Ad Amanda la vita borghese non va proprio giù. Tutte le giornate sono uguali, tutti i ragazzi della sua stessa età sono uguali, tutte le conversazioni a tavola, le rare volte che ci sono, sono uguali. Persino i vestiti indossati sono sempre gli stessi. Amanda si sente come un pesce fuor d’acqua, o forse un pesce dentro una bolla di cristallo. Carolina Cavalli parte da questo impianto per esordire alla regia con un film disordinato ed esilarante come la sua protagonista, presentato nella sezione Orizzonti Extra della 79esima edizione del Festival di Venezia. Vediamo quindi di approfondire insieme questo lungometraggio di Carolina Cavalli nella nostra recensione di Amanda.

Genere: Drammatico
Durata: 93 minuti
Uscita: 13 Ottobre 2022

Regia: Carolina Cavalli
Cast: Benedetta Porcaroli, Galatéa Bellugi, Michele Bravi

Una trama alienata come la protagonista Amanda

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Che poi, in fin dei conti, il problema di Amanda (Benedetta Porcaroli) è quello di sentirsi un po’ sola a questo mondo. Arriva da qualche tempo passato a Parigi, dove però non è riuscita a trovare né una vocazione né a fare nuove conoscenze. Tornata nella tenuta di famiglia, la routine che aveva abbandonato si ripete uguale esattamente come prima. Non studia, non lavora nelle farmacie dei suoi genitori, non ha un particolare hobby con il quale occupare le giornate.

A un certo punto si ricorda che però un’amica ce l’ha. Si chiama Rebecca (Galatéa Bellugi), le stava sempre appiccicata durante l’infanzia ma ora non esce quasi mai di casa. Amanda si impunta nel voler riesumare quell’amicizia e a convincere la scontrosa ragazza a mettere piede fuori dalla sua stanza. Sembra riuscire anche a incastrarsi in uno strano flirt con un ragazzo (Michele Bravi) che questa volta è decisa proprio a non lasciarsi scappare.

Un racconto adolescenziale alienato e surreale

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Preso così quella di Amanda sembrerebbe un classico racconto adolescenziale con pennellate di coming of age. In qualche maniera la sostanza è quella, ma la brillantezza del lavoro di Cavalli sta nel registro adottato. Girato un po’ come un indie americano, su toni minimalisti, sugli spazi di una città al neon quasi sempre vuota dove svetta un’architettura alienata ed alienante. Una distesa grigia che più che spettrale si fa terribilmente noiosa agli occhi del brio sferzante di una Amanda che non sta mai ferma, che fa irruzione nelle case altrui e impone la sua spigolosa figura.

Un contrasto al quale danno volume in particolare due cose, una scrittura squillante e surreale (sempre di Cavalli) e il personaggio che questa cuce sopra una Benedetta Porcaroli (qui forse al suo ruolo migliore). Un film fatto dai continui botta e risposta che la protagonista lancia e poi essa stessa raccoglie, giocato in gran parte sulla geniale idea di assegnare ad Amanda una pressoché perfetta compostezza del linguaggio dove la traccia borghese che la ragazza critica e dalla quale vuole smarcarsi torna sempre all’interno delle stesse espressioni che utilizza, creando un cortocircuito dall’effetto esilarante.

E la Porcaroli è a suo estremo agio in questi panni – letteralmente – da signorina, nel dare carattere a una contraddizione in essere che ovunque vada si porta appresso la sua matrice e la negazione di essa.

Una formula che batte colpo su colpo

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Un battere colpo su colpo che qualcosina a un certo punto deve per forza concedere, e che in particolare nella seconda parte del film sembra chiudersi un po’ troppo all’interno di questo errare in circolo della protagonista. Si crogiola sulle spalle e nelle parole al vetriolo che Amanda non finisce di sparare fuori nemmeno per un momento, aiutata da una giostra di comprimari dai volti interessanti che spesso sono lì più per darle la battuta che per interagire realmente (ma il personaggio della nipotina con la sua ossessione per Gesù è riuscitissimo).

Una formula che comunque funziona perché non è che voglia condurre Amanda realmente da qualche parte. La mantiene lì in quel limbo straniante tra divari generazionali e incomunicabilità familiari – il padre non spiccica mai una parola – perché è lì che in fondo Amanda appartiene ed è lì che probabilmente farà ritorno una volta passata questa fase dove prende a randellate tutti quanti.

Un film divertentissimo e assurdo, un esordio che approccia un discorso consumato ma sempre attuale guardandolo di sbieco e alzando muri da sfondare con la forza di uno script che si porta dietro una ventata d’aria fresca.

La recensione in breve

7.0 Esilarante

Amanda è un'esilarante ventata d'aria fresca. L'esordio alla regia di Carolina Cavalli, presentato nella sezione Orizzonti Extra del Festival di Venezia 2022, è un assurdo racconto adolescenziale dai contorni sbilenchi del coming of age, con al centro un'ottima Benedetta Porcaroli che non risparmia sferzate a niente e a nessuno.

  • Voto ScreenWorld 7
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Classe 1996, Alessio Zuccari è un giornalista cinematografico. Si laurea in corso magistrale di Scritture e produzioni dello spettacolo e dei media con il massimo dei voti presso l'Università Sapienza di Roma. Nel corso degli anni ha acquisito una formazione che gli ha permesso di sviluppare competenze inerenti la storia del cinema, i media studies e il giornalismo culturale. Attualmente ricopre il ruolo di collaboratore per diversi siti di critica e informazione inerenti il mondo del cinema e della serialità, tra cui ScreenWorld.it e CinemaSerieTV.it. Inoltre è caporedattore per la webzine accademica DassCinemag.com, nonché tra i responsabili del laboratorio di critica cinematografica ad essa associato.