Da molto tempo si aspettava l’occasione per scrivere la recensione di Batman il Cavaliere, per diversi motivi: quello che abbiamo tra le mani rappresenta le “nuove” origini canoniche della nascita del Pipistrello e un compito di tale portata non poteva – forse – finire in mani migliori, quelle di Chip Zdarzsky, l’autore che ha riportato Daredevil ai livelli record degli ultimi anni e quelle, abilissime, di Carmine Di Giandomenico, uno degli artisti più eclettici e importanti del fumetto italiano, soprattutto all’estero.
Raccontare le origini di Batman, o meglio del momento in cui il giovane Bruce Wayne decide di intraprendere la crociata che segnerà l’intera sua esistenza è importantissimo, perché in buona sostanza ci mostra che cosa significa credere in un obiettivo e che ogni grande viaggio inizia sempre con un piccolo passo. Anche se piccolo non è esattamente l’aggettivo appropriato per il percorso, umano e simbolico, di Bruce Wayne.
Batman Il Cavaliere
Genere: mini serie – comics supereroistico
Pagine: 160 pagine
Editore: Panini DC Italia
Artisti: Carmine Di Giandomenico, Ivan Plascencia
Come nasce un Pipistrello?
In passato quel capolavoro immortale di Batman Anno Uno (1987, Frank Miller e David Mazzucchelli) ci ha raccontato dei primi istanti del Cavaliere Oscuro, ancora lontano dall’essere la leggenda temuta e “amata” (virgolette sempre obbligatorie quando si parla di Batman in certi termini) che ben conosciamo. Bruce Wayne era ancora alla ricerca di un’identità vera, preso dai sensi di colpa e soprattutto dal desiderio di vendetta, in un Gotham corrotta e maleodorante, lurida quanto le coscienze di gran parte degli abitanti.
Quasi venti anni dopo, nel 2006, quel fumetto, ha fornito l’ispirazione per tutta la prima parte dell’ottimo Batman Begins di Christopher Nolan, che esplora in maniera davvero coinvolgente non solo i motivi che hanno portato Bruce Wayne a decidere di indossare maschera e mantello ma anche tutta la fase dell’addestramento dello stesso (in quel caso con la Setta delle Ombre di Ra’s Al Ghul).
Perché ogni volta che Batman, pur senza alcun super potere (in realtà ne ha uno e anche molto importante, quello della super determinazione, concetto estremamente importante), riesce a compiere qualche azione incredibile, ripensiamo sempre a quale sia l’addestramento al quale si è sottoposto negli anni.
Ed ecco che Chip Zdarsky e Carmine di Giandomenico ci forniscono quelle che negli anni saranno ricordate come le nuove origini canoniche di Batman, o più precisamente, il racconto degli anni dell’addestramento del giovane Bruce Wayne in giro per il mondo cercando di apprendere come essere il migliore, dai migliori.
E in un perfetto racconto di formazione e crescita individuale apprenderemo molto della psicologia di Bruce e dei traumi lasciati dalla perdita dei genitori.
Sarà addirittura il dottor Hugo Strange, il più vecchio super villain del Bat-Universo, psichiatra di grande talento e dall’animo (e intenti) molto oscuro ad accompagnarci in questa psicanalisi, avendo in cura il giovane Bruce sin dalla fase adolescenziale.
Bruce Wayne: the story so far
The Killing Joke, il capolavoro di Alan Moore e Brian Bolland, ci ha insegnato che basta una brutta giornata per trasformare una persona normale in un super criminale come Joker; ebbene Bruce Wayne, nonostante il suo patrimonio praticamente illimitato, di brutte giornate ne ha avute tante. In pratica tutta la vita dal momento dell’omicidio dei suoi genitori a Crime Alley da parte di Joe Chill.
E Bruce ha rischiato di imboccare la via dell’oscurità molte volte. Proseguendo la lettura nella trama di Batman Il Cavaliere ci rendiamo conto che probabilmente quella via l’ha anche intrapresa in più occasioni arrivando molto vicino al punto di non ritorno.
Il geniale ma tormentato e rancoroso Bruce diventa un ribelle, ossessionato dal volersi fare giustizia da solo, anzi dall’essere egli stesso giustizia in una sorta di delirio di onnipotenza, provocato in parte anche dalle sue enormi facoltà fisiche e mentali.
Quando è in età pre adolescenziale picchia i bulli, perseguitandoli. Quando cresce apprende voracemente di tutto, dalla psicologia alle arti marziali, finendo per mettersi alla prova nelle arene di combattimento clandestine.
Il tutto sotto l’occhio vigile ma sofferente di un Alfred, in questo primo volume poco presente in termini di foliazione, ma incredibilmente segnante a livello di ruolo.
D’altronde Alfred è e rimarrà per lungo tempo la sola e unica famiglia di Bruce.
Ma quando tutto questo non basta più che accadrà a Bruce Wayne e al suo desiderio di realizzarsi per essere un super uomo in mezzo a tutti?
Come nei romanzi di formazione più classici (e quasi tutti gli RPG fantasy), per Bruce non resta che partire alla scoperta del mondo.
