Call of Duty: Modern Warfare 2 è un nome importante e indimenticabile per chiunque abbia mai giocato e amato gli sparatutto in prima persona. Quando uscì nel 2009, non solo confermò quanto di buono aveva già fatto il predecessore ma impose definitivamente la “guerra moderna” come il modo perfetto per rilanciare una saga di videogiochi che era tradizionalmente legata al passato. Ma soprattutto unì all’azione straordinaria una storia tanto epica quanto provocatoria che fece discutere moltissimo per i suoi contenuti davvero estremi.
Il Modern Warfare 2 arrivato in questi giorni – e destinato a scalare le classifiche di vendita soprattutto grazie alla modalità multiplayer – è ovviamente un reboot, con una modalità single player molto differente tanto nella trama che nel gameplay. E se anche non osa tanto quanto l’omonimo videogioco del 2009, ha comunque dalla sua tanto coraggio e voglia di far parlare di se. Esattamente come il suo diretto predecessore del 2019, nella campagna single player conserva lo stesso spirito e gli stessi iconici protagonisti, e ci racconta, attraverso 17 missioni adrenaliniche, una storia che ci porta in giro per il mondo, dal Medio Oriente all’Europa; soffermandosi soprattutto però al confine tra Messico e USA, introducendo la lotta con un cartello della droga nella più consueta trama antiterrostica. Un dettaglio importante che rovescia le aspettative di coloro che avevano giocato il precedente e ottimo titolo dai contenuti molto più politici, e che avvicina ancor di più questo secondo capitolo ad un thriller d’azione come quelli che potremmo e vorremmo trovare più spesso al cinema.
Benvenuti nella Task Force 141
Il Modern Warfare del 2019 si chiudeva con la creazione della Task Force 141 da parte del Capitano John Price. Ai due sergenti John “Soap” Mactavish e Kyle “Gaz” Garrick, si aggiunge il mitico Tenente Simon “Ghost” Riley, personaggio il cui volto è sempre celato da una maschera ma proprio per questo amatissimo dai fan fin dalla sua prima apparizione nella precedente saga. A loro si aggiungerà anche Alejandro Vargas, Colonnello delle Forze Speciali Messicane, perennemente in lotta con il fittizio Las Almas Cartel che controlla tutta l’omonima zona messicana in combutta con l’esercito e la polizia. Proprio le dinamiche tra i protagonisti, il loro divenire una vera e propria squadra nonostante le tante differenze culturali che li contraddistinguono, è un aspetto importantissimo di questo secondo capitolo, un elemento che rende le missioni in squadra, e quindi anche l’azione stessa, ancora più avvincenti.
Ritmo e qualità da blockbuster hollywoodiano…
La prima cosa che si nota giocando la campagna di questo Modern Warfare 2 è innanzitutto l’impressionante qualità grafica e tecnica raggiunta dal gioco: parlavamo prima di missioni ambientate in Europa e sarebbe impossibile ad esempio non citare Amsterdam, riprodotta in modo talmente fedele da darci davvero l’illusione di essere lì. Così come ci sembra davvero di essere al confine tra Messico e USA in un’altra occasione, arrivando addirittura a mostraci (e farci scavalcare) il famigerato muro voluto dall’ex Presidente Trump, o in una splendida villa di un narcotrafficante nel bel mezzo del deserto esattamente come quelle che eravamo abituati a vedere in Breaking Bad. Aspetti niente affatto secondari, considerata la natura volutamente realistica anche della storia che il gioco ci vuole raccontare, che contribuiscono davvero a quella sensazione cinematografica che non ci abbandona mai, dalla prima all’ultima sequenza.
