È arrivato di nuovo quel momento, importante, quello del nuovo libro di Zerocalcare, semplicemente il fumettista italiano più importante di questa epoca, forse di tutta la nostra generazione; è il momento della recensione di No Sleep Till Shengal, ideale seguito ed erede di Kobane Calling, uscito nel 2016 nella prima versione completa e anticipato l’anno precedente su L’Internazionale in forma di reportage a fumetti.
Meglio chiarire sin da subito: nella recensione di No Sleep Till Shengal non ci soffermeremo nell’analisi della scrittura o della qualità dei disegni, perché quando si ha a che fare con Zerocalcare questo processo sarebbe del tutto insensato, inappropriato. Parleremo, però, di importanza e di coraggio.
No Sleep Till Shengal
Genere: graphic novel italiano / graphic journalism
Pagine: 205 pagine
Editore: Bao Publishing
Autore: Zerocalcare
No Sleep Till Shengal: ci vuole coraggio
Coraggio è la prima parola che viene in mente prima, durante e dopo la lettura di questo nuovo fumetto.
Il coraggio del popolo degli ezidi, sopravvissuto ad innumerevoli massacri, residente a Shengal e non solo, nello stato iracheno al confine con la Siria, che ci viene raccontato dall’autore.
Il coraggio dell’autore nell’uscire con un’opera intensa e non alla portata di tutti (parliamo di “graphic journalism” molto virgolettato dato il punto di vista fortemente personale della narrazione) un anno dopo la messa online della sua serie animata su Netflix che ha spopolato, alzando ancora di più la sua fama.
Il coraggio nel continuare a raccontare e raccontarsi in modo sincero, spiazzante alle volte, apparentemente immune alle logiche del successo, alle ruffianerie e le tentazioni della ribalta.
Ma ci arriviamo per gradi, è vero che questa è la recensione di No Sleep Till Shengal, ma non è nemmeno giusto spiegare tutto in una volta per soddisfare la necessità di indicizzazione di Google o le dinamiche di diffusione sul web. A piccoli passi.
Zerocalcare e l’impegno sociale
Zerocalcare, con Kobane Calling, ha raccontato con grande onestà una questione sulla quale molti di noi occidentali avevamo (o abbiamo) le idee ancora piuttosto confuse: quella della resistenza del popolo kurdo nel Rojava contro l’avanzata di Isis e della continua e incessante aggressione delle forze armate turche contro gli stessi. Un viaggio, inedito al tempo per un fumettista, che ha portato alla luce una realtà, drammatica, che molti, troppi ignoravamo.
Come quel luogo comune che dice che non si conoscono mai veramente i propri vicini di casa fino a che non succede qualcosa di eclatante. Ecco, Kobane Calling ci raccontò che noi di quei “vicini”, ovvero il popolo kurdo, le milizie di YPG e YPJ e il PKK, il governo e l’esercito turco e Daesh non sapevamo proprio un bel niente. Supponevamo di sapere e invece no, in buona sostanza molte cose che credevamo erano confuse, incredibilmente più complesse, quando non addirittura errate.
Zerocalcare, tra la primavera e l’estate del 2021, si è recato appunto a nord dell’Iraq, grazie alla collaborazione e organizzazione del Centro Culturale Curdo di Roma, per poter vedere con i propri occhi la delicatissima situazione geopolitica e sociale in cui versano Shengal, il popolo degli Ezidi (che fa parte della grande coalizione di curdi, arabi, turkmeni, assiri e cristiani che si sono opposti all’orore di Isis) e l’intera zona.
Obiettivo finale: creare un fumetto che, grazie alla popolarità e al seguito di Zerocalcare, potesse fungere da megafono sulla situazione anche per l’opinione pubblica.
MA (e in questo caso il maiuscolo è d’obbligo) con una particolarità davvero fondamentale: Zerocalcare, con No Sleep Till Shengal, non intende influenzare l’opinione pubblica, ricorrendo alla “pragmaticità” (chiamiamola così anche se vengono in mente parole molto meno edificanti) della compassione e della sua popolarità ed importanza commerciale, bensì informare in modo onesto e non retorico su cosa accade in quella parte di mondo e come potrebbe riguardare anche tutti noi.
Il reportage di un viaggio
Il primo ad avere dei dubbi e tanta confusione sull’argomento è proprio Zerocalcare alla sua partenza, vista la delicatezza della cosa e la scarsa informazione che è avvenuta negli anni a riguardo. Il tutto questa volta sottolineato dalle parole, frequenti, della testa del filosofo Cartesio, che si sostituisce all’Armadillo, nel dare voce ai dubbi e alla perplessità dell’artista.