Per essere i migliori bisogna studiare ed imparare dai migliori: dai tetti di Parigi per cercare di apprendere i segreti della più grande ladra al mondo, L’Ombra Grigia, incrociando la strada con il leggendario detective Henry Ducard (che di fatto verrà riconosciuto poi negli anni come uno dei principali mentori di Bruce Wayne nel suo addestramento), fino a addestrare spirito e corpo tra le fredde montagne ai confini tra Cina e Corea.
L’appassionante viaggio ci porta a conoscere Bruce come poche volte l’abbiamo conosciuto prima. Chip Zdarsky, in piena vena da blockbuster, condensa ritmo, colpi di scena, una approfondita caratterizzazione dei personaggi (come potrebbe essere altrimenti quando maneggi personaggi del calibro del futuro Batman), tanta action e una buona dose di indagine psicologica.
Perché, per quanto il corpo e la volontà di Bruce siano all’apice delle possibilità umane, il suo spirito rimane cedevole, in bilico, facendoci credere che in una qualunque pagina passa imboccare la via della perdizione.
The Batman Dilemma: chi è la maschera?
È adorabile quando ci viene presentato un Batman “fallibile”, più umano. E il Bruce Wayne di Batman Il Cavaliere lo è in una maniera così semplice ed efficace da risultare a tratti spiazzante.
Ma probabilmente Batman il Cavaliere non sarebbe risultato un così bel fumetto senza il contributo di quel genio artistico che è Carmine di Giandomenico.
Se avete avuto in mano un suo fumetto almeno una volta nella vita, saprete quanto il suo tratto sia indimenticabile: da Battlin’ Jack Murdock all’importantissima run di Flash con Joshua Williamson, passando per Magneto Testament (un altro racconto di origini e formazione, quello del giovane Erik Lehnsherr/Max Eisenhardt, alias Magneto nel campo di concentramento di Auschwitz), arrivando Oudeis o al recente videoclip di Uomo di Varie Età di Claudio Baglioni.
Dove Carmine posa la sua matita avvengono miracoli. L’espressività dei suoi volti, la plasticità e il dinamismo dei corpi si amalgamano ad una capacità di storytelling che hanno pochi al mondo, senza considerare la generosità dell’artista che anche quando disegna le ambientazioni riesce ad essere evocativo e dettagliatissimo.
E in questo caso le ambientazioni e gli sfondi hanno un ruolo importante visto che, in una sorta di gioco all’easter egg ma anche tangibile segno karmico di un destino segnato, nelle copertine e in tante tavole compare il simbolo del pipistrello, tra le skyline dei palazzi, nelle acrobazie di una scena action, nei giochi di ombre e i contrasti di luce.
Gran lavoro viene svolto anche da Ivan Plascencia ai colori, che esalta le tavole di Carmine, conferendo la giusta palette al giusto momento emotivo, con esplosioni di rosso nei momenti più intensi e passionali e affascinanti atmosfere notturne, perfette per un uomo che non è ancora diventato l’amante della notte più profonda.
Entusiasmante. Sembra che per Carmine Di Giandomenico le giornate durino 36 ore o che possieda una macchina per rallentare il tempo per poter infilare tutto quel ben di dio in ogni sua tavola.
Bruce Wayne parla con gli occhi, si vede la sua espressione mutare da gelido e letale rancore ad una forma di maggiore serenità e consapevolezza di sé, man mano che il suo viaggio procedere e quindi la sua crescita.
Le conclusioni: un gioiello annunciato
Che meraviglia, Batman Il Cavaliere (l’opera viene presentata da Panini DC in due volumi cartonati da 160 pagine) diventa immediatamente una delle storie must have dell’universo batmaniano, uno di quei titoli che finisce nelle classifiche dei “fumetti fondamentali di Batman che assolutamente dovete leggere” e che poi, quando ci va bene, riempiono i social.
Quindi non solo un fumetto scritto in maniera davvero efficace e coinvolgente ma anche un’altra medaglia al valore che i nostri artisti italiani aggiungono ad un medagliere sempre più ricco di soddisfazioni, visto che ormai non esiste una serie, e evento o un crossover importante tra DC Comics, Marvel, Image e ultimamente anche Boom Studios che non vanti la presenza di un illustre ed abile disegnatore italiano.
Il nuovo percorso formativo di Bruce Wayne per diventare Batman è ispirante, dannatamente interessante anche per un soggetto cinematografico stante la sua realizzazione finale (se la questione non fosse già stata così ben coperta da Batman Begins e anche considerando che un film “batmaniano” senza Batman in costume potrebbe non attirare il pubblico di massa).
Ma che bello quando leggiamo fumetti di supereroi popolari di questa fattura. Che bello.
La recensione in breve
Batman Il Cavaliere, ovvero la storia di come Bruce Wayne si è addestrato per arrivare ad indossare il costume del Pipistrello. Scritto in maniera efficacissima e cinematografica da un Chip Zdarsky sempre in formissima, ai disegni troviamo un Carmine Di Giandomenico in stato di grazia che sorprende per intensità e storytelling. Un nuovo must have nelle bat-stories.
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Voto ScreenWorld