Ma ancor più che l’impressionante qualità grafica, a darci la sensazione di trovarci all’interno di un adrenalinico thriller è proprio quel ritmo indiavolato che è sì tipico della saga, ma che qui forse in una paio di casi raggiunge il suo apice, grazie ad alcune missioni davvero indimenticabili. Su tutte citiamo la splendida Dark Water che vede il nostro team diviso in più squadre e all’assalto di una piattaforma petrolifera prima e poi di una nave cargo nel mezzo del mare in tempesta: una corsa contro il tempo per fermare il lancio di un missile che si svolge, e si combatte soprattutto, tra i tanti container che si muovono sul ponte a causa del mare agitato e che rischiano di schiacciare i combattenti e il giocatore stesso.
Ma ci sono anche momenti di gameplay vero e proprio che sembrano provenire tanto da altri videogiochi di successo (un livello survival chiamato Alone ammicca molto a The Last of Us per esempio, un altro ancora sembra quasi provenire da Hitman) quanto da grandi blockbuster del passato (l’inseguimento al convoglio di Indiana Jones e l’ultima crociata, già “rifatto” da Uncharted 4).
Ma come sempre capita in queste grandi storie, e appunto quelli di Naughty Dog lo sanno molto bene, la differenza lo fanno il ritmo e la regia, e in questo Modern Warfare 2 c’è sufficientemente maestria in questo senso da riuscire a rendere così riuscita anche una storia che comunque non ha i picchi emotivi o epici delle precedenti.
… per storie scomode che oggi fanno troppa paura
È indubbio che a livello di trama, questo Modern Warfare rappresenti comunque un passo indietro rispetto sia al precedente capitolo reboot del 2019 che all’omonimo videogioco del 2009: il primo aveva dalla sua una storia più politica ma anche alcuni temi più controversi (terrorismo, tortura, armi chimiche), mentre il secondo faceva dei colpi di scena, nonché di una provocatoria missione dal lato dei terroristi in cui potevi/dovevi sparare sugli innocenti, il suo punto di forza. Qui non c’è nulla di altrettanto forte o rivoluzionario, ma al tempo stesso questo Modern Warfare 2 si ritaglia comunque lo spazio e il tempo per lanciare messaggi importanti: abbiamo già citato il muro al confine tra Messico e USA, ma forse la parte più importante è quella che arriva immediatamente dopo, con le Forze Speciali Messicane che irrompono in una cittadina americana alla ricerca di un terrorista. I soldati minacciano alcuni cittadini USA per farli rientrare in casa, per questo vengono fermati dalla polizia statunitense per errore, per poi essere liberati a suon di “è difficile distinguere voi ragazzi da quelli del cartello“.
Ed è ancora tutta la storyline ambientata in Messico ad essere la più interessante: perché se è vero che quello che all’inizio sembrerebbe essere l’antagonista principale, il terrorista Hassan, è bidimensionale e stereotipato, il capo del cartello, El Sin Nombre, è ben più affascinante soprattutto grazie ai suoi legami con la polizia e l’esercito ma anche per come considera ogni cosa, anche un nuovo possibile conflitto mondiale, come una sorta di distrazione alla lotta al narcotraffico. E quindi un intralcio ai suoi interessi.
C’è poi un’altra cosa importante che entrambi i nuovi Modern Warfare fanno, ed è forse quella che più manca oggi al cinema hollywoodiano sempre più alla ricerca di eroi e supereroi: rendere sempre più labile il confine tra buoni e cattivi, mostrare come molto spesso, per vincere queste guerre, si finisca con lo sporcarsi le mani. O, ancora peggio, come dietro a queste guerre non esistano solo pazzi criminali che vogliono vedere bruciare il mondo, ma persone prive di scrupoli che pensano solo al loro interesse. O che sanno solo seguire gli ordini. Una volta in TV esisteva una serie che diceva e faceva qualcosa di molto simile: la serie si chiama 24 e il suo protagonista, ora leggendario, Jack Bauer. Ora sono videogiochi come Call of Duty a dimostrare di aver imparato quella lezione, gli unici disposti a prendersi rischi con storie e personaggi scomodi che ad Hollywood fanno troppa paura.
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