E quindi nasce un vero e proprio reportage di viaggio che parte da Roma, passa per Sulemanya nel kurdistan iracheno e Mosul, incontra mille difficoltà e soprattutto tanti stop ai checkpoint per poi finalmente giungere a Shengal, un posto segnato da orribili massacri da parte di Isis, che cerca ancora di riconquistare il territorio e continuamente sottoposto ai bombardamenti turchi mediante i droni. Dove però sta orgogliosamente nascendo, anzi sarebbe più corretto dire si va affermando non senza tanti sacrifici, una forma di autonomia democratica chiamata appunto confederalismo democratico.
Una forma evoluta di governo sociale, che finalmente pone le donne nella posizione di poter agire e decidere e che rappresenta una vera ancora di salvezza e di comunione tra popoli, confessioni religiose e origini. Perché questo genere di desiderio illuminato di convivenza, parità e libertà di solito nasce sempre nei posti che hanno conosciuto l’orrore più indicibile. Il desiderio di vedere quell’alba dopo le tenebre.
E Zerocalcare anche stavolta è con noi, proprio a fianco, attento spettatore che parla la lingua della nostra generazione, che non lesina le battute e i riferimenti alla cultura pop che ha cresciuto tutti noi nerd. Che ha dubbi, perplessità, evidenti manifestazioni di ignoranza ma sa anche fare quello che gli è sempre riuscito meglio nella sua attività di storyteller: ci accompagna, quasi per mano, senza mai porsi al di sopra del lettore o dei fatti.
Se in Kobane Calling l’aspetto militante di Zerocalcare emergeva in maniera più netta (e a volte spigolosa), questa volta invece l’apparente impreparazione dell’autore che traspare dalla lettura rende No Sleep Till Shengal una prova ancora più genuina e – sembra strano dirlo stante la premessa – matura.
Soprattutto perché il reportage di viaggio è anche intervallato dal racconto, terribile, di un gruppo di donne sopravvissute, quasi per miracolo, al massacro indiscriminato che Isis ha perpetrato nel 2014, proprio a Shengal.
Un evento che ha poi portato tante giovani donne e tanti giovani uomini a dover convivere con la versione più difficile e sofferente di sé stessi, arruolandosi nelle forze di autodifesa e cercando di non rendere vano il sacrificio di tanti.
Ed è proprio in questi frangenti che Zerocalcare riesce a trasmettere la sua vera potenza, che è la sensibilità.
Le 192 pagine di No Sleep Till Shengal, come si diceva nella prima parte dell’articolo, trasudano un grande coraggio, declinato attraverso tante figure e tante componenti.
Essere l’artista più desiderato da ogni editore italiano (e non solo), nonché un vero e proprio pezzo fondamentale del sistema economico editoriale (e non si parla mica esclusivamente di fumetti, anche se un certo tipo di rivoluzione nel settore la si deve proprio all’opera di Michele Rech) potrebbe rendere chiunque vanesio e protettivo.
Mentre Zerocalcare, con notevole coraggio, si espone, si racconta, si mostra per quello che è davvero e che tutti amiamo di lui, portando il suo punto di vista soggettivo su una vicenda complessa e che sarebbe davvero presuntuoso (a meno di chissà quale preparazione socio-politica a riguardo) tentare di proporre in modo oggettivo.
Il viaggio di uno diventa apprendimento per molti
Si può fare graphic journalism, un’arte nobile e molto impegnativa, ma si può anche essere dei grandi narratori e portare i fatti e gli avvenimenti, anche quelli più complessi e drammatici, ad un piano di comprensibilità che raggiunga tutti. E questo è quello che sa fare Zerocalcare, che con No Sleep Till Shengal va a segno ancora una volta.
In conclusione della recensione di No Sleep Till Shengal non possiamo che riscontrare nuovamente la grande capacità di Zerocalcare che, a volte in modo quasi neanche troppo consapevole, è riuscito tante volte a fare quello che chiunque cerca sempre di raggiungere o insegnare durante i corsi di marketing e comunicazione: rendere semplici delle cose complesse, raggiungere tutti, indipendentemente dal livello di preparazione e cultura.
Con sensibilità, onestà d’animo, un sano senso dell’umorismo e ponendosi i dubbi e le domande che noi per primi ci faremmo a riguardo.
Bravo Zerocalcare, non ti stancare mai di essere così genuino.
La recensione in breve
No Sleep Till Shengal, il nuovo libro di Zerocalcare e ideale erede di Kobane Calling, con coraggio, onestà e genuinità ci racconta un viaggio in una delle zone più martoriate dall'Isis, per conoscere la verità del popolo degli Ezidi. Bello, personale, ideale per tutti.
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Voto ScreenWorld