharenko, autori di due gol, nella sua autobiografia ha scritto: “Ci trovammo in un silenzio cupo, tetro dello stadio vuoto, soli in mezzo al campo, capimmo di aver firmato con i nostri gol anche la nostra condanna a morte…Ci attardavamo sul campo, come se stando lì eravamo al sicuro, salvi. La paura cominciò a impadronirsi di noi, avevamo fatto semplicemente quello che ritenevamo giusto, non per essere eroi, ma solo come ucraini che avevano una dignità ed un onore di uomini e di calciatori.. Adesso eravamo spaventati per quello che ci aspettava. Avevamo di nuovo la stessa paura dell’inizio partita, che avevamo scacciato con quell’urlo di Hura, talmente tanta paura di avere persino paura di mostrarla…“.
Nel corso delle settimane successive, quattro calciatori sono arrestati ed ammazzati. Tra questi il capitano Nikolaj Trusevič, che, secondo la storia, o la leggenda, prima di essere fucilato urla: “Lo sport rosso non morirà mai“.
La partita della morte ha ispirato due romanzi e altrettanti film Il terzo tempo e l’ungherese Due tempi all’inferno. Alla prima pellicola si ispira Fuga ella Vittoria, nel film compare anche una rovesciata analoga a quella di Pelè.