Quando è uscito Ghost in the Shell, adattamento live-action del celebre anime, ha fatto molto parlare di sé la scelta di Scarlett Johansson per il ruolo del Maggiore, personaggio che, a detta di molti fan, dovrebbe essere giapponese (il film giustifica la cosa tramite la questione dei corpi artificiali). Controversia che probabilmente avrebbe accompagnato anche Margot Robbie, l’attrice che fu considerata prima della Johansson.
Prima di Johansson, infatti, i produttori avevano pensato a Margot Robbie, contattata per il ruolo nell’autunno del 2014 quando stava valutando cosa fare dopo essere stata una delle rivelazioni dell’anno precedente grazie a The Wolf of Wall Street. Alla fine lei preferì restare in casa Warner Bros., avendo già accettato la parte di Jane Porter in The Legend of Tarzan, optando per diventare Harley Quinn in Suicide Squad. Una scelta che le è valsa una grande popolarità e un certo potere contrattuale, con altre due apparizioni nei panni della celebre villain e altre ancora previste per il futuro.
Dopo la sua rinuncia, la DreamWorks puntò su Johansson, il cui pedigree in ambito action era considerato una marcia in più. Non mancò però la polemica sul presunto whitewashing, anche se in Giappone nessuno si lamentò della cosa (Mamoru Oshii, regista dell’anime, affermò che per lui la controversia era priva di senso, dato che anche nell’originale il Maggiore usa nomi e corpi fittizi). La questione fece talmente rumore che due anni dopo, ai Golden Globe, si ironizzò sul successo di Crazy Rich Asians dicendo che gli ultimi due film americani con protagonisti asiatici erano stati Ghost in the Shell e Aloha (dove Emma Stone interpreta una persona di origine cinese e hawaiana).