Chi ci ha giocato lo sa bene. The Last of Us ci ha insegnato che spesso “amare” e “mentire” sono sinonimi. Un compromesso necessario per proteggere le persone a cui teniamo davvero. E forse, visto che The Last of Us di cuori ne ha contagiati parecchio, c’è un’altra menzogna a cui stiamo credendo pur di proteggere il nostro videogioco preferito. A cosa ci riferiamo? A cosa non va davvero nel casting di Bella Ramsey, chiamata a vestire i (non comodi) panni di Ellie nella serie tv di The Last of Us. Una scelta che ha fatto storcere il naso a tante persone che puntualmente ci tengono a sottolineare il loro dispiacere per l’attrice scelta foto dopo foto, trailer dopo trailer. Un disappunto che, spesso, sfocia persino nell’offesa e nel disprezzo più becero.
Ma da dove nasce questa indignazione? Proviamo a smascherarla. Senza bugie.
Sui soliti binari
Spesso amare significa anche avere paura del cambiamento. E come tutte le cose molto amate, anche serie di The Last of Us porta con sé varie perplessità. In che modo una serie potrà migliorare un videogioco quasi perfetto? C’era davvero bisogno di rileggere una storia meravigliosa? Domande impregnate di pregiudizio ma inevitabili: vogliamo davvero qualcosa di nuovo? Siamo aperti alla novità? E soprattutto: abbiamo capito davvero cos’è un adattamento? Senza perderci nei meandri delle tante possibilità narrative di una serie tv (tratta da un videogioco diviso in stagioni effettive, quelle della natura), fermiamoci soltanto davanti a loro due.
Joel ed Ellie. Il volto e l’anima di The Last of Us. Ecco, in questo senso il casting voluto da HBO è già una dichiarazione di intenti molto forte: perché né Pedro Pascal né Bella Rasmey assomigliano tanto alle loro controparti videoludiche. Pascal ha dei lineamenti più morbidi e latini che Joel nel gioco non ha, mentre Ramsey non ha gli occhi chiari di Ellie, né la stessa dolcezza malinconica stampata sul volto, risultando più ispida. Il messaggio sembra essere: percorreremo lo stesso mondo al collasso, ma cammineremo lungo nuove stesse strade disastrate. La serie tv di The Last of Us non sarà sugli stessi binari del videogioco, e lo ha dichiarato a partire dalle facce dei protagonisti. E allora perché i fan si lamentano soprattutto di Ellie e non di Joel?
Diversamente Bella
L’elefante nella stanza si trova facilmente. Perché è grosso e fa molto rumore. Non prendiamoci in giro: quello che non va giù a molte persone non è che Bella Ramsey sia diversa da Ellie, ma che l’attrice non sia canonicamente bella, piacente e attraente come nel videogioco. Ramsey ha un volto particolare, uno sguardo tutt’altro che dolce e si porta dietro un personaggio a suo modo iconico come Lady Mormont di Game of Thrones, che non era proprio la regina della simpatia. Una scelta coraggiosa, che in parte ri-scrive il personaggio a partire dal suo aspetto più spigoloso. Tutte cose che hanno contribuito a sollevare tanta perplessità (legittima) e molti insulti (quelli molto meno) nei suoi confronti.
A confermare la teoria del “non è una bella bambolina come nel videogioco” si aggiunge anche l’immancabile coro dei nostalgici duri a morire. Quelli che ancora maledicono l’assenza di “Ellen Page” (nota fonte d’ispirazione per il personaggio nel gioco) nella serie. Dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che l’attore ha ormai 40 anni, si chiama Elliot e oggi è un uomo. Tutti indizi che svelano un atteggiamento abbastanza tossico nell’accettazione di nuovi canoni estetici e nella comprensione del concetto di interpretazione. Cosa ben diversa dall’imitazione e dal pigro “copia e incolla”. Dinamica che, ovviamente, sarebbe comunque criticata da chi non ha problemi solo con Ramsey, ma con l’esistenza della serie stessa.
Retaggio videoludico
Chiudiamo questo nostro sfogo polemico con un ultimo appunto. Strano ma vero, eppure la lingua batte sempre sullo stesso dente. Su quel mondo videoludico particolarmente avvezzo a certe polemiche. Un contesto in cui l’utenza sembra avere ancora dei paraocchi belli spessi quando si tratta di rappresentazione femminile. Facciamo degli esempi pratici. È il 2013 quando il reboot di Tomb Raider approda sugli scaffali con la sua rivoluzione iconografica: Lara Croft non è più una prosperosa bomba sexy tutta curve, ma una ragazza più “normale” con proporzioni meno esasperate. La cosa a molti non va giù: quella non è la vera Lara Croft. Scandalo e indignazione per un mito profanato più di un vecchio sarcofago egizio. Polemiche ricadute poi anche sul film live action di Tomb Raider, in cui Alicia Wikander non era certo procace come era stata Angelina Jolie prima di lei. Nel 2020 è The Last of Us – Parte II a infiammare gli animi.
Il merito è tutto della nerboruta Abby, troppo muscolosa, poco seducente e potente fisicamente per essere una femmina videoludica (l’elefante nella stanza è sempre quello, diciamolo). E infine Aloy di Horizon: Forbidden West, da molti considerata troppo paffuta e con troppa peluria sul volto per i raffinati canoni estetici dei videogiocatori. Sommelier il cui palato ha gusti assai prevedibili e codificati. Quindi, rieccoci. Rieccoci con questa Ellie spinosa. Rieccoci con un’altra immagine da distruggere e ricostruire per interrogarci sul tipo di pubblico che siamo. Quello che vuole sempre il mondo di ieri oppure prova a immaginare un futuro camminando tra le macerie di quello vecchio.
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